Al via lo standard Stage V per i motori

1713

Dal prossimo 1 ottobre, tutti i motori dei trattori, anche quelli ricompresi nell’intervallo di potenza pari o superiore a 56 kW e inferiore a 130 kW, dovranno essere adeguati ai nuovi standard Stage V relativamente al contenimento delle emissioni inquinanti. Ciò a seguito dell’approvazione e pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del regolamento delegato n. 2022/518 della Commissione Europea del 13 gennaio scorso che ha modificato il regolamento delegato 2018/985 per quanto riguarda le disposizioni transitorie per determinati veicoli agricoli e forestali dotati di motori ricadenti proprio nell’intervallo di potenza pari o superiore a 56 kW e inferiore a 130 kW, adottate al fine di fare fronte agli effetti della crisi dovuta alla pandemia Covid – 19.

I motori Stage V

Negli ultimi decenni l’Unione Europea ha adottato diversi provvedimenti per mitigare le emissioni di gas di scarico dei motori utilizzati in macchine non stradali. Lo standard più recente ed evoluto delle diverse tipologie di motori previsti a livello normativo è lo Stage V, il cui utilizzo è entrato in vigore nel 2019. In particolare, i nuovi standard Stage V hanno introdotto nuove, e più severe, limitazioni sulla quantità di sostanze nocive nei gas di scarico, tra cui gli ossidi di azoto, il monossido di carbonio, gli idrocarburi e il particolato, che i motori di macchinari possono emettere nell’ambiente durante il funzionamento.

Cosa prevede il nuovo regolamento

Il regolamento delegato n. 2022/518 prevede testualmente che, in riferimento al regolamento delegato 2018/985, “all’articolo 13, paragrafo 5, è aggiunto il comma seguente: «Per i motori delle sottocategorie della categoria NRE per i quali la data obbligatoria di applicazione di cui all’allegato III del regolamento (UE) 2016/1628 con riferimento all’immissione sul mercato dei motori di fase V è il 1° gennaio 2020, fatta eccezione per i motori di cui al terzo comma, gli Stati membri autorizzano una proroga di nove mesi del periodo di 24 mesi di cui al primo e secondo comma e una proroga di sei mesi del periodo di 18 mesi di cui al secondo comma.». In sostanza, il 31 dicembre 2021 era la scadenza per porre fine alle produzione di motori non conformi allo standard Stage V mentre il prossimo 30 settembre è il termine entro cui possono essere commercializzati.

I precedenti provvedimenti normativi

Il predetto regolamento rappresenta l’ultimo tassello, in ordine cronologico, di una serie di provvedimenti normativi che, in precedenza, erano intervenuti per disciplinare la materia. Nello specifico, il passaggio definitivo e completo allo standard Stage V è stato in più occasioni procrastinato. Infatti, mentre i motori con potenze inferiori a 56 kW e maggiori o uguali a 130 kW sono ormai prodotti e commercializzati esclusivamente nelle versioni Stage V, per i motori da 56 a 130 kW l’attesa al passaggio al nuovo standard si è protratta.

Punto di partenza per ricostruire compiutamente l’iter è costituito dal regolamento n. 167/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 5 febbraio 2013, relativo all’omologazione e alla vigilanza del mercato dei veicoli agricoli e forestali, meglio conosciuto come “mother regulation”.

Il successivo regolamento 2016/1628 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 14 settembre 2016, ha previsto prescrizioni in materia di limiti di emissione di inquinanti gassosi e particolato inquinante e di omologazione per i motori a combustione interna destinati alle macchine mobili non stradali.

Per i motori con potenze inferiori a 56 kW e maggiori o uguali a 130 kW, i costruttori hanno ottenuto una deroga di dodici mesi della scadenza prevista a seguito dell’entrata in vigore del regolamento 2020/1040 del 15 luglio 2020 che ha modificato il regolamento 2016/1628 per quanto riguarda le disposizioni transitorie al fine di fare fronte agli effetti della crisi della Covid – 19. Per allineare alle nuove scadenze anche il regolamento 2018/985 riguardante i veicoli agricoli è intervenuto il regolamento delegato 2020/1564 del 6 agosto 2020 che, appunto, ha modificato il regolamento delegato 2018/985 per quanto riguarda le disposizioni transitorie.

Per i motori con potenze comprese tra 56 e 130 kW, le istituzioni europee hanno concesso sei mesi di proroga per la produzione e nove mesi per la commercializzazione tramite il Regolamento 2021/1068 del 24 giugno 2021 che ha modificato il regolamento 2016/1628 per quanto riguarda le disposizioni transitorie per alcune macchine munite di motori nell’intervallo di potenza pari o superiore a 56 kW e inferiore a 130 kW e pari o superiore a 300 kW. In particolare, considerati gli effetti derivanti dalla pandemia, il termine del 30 giugno 2021 per la produzione delle macchine dotate di tali motori è stato prorogato di 6 mesi, mentre il termine del 31 dicembre 2021 per l’immissione sul mercato delle macchine dotate di tali motori è stato prorogato di nove mesi.

Preso atto di ciò, per aggiornare il quadro normativo, le istituzioni europee si sono attivate per modificare anche il regolamento delegato 2018/985 della Commissione, del 12 febbraio 2018, che integra il regolamento n. 167/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda le prescrizioni relative alle prestazioni ambientali e delle unità di propulsione dei veicoli agricoli e forestali e dei loro motori e che abroga il regolamento delegato 2015/96 della Commissione. Infatti, l’interruzione continuata della catena di approvvigionamento e della produzione causata dalla pandemia ha provocato ancora ritardi nella produzione e nell’immissione sul mercato dei veicoli agricoli e forestali dotati di motori di transizione di potenza compresa tra 56 kW e 130 kW. Al fine di assicurare, quindi, il corretto funzionamento del mercato interno, garantire la certezza del diritto ed evitare possibili perturbazioni del mercato, si è ritenuto necessario prorogare le disposizioni transitorie del regolamento delegato 2018/985 della Commissione relative a tali categorie di motori. Considerato che, comunque, la proroga delle disposizioni transitorie non determina ripercussioni ambientali, visto che i motori di transizione sono già stati prodotti.

di Antonio Longo