Donne in Campo con l’AgriCatering

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Donne in campo, associazione che raggruppa le imprenditrici agricole appartenenti a CIA, crede sempre di più nel proprio progetto di AgriCatering. Un modo per scoprire e rilanciare le ricette dei territori e utilizzare i prodotti di stagione appena raccolti, che possono essere utilizzati come veicolo di crescita per le donne dell’agricoltura italiana. Con obiettivi e vantaggi molteplici: creare un rapporto diretto tra consumatore e produttore, offrire nuove occasioni di reddito alle aziende agricole “rosa” e difendere l’ambiente grazie ai vantaggi di una filiera più corta, soprattutto grazie al risparmio di combustibili fossili.

Agricatering Lazio è solo l’ultimo esempio di questa tendenza; una nuova attività presentata nei giorni scorsi a Roma che prevede l’offerta di servizi di catering a filiera corta, gestita direttamente dalle aziende rosa senza necessità di mediazioni.

Il progetto, ben si comprende, non ha solo un alto valore culturale e sociale, ma è nei fatti un’operazione che se proiettata su scala nazionale potrebbe sviluppare un potenziale da 150 milioni di euro all’anno, valorizzando meglio di altri tutto il potenziale multifunzionale dell’agricoltura. Già partito in via sperimentale in Basilicata e Toscana, Agricatering ora si propone di crescere creando una rete che, con la mediazione delle associazioni territoriali di Donne in campo, possa lavorare in sinergia, scambiando idee e  ed esperienze concrete: non a caso le imprenditrici agricole della Cia si sono già dotate di un regolamento ben preciso, un marchio “ad hoc” e un rigido disciplinare.

I prodotti agricoli impiegati nell’attività di Agricatering - recita il disciplinare - devono provenire prevalentemente dall’impresa, singola o associata, beneficiaria del marchio e dal territorio un cui essa opera”, proprio perché “Donne in Campo promuove un modello di catering coerente con il territorio agricolo produttivo e con l’identità degli spazi rurali e caratterizzato da un forte contenuto di autenticità e da un robusto legame con solide tradizioni e usanze”. Anche per questo, continua il disciplinare, “le imprese agricole beneficiarie del marchio devono proporre ricette della tradizione del territorio di riferimento, offrendo in particolare quelle legate alle culture rurali e alla biodiversità locale”. Inoltre, nei Menù si deve specificare sia “la provenienza dei prodotti, i tipi di produzione, la stagionalità degli alimenti e i requisiti del servizio (cottura forno a legna ecc.)” che “il risparmio energetico e di combustibili fossili dovuti alle minori distanze e alla stagionalità dei prodotti e l’utilizzo dei materiali usati nell’effettuare il servizio di catering: suppellettili lavabili o in materiali biodegradabili”.

L’AgriCatering -ha spiegato la presidente di Donne in Campo Mara Longhin nel corso della conferenza di presentazione del progetto -porta con sé molteplici vantaggi: offrire ai clienti di rinfreschi e buffet, feste ed eventi, prodotti locali e di stagione, soprattutto quelli dimenticati o a rischio, contribuire alla tutela della biodiversità; avere una funzione anche educativa e culturale nei confronti dei consumatori, soprattutto dei giovani, che avranno l’opportunità di conoscere ricette e sapori contadini forse nemmeno mai conosciuti; nonché valorizzare le competenze e le capacità creative delle donne dell’agricoltura, che combattono la crisi creando una nuova forma di integrazione al reddito agricolo”.

Le donne, ancora una volta, in un momento economico difficile, creano innovazione nella tradizione -ha aggiunto Longhin- e creano Agricatering per continuare a rimanere legate alla loro terra portando a tavola i suoi frutti e parte di se stesse e della loro identità”.

I prezzi? saranno in linea con quelli proposti dai servizi di catering convenzionali di buon livello, ma l’AgriCatering, utilizzando prodotti a ‘filiera cortissima’, potrà beneficiare di un vantaggio competitivo che riverserà, in valore, dentro la qualità degli alimenti nel piatto. Insomma, prodotti ai più alti standard qualitativi, garantiti dall’agricoltore stesso che li ha coltivati.

Articolo di Emiliano Raccagni

Donne in Campo con l’AgriCatering - Ultima modifica: 2015-03-10T09:54:36+01:00 da Redazione

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