Agricoltura e sicurezza alimentare

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Dal 2000 ad oggi più di 36 milioni di ettari – un’area simile a quella del Giappone – sono stati acquistati o affittati in vari paesi da entità straniere per usi per lo più agricoli. Altri 15 milioni di ettari sono in fase di negoziazione. Questo fenomeno, iniziato in risposta all’aumento dei prezzi degli alimenti, alla crisi delle risorse energetiche, alle siccità improvvise e quindi alle perdite di raccolti, si chiama land grabbing: l’acquisto o affitto da parte di investitori stranieri di terreni agricoli  in paesi per lo più poveri economicamente, ma ricchi di quelle risorse che stanno a poco a poco divenendo, anche nella coscienza degli economisti, più preziose che mai, ovvero terra e acqua. “In ogni continente i terreni agricoli sottostanno a degrado ed erosione ma nel contempo anche il land grabbing sta divenendo una minaccia alla sicurezza alimentare in molti paesi“  afferma Gary Gardners, autore dell’importante rapporto “State of the World 2015“ appena pubblicato dal Worldwatch Institute. L’edizione di quest’anno è dedicata appunto alle insidie per la sicurezza alimentare, a quelle nascoste, meno note ed evidenti come appunto è il land grabbing. Oggi la FAO riporta che più della metà della terra interessata da land grabbing si trova in Africa, specialmente in paesi ricchi d’acqua come il Congo. Al secondo posto troviamo l’Asia con 6 milioni di ettari, soprattutto in Indonesia. Il land grabbing è stato forzato anche dall’aumento delle sfide per la produzione di cibo. L’acqua ad esempio. Globalmente il 20% delle falde acquifere è consumato più velocemente di quanto esso sia rigenerato dall’acqua piovana e questo mette in difficolta molte aree che per ora sono fertili, ma in futuro? La terra si degrada, aumenta la salinità, si abbassa la falda. Il clima che cambia contribuisce ulteriormente a diminuire i raccolti. Le proiezioni dicono che queste ammonteranno a una quantità tra lo 0,2 e il  2,0% per decade. I pericoli del land grabbing sono evidenti: gli acquisti su larga scala spesso non considerano gli interessi dei piccoli proprietari che magari hanno lavorato su quella terra per lungo tempo e da quella terra hanno ottenuto il loro sostentamento. Inoltre, il trasferimento di prodotti (e risorse) dai paesi più poveri a  quelli più ricchi (nuovamente!) aumenta la vulnerabilità dei primi che si precludono l’accesso a risorse quali acqua suolo. “Con l’aumento della richiesta di alimenti e con la diminuzione di risorse quali acqua e suolo, l’agricoltura si trova sicuramente a dover urgentemente trovare modi per produrre di più” afferma Gardner. Ma il land grabbing non è ovviamente una soluzione. Anzi accelera il processo di insicurezza per molti paesi. La soluzione è multi faccettata, come sempre, e sottolinea ancora una volta come la terra sia una ricchezza di per sé. Preserviamola! Ma Gardner afferma anche: “Prevenire lo spreco alimentare, aumentare l’efficienza dell’irrigazione, utilizzare pratiche di coltivazione conservativa e produrre meno carne e bioenergie ad alto input energetico è sicuramente una delle vie da seguire”.  Senza dimenticare la necessità che accordi internazionali garantiscano che il cibo non divenga strumento di pressioni politiche. La questione energetica insegna!

 

Articolo di Maria Luisa Doldi