Alcuni aggiornamenti statistici

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È stata da poco pubblicata da Eurostat (l’ufficio statistico dell’unione europea) l’edizione 2014 del “Libro delle statistiche sull’agricoltura, silvicoltura e pesca”, disponibile QUISecondo i dati estrapolati da questo documento, la massima concentrazione delle colture agricole in Europa si ha in Romania. Nel 2014, le colture hanno rappresentato poco più della metà (52%) della produzione agricola totale dell’UE, mentre i prodotti di origine animale ne hanno rappresentato il 43%. Le colture hanno contribuito maggiormente alla produzione agricola nazionale in Romania (73%), Grecia (69%), Bulgaria (65%) e la Croazia (62%), mentre gli animali sono stati particolarmente importanti per la produzione in Irlanda (70%), Danimarca (63%) e Finlandia (60%). La distribuzione della produzione agricola totale è strettamente equilibrata tra le colture e gli animali in Germania (47% per le colture, rispetto al 49% per gli animali), in Slovenia (50% e 48%), in Svezia (46% e 48%), in Lettonia (50% e 47%), a Cipro (52% e 48%), in Polonia (47% e il 51%), nel Lussemburgo (47% e 52%) e nei Paesi Bassi (48% e 42%).

La Francia e Germania producono quasi il 40% dei cereali dell’Unione europea, ovvero 305,7 milioni di tonnellate. La Francia (67,3 mln t, il 22% della produzione totale UE) è rimasta il più grande produttore, seguita da Germania (47,8 mln t o 16%), Polonia (28,5 mln t o 9%), Spagna (25,4 milioni t o 8%), Romania (20,9 mln t o 7%) e Regno Unito (20,0 milioni t o 7%). Per le carote, la Polonia e il Regno Unito (entrambi t 0,7 milioni o il 14% ciascuna del 5,1 mn t che l’UE ha prodotto) sono stati i due principali produttori nel 2013, invece quasi la metà della produzione europea di cipolle (5,7 milioni t) è stata registrata nei Paesi Bassi (1,3 milioni t o 23%) e in Spagna (1,2 milioni t o 21%). La produzione di mele nell’UE è pari a 12,0 milioni di tonnellate nel 2013, di cui il 26% (3,1 milioni t) sono state prodotte in Polonia, il 18% in Italia (2,2 milioni t) e il 17% in Francia (2,1 milioni t). Secondo Eurostat l’Italia ha il primato in Europa per la produzione di pomodori. Con una produzione di 5,2 milioni di tonnellate nel 2013, l’Italia ha rappresentato più di un terzo (35%) della produzione di pomodori nella UE (14,9 milioni t), prima rispetto alla Spagna (3,8 milioni t o 25%), al Portogallo (1,2 milioni di euro t o 8%) e alla Grecia (1,0 milioni t o 7%).

Figura 2

Distribuzione dei prodotti certificati nelle regioni italiane.

 

L’Europa degli allevamenti

Con una produzione di 5,5 milioni di tonnellate, pari al 25% del totale UE, la Germania è stata nel 2013 il principale produttore di carne suina nell’Unione europea, seguita dalla Spagna (3,4 milioni t o 16%), mentre la Francia è stata il principale paese produttore di carne bovina (1,4 milioni t o 19% o produzione totale UE), oltre che di carne di pollame, poco prima del Regno Unito e la Polonia (in tutto 1,7 milioni t). Insieme, questi tre Stati membri hanno portato sul mercato il 40% della produzione totale dell’Unione di carne di pollame. Per il latte vaccino la Germania (31,3 mln t o il 20% della produzione totale UE) e la Francia (24,4 mln t o 16%) sono stati di gran lunga i due principali produttori dell’Unione europea nel 2013.

Noi Italia: l’agricoltura vista da ISTAT 

Di recente è stato pubblicato anche il rapporto di ISTAT – l’ufficio statistico italiano – sull’agricoltura italiana che fornisce un quadro dell’agricoltura della Nazione valido per l’anno 2012. (Disponibile QUI ). Secondo quanto affermato da ISTAT il settore agricolo è caratterizzato dalla prevalenza di aziende di tipo individuale e a conduzione diretta: circa l’80,4 per cento delle giornate complessivamente lavorate è riferibile al conduttore o a suoi familiari; il 14,4 per cento è rappresentato da lavoro a tempo determinato, legato principalmente al carattere stagionale di molte produzioni agricole e solo il 3,6 per cento a manodopera dipendente a tempo indeterminato. Le aziende costituite in forma di società sono poco rappresentative in termini numerici, ma in relazione alle loro maggiori dimensioni presentano valori medi aziendali e rapporti caratteristici notevolmente superiori a quelli riferiti all’intero universo delle aziende.

Il confronto dell’indicatore di competitività di costo tra le ripartizioni territoriali fa emergere una performance nettamente migliore del Nord-ovest rispetto alle altre aree, in virtù soprattutto del miglior risultato delle aziende con almeno 100 mila euro di fatturato; tali aziende mostrano livelli di produttività particolarmente elevati (93.237 euro di valore aggiunto per addetto).

Il primato italiano: i prodotti di qualità

L’Italia possiede in Europa il più elevato numero di certificazioni specifiche Dop, Igp e Stg. Le specialità agroalimentari italiane con questi marchi (escluso il settore vinicolo) riconosciute e tutelate dalla Ue sono infatti ben 261 al 31 dicembre 2013, a testimoniare il peso crescente delle produzioni agroalimentari di qualità del nostro Paese. I prodotti agroalimentari di qualità italiani coprono oltre un quarto del totale (26,9%) delle certificazioni Dop, il 17,1% delle certificazioni Igp e il 4,7% di quelle Stg rilasciate dalla Commissione europea.

Tra i settori agroalimentari maggiormente rappresentati in Italia nel 2013 figurano

  • gli ortofrutticoli e cereali (101 prodotti, in larga maggioranza Igp),
  • i formaggi (47, quasi tutti Dop),
  • gli oli extravergine di oliva (43, quasi esclusivamente Dop)
  • le preparazioni di carni (37, per oltre un terzo Igp e Dop nel resto dei casi).

Nel complesso gli operatori (distinti in produttori e trasformatori) sono 80,4 mila: coltivano 162,2 mila ettari e gestiscono circa 42 mila allevamenti. Oltre la metà delle aziende produttrici è localizzata in sole tre regioni, con netti orientamenti produttivi: lattiero-caseario in Sardegna, olivicolo in Toscana e ortofrutticolo in Trentino-Alto Adige (mele). Circa il 22% dei produttori è ubicato in Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto; in queste tre regioni sono concentrati circa il 37% degli allevamenti (rispettivamente il 16,9, il 10,9 e il 9% del totale nazionale) e più di un terzo dei trasformatori (principalmente di formaggi in Lombardia e Emilia-Romagna e di ortofrutticoli in Veneto). Nel Mezzogiorno i numeri del settore sono più contenuti, ma alcune regioni (Sardegna, Abruzzo e Puglia) segnano gli incrementi percentuali più significativi rispetto al 2012 per le attività di produzione e per il numero di allevamenti; Puglia e Campania registrano gli aumenti percentuali più alti per i trasformatori.