Un substrato multifunzionale

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Sono stati presentati gli ultimi risultati del “Progetto Pollina” per il recupero di elementi nutritivi dai reflui avicoli. Tale progetto – come afferma Marco di Stanislao dell’azienda Strata, partner del progetto – si inserisce in un’ottica di interconnessione dello sviluppo rurale-agricolo e di modernizzazione delle aziende con il nuovo paradigma di generazione, distribuzione e utilizzazione di energia. L’approccio che si vuole perseguire si basa sui tre obiettivi principali – gli obiettivi delle 3R:

  1. riduzione dei consumi di acqua e della produzione di reflui
  2. riutilizzo degli effluenti (reflui) e/o dell’acqua di processo
  3. recupero dell’acqua e degli elementi contenuti nei reflui (quando applicabile)

La pollina è un prodotto molto interessante, sia in termini di quantità disponibile che per la produzione di biogas e biometano. Secondo i dati dell’ultimo censimento agricolo, in Italia vi sono circa 24.000 aziende con allevamenti avicoli, equamente distribuite in tutta Italia, che allevano un totale di circa 195.420.267 capi. Le deiezioni avicole hanno un ottimo potenziale metanigeno e quindi grosse potenzialità, ma presentano alcune criticità: l’elevato tenore di azoto ammoniacale in esse contenuto si traduce in un livello di tossicità da tenere monitorato; sono difficilmente digeribili da sole a causa dell’elevata produzione di ammoniaca libera e dell’accumulo di inerti che possono creare problemi, qualora l’impianto non sia progettato per eliminarli. Attualmente la “valorizzazione energetica” degli effluenti avicoli è praticabile con la co-digestione anaerobica (in crescita) assieme ad altre biomasse. Normalmente essa viene codigerita con altri substrati ad elevato potere tampone (liquami bovini).  “Nonostante diversi studi si siano occupati di questo substrato esso rimane ancor oggi un refluo sottovalutato, sia i  termini di produzione energetica, che  di chimica verde” afferma Marco Di Stanislao. Infatti, come si considera anche nel progetto Pollina, è interessante il recupero da questo tipo di refluo di azoto e fosforo da usare quali biofertilizzanti. Questo si inserisce in un ottica di  economia circolare in agricoltura che anche aziende di medie dimensioni possono portare avanti, divenendo vere e proprie bioraffinerie e producendo da sé il proprio fertilizzante. “Tra l’altro – aggiunge Di Stanislao – la produzione di fertilizzati è una produzione altamente energivora, così come i costi per il loro acquisto una delle maggiori uscite economiche delle aziende agricole”.

Figura 1

Figura 1: Rappresentazione schematica del processo di valorizzazione dei reflui proposto nel Progetto Pollina (Fonte: Presentazione M. Di Stanislao, Strata )

Il processo di valorizzazione e recupero proposto con il progetto Pollina può essere applicato in realtà a ogni refluo. È un processo in grado di eliminare gli inerti e recuperare l’azoto e il fosforo sotto forma di bio-fertilizzanti, che possono essere opportunamente valorizzati in ambito agricolo, mentre la pollina trattata può avere un utilizzo trivalente, sia in ambito agricolo tal quale o essiccata (ammendante), sia nell’ambito di processi energetici, come pellet o come substrato per la produzione di biogas o biometano, sia infine come substrato per la chimica verde per la produzione di idrogeno da biomassa. L’utilizzo in impianti a biogas, dunque, rappresenta una buona prospettiva per l’impiego delle deiezioni avicole. Esso consente di recuperare sostanza organica e quindi potassio, fosforo, azoto da utilizzare in fertilizzazione. Nel contempo questo processo permette di recuperare energia, a patto che si intervenga però con essiccazione o evaporazione o strippaggio, proprio per via dell’elevato livello di azoto ammoniacale di cui sopra.