Giornata mondiale dell’acqua

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Bisogna puntare sulle tecniche agricole volte al risparmio idrico: una grossa parte della popolazione mondiale ha sete.
Sono ancora molte le popolazioni che stanno male, perché non dispongono di riserve di acqua sufficienti o perché, tali riserve ci sono, ma sono contaminate e quindi inutilizzabili. Il risultato è che oggi, nel mondo, oltre un miliardo di persone ha sete.
Il 22 marzo è la giornata mondiale dell’acqua e, per questa occasione, il Presidente della CIA, Giuseppe Politi, ha ribadito quanto la mancanza d’acqua uccida più di una guerra. L’incremento demografico e la crescente urbanizzazione faranno lievitare la domanda di questo bene prezioso, non solo per il consumo diretto, ma soprattutto per la produzione di cibo, che dovrà aumentare tra il 70 e 100% entro il 2050, quando ad abitare il Pianeta saremo in 9 miliardi.
Politi ci mette difronte anche ad un altro problema e commenta: “Davanti alla sfida della sicurezza alimentare globale, la disponibilità di ‘oro blu’ gioca un ruolo fondamentale. È la Fao a sottolineare che, mentre ognuno di noi ha bisogno di una quantità di acqua potabile fra i due e i quattro litri al giorno, ci vogliono fra i 2.000 e 5.000 litri di acqua per produrre il cibo che una persona mangia tutti i giorni”.
Come spiega Politi, i riflessi della mancanza d’acqua non interessano soltanto i territori dell’Africa: il fenomeno della desertificazione, legato ai cambiamenti climatici, mette a rischio la produzione alimentare di tutti i Paesi, proprio perché, alla mancanza d’acqua, è legata la qualità del suolo e, di conseguenza, la sua capacità produttiva. Basti pensare che le zone dell’Europa soggette a stress idrico sono destinate a passare dal 19% odierno al 35% nel decennio 2070.
Così il Presidente confederale vuole spronare uno sviluppo agricolo di tipo ecosostenibile, che sia in grado di garantire l’approvvigionamento alimentare, senza contribuire allo sfruttamento delle risorse. Il risparmio idrico in campo agricolo è la sfida che la confederazione è disposta per prima ad accettare e, soprattutto, a lanciare agli agricoltori.