TRG 9800, gamma alta e versatilità estrema

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Nella gamma Ergit 100 di Antonio Carraro, il modello TRG 9800 a due ruote disuguali evidenzia una serie di accessori che ne esaltano la varietà di impiego. Con un motore generoso e silenzioso. E una cabina di classe superiore.

Insieme ai TRX, i modelli della serie TRG di Antonio Carraro costituiscono la gamma Ergit 100. L’unica differenza sostanziale tra le due serie riguarda le ruote: i primi sono isodiametrici, mentre i TRG hanno pneumatici posteriori di diametro maggiore. Peraltro, sia sui TRG che sui TRX il motore è a sbalzo, e le zavorre anteriori (opzionali, da 35 kg per lato) sono posizionate in modo da non aumentare la lunghezza complessiva della macchina, agevolando così le manovre in capezzagna.
I motori
Mentre per i TRX sono offerte 4 versioni da 70 a 96 CV (da 51,5 a 70,5 kW), sui modelli della serie TRG sono previsti solo i due propulsori più potenti. Sull’esemplare in prova era montato uno Yanmar da 86,9 CV (63,9 kW) di potenza max, erogati a 2500 giri/min misurati secondo la direttiva ISO 14396 (quindi al lordo dei principali auto assorbimenti). Viceversa, in conformità alla ECE R 24 (cioè al netto della potenza richiesta dalla ventola di raffreddamento e dalle varie pompe) la Yanmar dichiara per questo motore 83,5 CV (52,2 kW) massimi. Peraltro, il modello TRG 10400 monta un propulsore ancora più performante, con una potenza lorda di 96 CV (70,5 kW). Sull’esemplare in prova era quindi installato lo Yanmar 4TNV98T-ZNSA, un 4 cilindri dotato di turbocompressore, con cilindrata di 3319 cm³, equipaggiato di masse controrotanti di equilibratura, oltre all’impianto di iniezione diretta del gasolio e circuito di ricircolo esterno dei gas di scarico, entrambi controllati elettronicamente. Con un alesaggio di 98 mm e una corsa di 110 mm, questo propulsore è in grado di fornire una coppia massima di 287,5 Nm a 1800 giri/min, mentre la riserva di coppia è di 17,4%. Buoni, in considerazione della cilindrata, anche i valori di consumo specifico: Yanmar dichiara un minimo di 215 g/kWh a 1600 giri/min e di circa 240 g/kWh a 2500 giri/min, cioè in corrispondenza del regime di potenza massima. Questi risultati sono ottenuti grazie alla gestione elettronica e alla geometria della camera di combustione, che prevede una testata a 4 valvole per cilindro. Secondo la A. Carraro, tali innovazioni portano ad una riduzione dei consumi orari tangibile, anche del 15-30% a seconda delle lavorazioni. Sotto il cofano è installato un radiatore di grandi dimensioni per il raffreddamento principale, al quale si affiancano quelli per l’olio della trasmissione (cambio, differenziali, idroguida, presa di potenza) e per l’olio del circuito idraulico principale.

La trasmissione

È stato ripreso il classico e collaudato schema a 4 marce per 4 gamme e inversore meccanico sincronizzato, per un totale di 16+16 rapporti. Non è previsto, nemmeno in opzione, l’inversore elettroidraulico, che sarebbe estremamente utile nell’impiego come “muletto”. Sugli Ergit100 è montata una frizione a dischi multipli a secco con comando idraulico autoregistrante, il cui azionamento si è rilevato progressivo e abbastanza morbido. Il cambio, basato su ingranaggi con profilo elicoidale e con una spaziatura attentamente studiata tra le marce, operativamente appare ben sincronizzato ma un po’ duro negli inserimenti a macchina nuova, una particolarità che sicuramente migliora dopo poche decine di ore d’uso. In opzione è previsto l’HI-LO, cioè due rapporti innestabili sottocarico, con doppia frizione a dischi sinterizzati in bagno d’olio. I rapporti totali aumentano in tal modo a 32+32. Una novità riguarda invece la pdp, più robusta e silenziosa: per un’attivazione dolce e progressiva anche a regimi elevati, l’innesto è elettroidraulico. Le modalità di funzionamento prevedono la classica a 540 giri/min, la 540 ECO e quella sincronizzata con il cambio, tutte di serie, con un unico codolo posteriore da 35 mm di diametro. La pdp anteriore a 1000 giri/min (opzionale) è a innesto elettroidraulico con pulsante di sicurezza. Sempre di tipo elettroidraulico, ma di serie, sono il dispositivo di innesto della trazione anteriore e quello del bloccaggio dei differenziali anteriore e posteriore, oppure solo di quest’ultimo.
