Vietare le pratiche commerciali sleali nella filiera alimentare

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La Commissione Europea ha recentemente proposto di vietare le pratiche commerciali sleali più dannose nella filiera alimentare per garantire un trattamento più equo alle piccole e medie imprese agroalimentari. La proposta include anche disposizioni volte ad assicurare l’effettivo rispetto delle norme: le autorità nazionali possono imporre sanzioni in caso di violazioni.

Con pratiche commerciali sleali da vietare si intendono soprattutto:

  • i pagamenti tardivi per i prodotti alimentari deperibili
  • la cancellazione degli ordini all’ultimo minuto
  • le modifiche unilaterali o retroattive ai contratti e l’obbligo imposto al fornitore di pagare per gli sprechi.

Altre pratiche saranno autorizzate solo se soggette a un accordo iniziale tra le parti chiaro e privo di ambiguità, quali:

  • l’acquirente restituisce a un fornitore i prodotti alimentari invenduti;
  • l’acquirente impone al fornitore un pagamento per garantire o mantenere un accordo di fornitura relativo a prodotti alimentari;
  • il fornitore è tenuto a sostenere i costi legati alla promozione o al marketing dei prodotti alimentari venduti dall’acquirente.

La proposta della Commissione impone agli Stati membri di designare un’autorità pubblica responsabile di garantire l’applicazione delle nuove norme. In caso di accertata violazione, l’organo responsabile sarà competente per imporre una sanzione proporzionata e dissuasiva. Tale autorità avrà la facoltà di avviare indagini di propria iniziativa o a seguito di una denuncia. In tal caso, le parti che presentano la denuncia sono autorizzate a richiedere la riservatezza e l’anonimato al fine di proteggere la loro posizione nei confronti del partner commerciale.

Le misure proposte integrano quelle esistenti negli Stati membri e il codice di condotta volontario della Supply Chain Initiative. Gli Stati membri possono adottare le ulteriori misure ritenute utili. La proposta della Commissione, relativa a un atto legislativo europeo (direttiva), sarà trasmessa, unitamente a una valutazione d’impatto, ai due colegislatori: il Parlamento europeo e il Consiglio, in cui sono rappresentati i governi degli Stati membri.

I piccoli operatori della filiera alimentare, compresi gli agricoltori, sono vulnerabili di fronte alle pratiche commerciali sleali applicate dai partner nella filiera. Spesso non dispongono di potere contrattuale né di alternative per far arrivare i loro prodotti ai consumatori.

Fin dall’inizio del suo mandato la Commissione si è adoperata a favore di una filiera alimentare più equa ed equilibrata. Nel 2016 è stata istituita la task force per i mercati agricoli (AMTF) per esaminare il ruolo degli agricoltori nel contesto più ampio della filiera alimentare e formulare raccomandazioni su come rafforzarlo.

Sulla scorta di tali raccomandazioni, nel 2017 la Commissione ha avviato una valutazione d’impatto iniziale e una consultazione pubblica sul miglioramento della filiera alimentare, che a loro volta hanno consentito di individuare le pratiche commerciali sleali specifiche disciplinate dalla direttiva.

Come mostra un recente sondaggio d’opinione, i cittadini europei sono per la maggior parte d’accordo con la proposta di includere tra gli obiettivi della politica agricola comune il miglioramento della posizione degli agricoltori nella catena del valore, anche combattendo le pratiche commerciali sleali. Inoltre, la grande maggioranza dei partecipanti al sondaggio (88%) ritiene importante rafforzare il ruolo degli agricoltori nella filiera alimentare.

Nella Comunità Europea sono circa 11 milioni le aziende agricole che producono per l’industria agroalimentare e circa 300.000 le imprese agroalimentari. In agricoltura e impiegata la maggior parte delle aziende della catena di approvvigionamento alimentare ma, nonostante questo, solo il 25% degli introiti sono destinati alla agricoltura (Figura 2).

Articolo di Maria Luisa Doldi

Figura 1: Numero di persone impiegate in agricoltura, nel settore forestale e negli altri ambiti della catena alimentare

Figura 2: Distribuzione del nei tre stadi della catena di approvvigionamento alimentare: agricoltura (blu), industria della lavorazione (rosso) e retail e gastronomia (verde). Fonte: Eurostat