Vino di terza generazione in Friuli

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Era il 1963 quando Leonardo Specogna, originario di Monte Fosca nelle Valli del Natisone, dopo alcuni anni da emigrante in Svizzera, una volta tornato in Friuli acquistò un piccolo appezzamento di terra sulle colline della Rocca Bernarda a Corno di Rosazzo, nel cuore del vigneto Friuli. Terre ad alta vocazione viticolo – enologica dove la pianta della vite trova condizioni ideali sin dai tempi dei romani, in quanto in questo lembo orientale il clima presenta delle peculiaritĂ  uniche ed eccezionali per la viticoltura di qualitĂ . Nello spazio di alcune decine di chilometri si passa, infatti, dalla catena delle alpi Carniche e Giulie che proteggono dai freddi venti del Nord Europa, all’Adriatico che mitiga notevolmente le temperatura e ciò costituisce un gran pregio per le colline del Comune di Corno di Rosazzo che, al contempo, beneficiano anche di importanti escursioni termiche, ampliate inoltre dai venti della Bora che aiutano anche a spazzare le umiditĂ  che altrimenti potrebbero essere fonte di avversitĂ  crittogamiche. Inizialmente un’azienda agricola a 360° che copriva una produzione casearia, cerealicola e viticola per autoconsumo, con gli anni si spostò sempre piĂą verso una specializzazione nel mondo enologico. Oggi il lavoro in azienda è galvanizzato dalla presenza della terza generazione dei vignaioli Specogna, Cristian (27 anni) e Michele (33 anni), che ormai da diversi anni hanno preso in mano le redini aziendali. Sono proprio loro che stanno dando all’azienda un importantissimo trend di sviluppo e di allargamento sui piĂą importanti mercati internazionali, oltre ad aver creato nel 2000 un’altra importante realtĂ  della famiglia Specogna, e cioè l’azienda vinicola Toblar (sita in Ramandolo).

Un racconto lungo tre generazioni, tra tradizione ed innovazione continua

E’ Cristian che ci conduce alla scoperta dell’azienda. “Produciamo circa 100mila bottiglie l’anno su una superficie vitata di circa 20 ettari, l’azienda, inoltre, dispone di un piccolo vivaio dove vengono moltiplicati cloni di alcune varietĂ  in via di estinzione, – esordisce il giovane imprenditore – ci rivolgiamo per il 50% al mercato nazionale e per il restante 50% ai mercati esteri esportando in piĂą di 15 Paesi”.  Diversi i progetti innovativi giĂ  attuati, altri sono in cantiere. “Abbiamo deciso di investire nelle energie rinnovabili attraverso la messa in posa di una copertura di pannelli fotovoltaici sui tetti della nostra cantina, che ci ha permesso ad oggi di essere totalmente indipendenti nel consumo di energia elettrica e nel fabbisogno di acqua calda, – ci spiega Cristian – un impianto fotovoltaico da 432.30 metri quadrati con un numero totale di 262 moduli per un’energia totale annua pari a 60610.29 kWh”. Inoltre, l’azienda è di recente entrata a far parte del progetto QuiCibo, portale che propone attraverso il web l’idea di una filiera corta tra produttore e consumatore. “Abbiamo creduto nell’idea e abbiamo creduto anche nel progetto imprenditoriale, – aggiunge Cristian – QuiCibo in un solo anno si è affermato come primo portale web capace di promuovere un consumo consapevole e responsabile, lavorando sul concetto della garanzia del produttore e dei prodotti a km zero”. Gli Specogna puntano anche ad aprire una piattaforma sorella dedicata alla cultura del bere. “Per la prossima primavera, anche in vista dell’Expo di Milano, a QuiCibo.it si affiancherĂ  QuiVino.it: una piattaforma che condividerĂ  i principi del portale originario ma sarĂ  dedicato al mondo vinicolo”, annuncia Cristian.

Uno sguardo al contesto generale

Le difficoltĂ  da affrontare quotidianamente sono, però, molteplici. “La stagnazione economica del mercato interno, la difficoltĂ  di accesso ai crediti per le imprese ed il soffocamento burocratico italiano rappresentano le maggiori criticitĂ , – commenta Cristian – non si può certo tralasciare la difficile situazione economica che sta vivendo l’Italia, e questo ci impone di guardare all’estero con sempre maggiore interesse. Noi abbiamo fatto delle scelte precise: ci siamo aperti al mercato europeo, americano ed asiatico per far conoscere il nostro prodotto. Certo è che fare queste scelte porta a dei costi di promozione nettamente superiori, e per riuscire ad ammortizzarli abbiamo spesso fatto squadra con altri produttori del settore agroalimentare condividendo i vari costi ed al contempo condividendo anche i contatti con i rispettivi clienti. Poi, per far conoscere i nostri vini ed il nostro territorio all’estero, abbiamo voluto investire portando i grandi buyers e gli opinion leaders direttamente nella nostra azienda, ospitandoli e facendo scoprire con i loro occhi ed i loro sensi la bellezza delle nostre terre e dei prodotti che ne nascono. I risultati con il tempo sono arrivati: la nostra azienda sta crescendo per fatturato ed utili, ritagliandosi spazi sempre piĂą importanti sui mercati internazionali, e con un contemporaneo consolidamento della clientela storica, cosa non banale nel settore vitivinicolo, vista la grande offerta internazionale. Per quanto concerne le difficoltĂ  di accesso al credito, bisogna sperare che le istituzione bancarie internazionali si rendano contano dell’impellente necessitĂ  di ridare ossigeno alle attivitĂ  imprenditoriali e di investimento attraverso un’immissione di liquiditĂ  sui mercati. Ed è fondamentale che abbiano voglia di credere di piĂą all’idea del progetto in sè che non alle proprietĂ  immobiliari di colui che richiede un prestito. Il punto inerente la burocrazia, lo reputo persino piĂą grave. In quanto, ancora oggi, molti burocrati non capiscono come le dinamiche dei mercati non possano attendere tempistiche faraoniche per il via libera o meno a determinati progetti ed investimenti. Ciò non solo allontana investitori esteri, ma al contempo rende spesso obsolete determinate idee e scelte che erano nate anni prima e che, quando giungerĂ  il via libera della burocrazia, non serviranno piĂą. Inoltre, va compreso che una piccola azienda italiana non può dedicare piĂą tempo alle carte che non alla fase produttiva o commerciale che sia”.

Ma, nonostante tutto, l’ottimismo non manca di certo. “La qualitĂ  dei prodotti agricoli italiani non ha eguali nel mondo, e la biodiversitĂ  della nostra nazione offre un ventaglio di produzioni che può andare a soddisfare le richieste dei piĂą svariati mercati, – commenta Cristian – comunque, per valorizzare tutto ciò, noi per primi, produttori ed istituzioni italiane, dobbiamo credere di piĂą in noi stessi e nelle nostre potenzialitĂ , e dobbiamo avere la voglia ed il coraggio di difendere le nostre peculiaritĂ  sulle tavole internazionali. Questo attraverso diverse azioni, per esempio attuando una campagna di protezione dei nostri marchi e prodotti per cercare di contrastare la contraffazione alimentare dei prodotti “Italian sounding”; facendoci valere di piĂą a livello politico nelle scelte internazionali; ed ultimo, ma non ultimo per importanza, cercando di fare maggiormente squadra per uscire nel mondo con una voce ed un’immagine univoca che ci renda il punto di riferimento internazionale per l’agroalimentare di qualità”.

Articolo di Antonio Longo