L’impianto idraulico e i sollevatori
L’impianto idraulico è a doppio circuito: quello a servizio dei distributori e del sollevatore posteriore ha una portata max di 43 l/min a 160 bar, mentre per l’idroguida, l’inserimento della pdp, della doppia trazione e del blocco dei differenziali sono disponibili 24,6 litri/min a 130 bar. Il sollevatore posteriore può agire a posizione e sforzo controllati; lo sforzo è rilevato in corrispondenza del terzo punto e può anche essere a controllo elettronico in opzione.
La capacità massima di sollevamento agli agganci rapidi (di serie) è di 2300 kg, che aumentano a 2400 kg se c’è il controllo elettronico. I bracci inferiori sono telescopici, e a richiesta sono disponibili il terzo punto e il tirante verticale idraulici. Di serie c’è la regolazione della velocità di discesa, che non ha effetto sulla velocità di sollevamento. Dei 5 distributori di serie, due a doppio effetto sono asserviti rispettivamente al terzo punto e al tirante verticale del sollevatore posteriore. Sono quindi a disposizione altre due prese a doppio effetto, più una a ritorno libero.
In caso di necessità, si possono scollegare i due servizi del sollevatore e sfruttarli per le attrezzature. Per il comando del sollevatore posteriore e delle operatrici collegate alle prese idrauliche, è disponibile un pratico joystick multifunzione, completo di pulsante di sicurezza a “uomo presente” e di alcune utili opzioni per il miglior impiego delle attrezzature nelle lavorazioni a girapoggio (secondo le linee di livello), come il terzo punto e il tirante idraulici. Il kit per l’accoppiamento delle attrezzature sul davanti è composto da un sollevatore con cilindri verticali e pompa dedicata e pdp ad innesto elettroidraulico con blocco dell’avviamento motore se risulta inserita.
I freni
Sono autoregistranti, a disco in bagno d’olio a comando idraulico su tutte le 4 ruote, una soluzione idonea all’omologazione della macchina per i 40 km/h, senza la necessità di dover prevedere l’inserimento automatico della trazione anteriore in frenata, una funzionalità poco consona per trattori che vengono impiegati di sovente per trasportare su strade impervie rimorchi con prodotto da conferire all’industria di trasformazione. L’apparato frenante si è dimostrato molto modulabile e, anche grazie alla presenza delle flange dei cerchi posteriori in ghisa (a costituire una sorta di zavorra permanente) il TRG 9800 ha evidenziato una ridotta tendenza all’impuntamento nelle frenate brusche rispetto a quella avvertibile su molte altre macchine dotate di motore a sbalzo.
Il posto di guida
Specie nelle versioni con cabina, l’accesso è piuttosto sacrificato, ma questa forzatamente si rivela una caratteristica comune a tutte le macchine dotate di torretta girevole per la reversibilità del posto di guida. Ciò impone che parte dei comandi siano collocati forzatamente tra le gambe dell’operatore, e che quindi debbano essere scavalcati per accomodarsi sul sedile. La piattaforma è sospesa su silent-block; il confort può essere ulteriormente migliorato montando il sedile a sospensione pneumatica in opzione. La strumentazione è funzionale e prevede un cruscotto antiriflesso e retroilluminato, comprendente un display digitale per la visualizzazione della velocità di avanzamento o del regime della pdp. I pulsanti sulla plancia sono tutti dotati di copertura plastica anti-pioggia, utile soprattutto per le versioni con roll-bar. La cabina originale ha una design sobrio ed essenziale, ma al contempo gradevole che, unitamente ad una linea arrotondata, permette di lavorare anche nei filari più stretti senza danneggiarne i tralci.
