Conoscere i substrati per una migliore gestione idrica

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Il  florovivaismo è una parte molto importante del settore economico agricolo. Nello stesso tempo è anche uno dei settori che investe più capitali in input che possono avere un considerevole impatto ambientale.  Plastiche, fertilizzanti, fitofarmaci e substrati sono solo alcuni dei principali investimenti che il florovivaismo necessita per una produzione altamente intensiva. Da qui l’interesse del settore a migliorare la propria sostenibilità. Ma da dove partire? In una presentazione tenuta nell’ambito della manifestazione MYPLANT & GARDEN (Milano 25-27 febbraio 2015), il prof Francesco Giuffrida  – Università di Catania, Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente — ha analizzato la possibilità di una più razionale gestione dell’irrigazione al fine di migliorare l’uso di questa risorsa e quindi l’efficienza produttiva delle aziende agricole. La gestione dell’irrigazione si basa fondamentalmente su due elementi: la dose (quanto?) e la  frequenza (quando?). La dose, ovvero il volume di acqua da apportare ad ogni intervento, dipende dalle caratteristiche fisico-idrologiche del substrato e dalla percentuale di dilavamento necessaria per contenere l’accumulo di sali. “Per una corretta gestione dellirrigazione loperatore deve conoscere bene le caratteristiche del substrato che utilizza, in particolare caratteristiche fisiche quali la capacità per laria e la capacità per lacqua. La prima ci indica il rischio di asfissia a cui possono andare incontro le piante; la seconda indica quanta acqua viene trattenuta dal substrato. Entrambe sono fondamentali per capire come gestire il substrato in termini di irrigazione spiega Giuffrida.

Queste caratteristiche sono comprese nella cosiddetta curva di ritenzione idrica del substrato e vanno conosciute da chi lo utilizza. “Se comprate un substrato, queste caratteristiche  – che peraltro non sono indicate in etichetta – vi dovrebbero interessare esattamente come vi interessa il prezzo, altrimenti voi comprate qualcosa che non conoscete, che rischiate di usare in modo scorretto. La curva di ritenzione idrica è fondamentale per gestire l’irrigazione. La stessa quantità di acqua data a due substrati con ritenzione idrica differente sarà disponibile per la pianta in maniera completamente diversa e questo ne influenzerà ovviamente la corretta crescita.

La frequenza dell’irrigazione è influenzata, oltre che da parametri ambientali, dalla traspirazione della pianta e dal volume di acqua disponibile per essere assorbita. La frequenza può essere determinata con l’utilizzo di sensori che monitorano il contenuto idrico del substrato e determinano l’attivarsi dell’impianto di irrigazione ogni volta che vi è necessità. L’utilizzo del sensore, però, deve avvenire correttamente. Esso deve essere tarato in situ, posto in posizione adeguata, ovvero in relazione alla massa radicale, in diretto contatto con il substrato, nelle zone maggiormente esplorate dalle radici. Può risultare utile suddividere il vivaio in aree di coltivazione omogenee per sistema irriguo, substrato e fabbisogno irriguo. Questa misura di costo zero aiuta sicuramente a gestire sia la irrigazione sia a diminuire il numero di sensori necessari.

Gestire in maniera razionale l’irrigazione significa non solo utilizzare meno risorse e utilizzarle in maniera più efficiente, ma anche evitare un eventuale dilavamento delle sostanze minerali somministrate alla pianta. Anche questo si rispecchia in un migliore utilizzo delle risorse ma ha un risvolto altrettanto importante, ovvero evitare il dilavamento di azoto nel terreno. È questo un aspetto da non sottovalutare, visto che molte delle zone orticole e floricole di alcune regioni italiane si trovano proprio in zone vulnerabili per i nitrati. Si pensi ad esempio alla zona di Albenga dove l’85% delle aziende florovivaistiche si trova proprio in una area vulnerabile per i nitrati. Superare i limiti di azoto nelle acque superficiali significa rischiare il blocco dell’attività con ingenti danni economici e di immagine per le aziende.

La gestione, dunque, della risorsa acqua – intimamente legata alla corretta conoscenza dei substrati  –  è un elemento importante per migliorare la sostenibilità dell’attività florovivaistica.  Sui substrati e sulle loro caratteristiche è stata fatta molta ricerca in Italia e in Europa. Studi pilota hanno anche dimostrato la validità delle conoscenze teoriche una volta applicate alla pratica. Ora è necessario portare queste conoscenze sul campo e farle divenire misure consuete, anche tramite la formazione professionale degli addetti ai lavori. Vi è ancora molto lavoro da fare in Italia per operare questo trasferimento ma sicuramente esso porterà grandi vantaggi alle aziende per una migliore gestione del rapporto costi/benefici.

Articolo di Maria Luisa Doldi

NOTA: La presentazione qui citata si è svolta nell’ambito del convegno dal titolo „Produzione e uso sostenibile dei substrati di coltivazione“, organizzato da AIPSA (Associazione Italiana Produttori di Substrati e Ammendanti).