Un primato europeo da difendere

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Un primato europeo sostenuto dal maggior numero di certificazioni alimentari per prodotti a denominazione d’origine (282 specialità Dop/Igp riconosciute a livello comunitario e 415 vini Doc/Docg), dalla leadership di imprese che coltivano con metodo biologico (50.000) e anche dalla minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma. Questi, secondo Coldiretti, i pilastri per poter definire quella italiana come l’agricoltura più “green” del vecchio continente. Secondo l’organizzazione agricola, che ha sottolineato il tema in occasione della giornata mondiale dell`Ambiente celebrata dalle Nazioni Unite, l’Italia è anche campione di biodiversità, con 55.600 specie animali (pari al 30% delle specie europee) e 7.636 specie vegetali,  potendo contare su oltre cinquecento varietà iscritte al registro delle viti (quasi il doppio rispetto alla Francia e con la Spagna “ferma” a 70). Negli ultimi anni, inoltre, sono stati fatti passi avanti importanti nel settore zootecnico, con 130 razze allevate salvate dall’estinzione tra le quali ben 38 razze di pecore, 24 di bovini, 22 di capre, 19 di equini, 10 di maiali, 10 di avicoli e 7 di asini.

In tre anni, rileva la Coldiretti, sono aumentate di sette volte le aziende agricole che producono energie rinnovabili (+603 per cento) e sono praticamente raddoppiate quelle che trasformano direttamente i loro prodotti (+97,8%) svolgendo una azione di recupero importante nei confronti di varietà che non sarebbero mai sopravvissute alle regole delle moderne forme di distribuzione.

Con l’azione di tutela dell`ambiente –secondo Coldiretti – l’Italia si è portata al vertice della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%), quota inferiore di quasi 4 volte rispetto alla media europea (1,4%) e di quasi 20 volte quella dei prodotti extracomunitari (7,5%)”.

In questo contesto caratterizzato da valori positivi, continua la campagna Coldiretti a “difesa” dell’italianità del settore e dei suoi prodotti. Ultimo grido dall’allarme quello in arrivo dalla Puglia dove, secondo l’Organizzazione, prosegue inarrestabile l’import di grano dall’estero. Secondo quanto affermato dal Presidente di Coldiretti Puglia Gianni Cantele anche nei giorni scorsi tre navi all’ormeggio al porto di Bari hanno scaricato quasi 70mila tonnellate di prodotto. “Il prezzo del grano locale alla borsa merci è sceso in 10 giorni da 24 a 22,5 euro al quintale, a dimostrazione di quanto le flessioni dei prezzi siano strettamente collegate all’invasione di prodotto estero. Come già stiamo facendo con le più grandi industrie del settore siamo pronti a collaborare con tutti coloro che vogliono valorizzare il grano, il territorio e il lavoro della Puglia a sostegno dell’economia locale e della salute dei consumatori”.

I prezzi del grano duro in Italia nel 2016 sono crollati del 31 per cento rispetto al 2015 su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio Italia. In pericolo, precisa la Coldiretti, non c’è  solo la produzione di grano ed il futuro di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano, ma anche un territorio di 2 milioni di circa ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy. L’Italia nel 2015 ha importato circa 4,8 milioni di tonnellate di frumento tenero, che coprono circa la meta’ del fabbisogno essenzialmente per la produzione di pane e biscotti, mentre sono 2,3 milioni di tonnellate di grano duro che arrivano dall’estero, che rappresentano circa il 40 per cento del fabbisogno per la pasta.

Emiliano Raccagni