Fine di un’era

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1 aprile 2015, una data che entra di diritto nella storia dell’agricoltura europea. Termina infatti il cosiddetto regime delle “quote latte”, in vigore dal 1984, quando si pensò di contingentare la produzione dei singoli Stati per contenere, si disse, le eccedenze di burro e latte in polvere dei Paesi del Nord Europa. Una decisione che nel tempo ha condizionato in maniera dirompente l’economia del settore e che per l’Italia, da anni, è stata sinonimo di sanzioni, ricorsi, polemiche infinite. Nel mezzo, la preoccupazione delle organizzazioni agricole, in piazza a Roma come a Bruxelles per denunciare l’aggravarsi che la deregulation potrebbe comportare su una situazione già delicata. Gli allevatori italiani, infatti, prospettano una situazione di estrema sofferenza per il latte sottopagato dall’industria e ogni giorno esposto a una concorrenza spietata e al ribasso, con buona pace della qualità e della tipicità dei prodotti derivati, anche quelli a Denominazione.

Il dato è però incontrovertibile: dal 1 aprile ognuno potrà produrre quanto latte è capace, senza paletti, senza quote e senza paura di incorrere in sanzioni. Già, quelle multe che secondo il Ministro per le Politiche Agricole Maurizio Martina hanno rappresentato “Una della pagine più buie tra Italia ed Europa, anche perché vi hanno speculato in troppi. Io credo una cosa semplice e chiara: quelle multe sono costate a ogni cittadino 75 euro, sono costate tantissimo agli allevatori onesti che hanno rispettato le quote e perciò chi non le ha rispettate si deve mettere in regola, anche perché più ci trasciniamo in là più ne paghiamo le conseguenze, dato che ancora in queste settimane stiamo rischiando un ulteriore taglio dei contributi europei perché anni fa questa vicenda non è stata gestita”.

A proposito di sanzioni, il 29 marzo è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il regolamento comunitario che permette agli Stati membri di rateizzare senza interessi le multe per il superamento delle quote nell’ultima campagna sotto questo regime, la 2014-2015. Superamento delle quote che, per quanto riguarda il nostro Paese, si è sempre verificato dal 1994 al 2008, con l’UE che più volte si trovò a contestare i dati produttivi comunicati dall'amministrazione italiana (che negli anni cercò di fare aumentare il tetto delle quote), e avviò un contenzioso per richiedere il pagamento di un prelievo complessivamente stimato in circa 6 mila miliardi di vecchie lire. Ancora oggi, si stima alle casse nazionali mancano 1,3 miliardi, motivo per il quale l'Italia è stata deferita alla Corte di Giustizia europea. L’ultima campagna, inoltre, potrebbe riservare all’Italia, dopo anni,  un superamento della soglia, con il rischio di multe stimate in 40 milioni di euro. Questo ciò che emerge dal "Dossier sull'attuazione delle quote latte in Italia" presentato in occasione della mobilitazione degli allevatori della Coldiretti, secondo cui il superamento delle quote assegnate nella campagna 2014/2015 è dimostrato dal trend di aumento del 3 per cento rispetto allo scorso anno registrato dall'Agea tra aprile 2014 e gennaio 2015.

Guardando al futuro, intanto, anche la cooperazione agroalimentare cerca strumenti per affrontare lo scenario post quote. In particolare, secondo il presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri, “Sono stati prospettati alcuni strumenti assicurativi che attenuino gli effetti della volatilità dei prezzi nell’ambito del mercato, che sarà inevitabilmente più globalizzato”.

Quello dei prezzi, però, pare essere un non problema per i vertici di Bruxelles. “La fine delle quote latte – ha dichiarato il Commissario europeo all’Agricoltura Phil Hogan – era stata decisa nel 2003 e quindi non rappresenta di certo una sorpresa”, rispondendo agli allarmi sulla discesa del prezzo alla stalla, aggravatosi in concomitanza con l’embargo russo e dopo l’aumento di produzione del 5% a livello europeo verificatosi nel 2014 in vista della fine delle quote. “L’industria deve trovare il modo di adattarsi alla realtà –continua Hogan – e noi monitoreremo la situazione. In ogni caso, non vedo nessun collasso del settore; eventuali contromosse sono nelle mani degli Stati membri, tramite le misure già messe a punto nel ‘pacchetto latte’ e nell’ambito dello sviluppo rurale”.

Se è vero, quindi, che le quote da oggi non ci saranno più, la sensazione è di questa storia se ne parlerà ancora molto a lungo.

Articolo di Emiliano Raccagni

Fine di un’era - Ultima modifica: 2015-04-01T10:38:48+02:00 da Redazione

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