Molto indovinato l’inserimento di botole nel tettuccio, per la miglior visibilità verticale sia all’anteriore che al posteriore. Grazie anche alla presenza di adeguato materiale fonoassorbente, la rumorosità in cabina è abbastanza contenuta: a trattore immobile e motore al regime max di rotazione, all’orecchio del conducente sono stati registrati meno di 84 dB(A). Oltre alla versione Starlight, montata TRG 9800 in prova, per la serie TGF Antonio Carraro offre anche la cabina Protector 100, una versione supercompatta (che con adeguati pneumatici contiene l’altezza totale del trattore a soli 1,74 m), ma soprattutto include il controllo digitale della pressurizzazione, garantita da un accurato isolamento dell’abitacolo dall’ambiente esterno, grazie anche alle pedaliere di tipo sospeso. Il cruscotto comprende un indicatore digitale della pressurizzazione, garantita da un potente impianto di ventilazione completo di filtro a carboni attivi. Se il valore di sovrapressione interna scende oltre un determinato valore soglia, bisogna effettuare la pulizia del filtro o provvedere alla sua sostituzione.
La prova
Nello scorso mese di Marzo a Briona (NO) è stato messo alla prova in una trinciatura di erba e di residui di potatura un TRG 9800 nuovo, con cabina in versione Starlight, di proprietà di Nicola Castaldi, presso l’omonima azienda viticola in accoppiamento con una trinciasarmenti Breviglieri t70s da 1,25 m di larghezza di lavoro. Con le due zavorre da 82 kg ciascuna (costituite dalle flange in ghisa dei cerchi posteriori) e il kit per l’accoppiamento anteriore delle attrezzature (comprensivo di sollevatore, attacco a tre punti e pdp), la macchina da sola aveva una massa complessiva di 2760 kg, di cui 1/3 circa (1010 kg, il 36,6%) gravante sull’asse posteriore e i rimanenti 2/3 (1750 kg, il 63,4%) su quello anteriore. In pratica, la classica ripartizione dei carichi per un trattore a carreggiata stretta con motore a sbalzo sull’anteriore. Con la trinciasarmenti posteriore da 380 kg, la massa complessiva del cantiere è aumentata a 3140 kg, di cui 1730 kg (55%) sull’asse posteriore e 1410 (45%) su quello anteriore, per un bilanciamento sicuramente più equo, garanzia di una miglior stabilità nei trasporti. Essendo un modello a ruote (leggermente) disuguali, tra le numerose combinazioni di gomme previste in sede di omologazione sul TRG 9800 esaminato erano montati davanti pneumatici 320/70 R20 113 A8 e dietro 360/70 R24 122 A8, tutti gonfiati a 1,7 bar.
La prova è stata effettuata in un appezzamento della lunghezza di 96 m, con una larghezza interfilare di 3,25 m (quindi integralmente meccanizzabile) e con una distanza tra i ceppi sulla fila di 2 m, per un investimento di circa 1500 piante/ha. Operando a 6 km/h con il motore a 1900 giri/min e la pdp standard a 540 giri/min, l’A. Carraro TRG 9800 ha lavorato 0,17 ha in 20,2 min, dei quali 15,9 min nei filari e 4,3 min in manovra nelle capezzagne, per una conseguente capacità lavorativa teorica di 0,63 ha/h, che si riducono a 0,5 ha/h reali, considerando anche le svolte a fine campo. Per la lavorazione descritta, il trattore ha consumato 3,43 l (2,88 kg) di gasolio; il consumo orario reale registrato è quindi di 10,2 l/h (8,6 kg/h), che in relazione alla superficie lavorata equivalgono a 20,4 l/ha (17,1 kg/ha). Considerando che il serbatoio del gasolio ha una capacità di 60 l, l’ autonomia conseguente è di quasi 6 ore; pertanto, un rabbocco è necessario se si vuole sfruttare un’intera lunga giornata lavorativa.
Estratto dall’ articolo di Domenico Pessina, Davide Facchinetti e Davide Giordano, pubblicato su Macchine Agricole maggio 2011.