Vini pugliesi d’eccellenza

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Marianna Cardone

E’ negli anni Settanta del secolo scorso che, nei suggestivi scenari della Valle d’Itria, nel Tavoliere della Puglia, nasce l’azienda agricola Cardone. Produrre vini di altissima qualita’: questo l’obiettivo che si pone immediatamente Giuseppe, deus ex machina del progetto. Il fondatore, il maggiore di ben sette fratelli, ha il commercio nel sangue e così insieme al figlio Franco decidono di acquisire uno stabilimento vinicolo alla periferia di Locorotondo. Ben presto l’impianto produttivo, grazie alla sagacia e all’arguzia dell’imprenditore,  diviene un vero e proprio punto di riferimento per i più prestigiosi marchi vitivinicoli del Nord Italia, da Asti a Verona, passando per Milano. Peraltro in una fase storica in cui la Puglia decide di non essere più solo il “serbatoio” del Nord Italia, ma produttrice di vini in bottiglia di qualità. Oggi al timone dell’azienda troviamo la terza generazione, rappresentata da Marianna e da suo fratello Vito.

“La nostra tenuta è oggi una delle più antiche realtà produttive pugliesi, proseguendo il prezioso lavoro portato avanti da chi ci ha preceduto abbiniamo l’antica eredità della tradizione vitivinicola regionale, la passione e la sapienza del passato con l’utilizzo delle più moderne tecnologie, – ci spiega Marianna, direttore commerciale ed anche presidente dell’associazione Donne del Vino di Puglia – dal punto di vista agricolo abbiamo come obiettivo la diversificazione del territorio di riferimento, ossia la Valle D’Itria, con l’introduzione più ampia del Pinot Nero, in tal senso abbiamo già dal 2003 piantato un ettaro, abbinandolo a varietà autoctone che ci permettono di avere a disposizione una base spumante per lo sviluppo tecnologico e qualitativo delle nostre bollicine”.

Un contesto produttivo che manifesta le medesime criticità degli scenari che si delineano a livello nazionale. “In Valle D’Itria non c’è ricambio generazionale dei produttori di uva, assistiamo infatti, ormai da tempo, ad un continuo espianto dei vigneti causato, in passato, dagli incentivi regionali e dalla scarsissima remunerazione al quintale, – evidenzia la Cardone – secondo me, bisognerebbe garantire nuovi incentivi ai giovani per il reimpianto, incentivi da utilizzare senza troppi passaggi burocratici e, soprattutto, da fare conoscere con adeguate campagne di pubblicizzazione ed  informazione”.

Per fortuna, accanto ai problemi sussistono anche le prospettive di possibile miglioramento: “Immaginiamo una mutazione che ci consenta di trasformare il nostro territorio in un territorio d’élite per la produzione di bianchi di altissimo livello e di bollicine che dimostrino il potere microclimatico della nostra Valle, ideale anche per vitigni internazionali molto “difficili” come il Pinot Nero” conclude Marianna Cardone.

di Antonio Longo