Una passione chiamata olio in terra d’Otranto

1769

Nel cuore della Terra d’Otranto, a Caprarica di Lecce, opera l’Azienda Agricola Greco, in una zona fortemente vocata alla coltivazione dell’olivo e dalla storia millenaria legata a questa pianta. A guidarci alla scoperta della realtà produttiva è il titolare, Pantaleo Greco. “La storia della famiglia Greco si lega in maniera simbiotica alla cura e alla coltivazione dell’olivo; la nostra famiglia possiede un antico frantoio ipogeo del XVIII secolo, recentemente ristrutturato, proprio nel centro del paese, ed un frantoio più moderno a pochi metri di distanza, – racconta l’imprenditore agricolo -. Tutte le fasi produttive, dalla coltivazione alla raccolta, dalla molitura alla conservazione dell’olio sono curate da me personalmente. Gli oliveti aziendali si estendono per circa 500 ettari,  sono costituiti da piante di varietà Ogliarola, Cellina di Nardò e Leccino, coltivate sin dal 1996 nel pieno rispetto dei dettami dell’agricoltura biologica, ossia secondo quanto stabilito dal Reg CE 834/07, e l’olio che deriva dalla loro lavorazione è certificato come olio extravergine d’oliva biologico”. Tutta da scoprire ed apprezzare la denominazione dell’olio prodotto. “Il nome dell’olio è legato alla figura del “Nachiro”, il capo frantoio che sceglieva con cura le partite di olive migliori e ne curava tutte le fasi di lavorazione, soprintendendo al lavoro degli uomini che nei lunghi mesi invernali si dedicavano costantemente ed esclusivamente alla produzione dell’olio all’interno dei frantoi ipogei – prosegue Greco –. Il nostro olio extravergine d’oliva biologico è un prodotto di altissima qualità che ha ottenuto numerosi apprezzamenti e riconoscimenti come il premio BIOL come migliore olio extravergine da agricoltura biologica in Puglia nel 2008, o le Menzioni di qualità al concorso nazionale L’Oro d’Italia e al concorso internazionale L’Oro del Mediterraneo, nel 2016. Per ottenere tale prodotto di pregio le olive, raccolte al mattino presto, sono condotte entro le tre ore successive, in frantoio, dove vengono lavorate esclusivamente le olive di provenienza aziendale e dove attraverso l’estrazione a freddo, che non altera le caratteristiche intrinseche dell’olio, si ottiene un prodotto che racchiude in sé  l’impegno e la fatica che da anni la famiglia Greco dedica a questa coltura”. Particolare attenzione è riservata alle energie rinnovabili. “Nel 2012 l’azienda ha investito nella realizzazione di due impianti fotovoltaici, uno da 20 Kw ed uno da 50 Kw, per sopperire ai consumi di energia elettrica e nella realizzazione di una caldaia a nocciolino che sfrutta un sottoprodotto della lavorazione delle olive, uno scarto, per far funzionare l’impianto di estrazione dell’olio – ci spiega Pantaleo –. Inoltre, vorremmo realizzare un impianto a biogas per utilizzare il letame bovino, ottenuto all’interno dell’allevamento aziendale e il patè di olive ottenuto come sottoprodotto della lavorazione delle olive. La nostra azienda ha partecipato ai bandi del PSR Puglia 2007-2013 Mis 121 per l’ammodernamento delle aziende agricole mentre nella nuova programmazione PSR Puglia 2014-2020 l’azienda ha aderito alla Mis 11 che prevede un sostegno per chi conduce l’azienda in agricoltura biologica”. Tante, quindi, le attività sino ad oggi realizzate ma non mancano altri progetti in cantiere da attivare nell’immediato futuro: “In programma abbiamo il recupero di un’antica masseria rurale per la realizzazione di un agriturismo e l’impianto di nuove cultivar di olivo resistenti al batterio xylella fastidiosa, – conclude Greco –: per noi il problema principale è proprio quello di cercare di fare sopravvivere la coltivazione dell’olivo nonostante la presenza sul nostro territorio del batterio xyllella fastidiosa, con il quale ormai siamo destinati a convivere, inoltre dobbiamo difendere le nostre produzioni da quelle degli altri paesi produttori di olio, puntando sulla qualità e cercando di far capire al consumatore l’importanza di informarsi sull’origine delle materie prime. In tal senso, chiediamo alle istituzioni un maggiore impegno per tutelare le produzioni italiane e il giusto riconoscimento del lavoro degli agricoltori attraverso l’attribuzione di un giusto prezzo alle produzioni. Inoltre, sarebbero auspicabili maggiori risorse a tutela della qualità attraverso appositi programmi di finanziamento. In ogni caso, non possiamo permetterci di essere pessimisti, significherebbe arrendersi e vanificare gli sforzi di chi ci ha preceduto ed ha amato questa terra prima di noi”.

Di Antonio Longo