Un 4‰ per il clima

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Uno dei motivi per cui l’incontro sul clima di Parigi (dicembre 2015) è da considerarsi storico è che ufficialmente per la prima volta l’agricoltura è stata chiamata in causa come possibile parte della soluzione del problema del cambiamento climatico. Responsabile di circa il 25% delle emissioni di gas serra, l’agricoltura è stata fino ad ora vista solo come causa del problema. Ma con l’approfondirsi delle conoscenze scientifiche e il diffondersi delle buone pratiche diviene sempre più evidente come, con un cambiamento nel paradigma produttivo, essa abbia gli strumenti per potersi trasformare da (parziale) causa del problema a parte della soluzione. Una iniziativa che si basa proprio su questa convinzione è quella chiamata “4‰: suolo per la sicurezza alimentare e il clima”. Lanciata dal Ministero francese dell’agricoltura proprio durate la conferenza di Parigi, essa ha lo scopo di dimostrare che l’agricoltura e in particolare i terreni agricoli possono svolgere un ruolo cruciale per mitigare il clima, presupposto un cambiamento di paradigma rispetto a certe pratiche attuali di coltivazione.

Un ottimo serbatoio di carbonio

Il suolo è un importantissimo serbatoio di carbonio. È l’unica sfera naturale dove tale elemento si può accumulare senza causare danni. Nell’acqua porta all’acidificazione degli oceani e nell’aria all’aumento dell’effetto serra. Nel terreno esso invece contribuisce a un miglioramento della tessitura, ad un aumento della sostanza organica e, in ultima analisi, a un miglioramento della produttività. Certo, il suolo non ha capacità infinite e l’accumulo in esso di carbonio non può prescindere da parallele azioni verso la sostenibilità, quali ad esempio l’abbandono delle fossili per una scelta rinnovabile,  ma secondo studi dell’IPCC del 2014 la capacità annua di accumulo del suolo ammonta a circa 1,2 miliardi di tonnellate di carbonio ovvero circa un 4‰ se paragonato all’orizzonte superficiale.

Altri paradigmi produttivi

Le soluzioni proposte dall’iniziativa 4‰ per aumentare l’accumulo di carbonio nel suolo non sono nuove e vi è che ormai da tempo le pratica. Quindi, l’agricoltura già possiede la soluzione. È più che altro questione di renderle note, applicarle e sostenerle con un solido apparato di ricerca per migliorarle e adeguarle alle diverse esigenze; è questione di creare la consapevolezza dei vantaggi che recano e una rete di assistenza competente per guidare il passaggio ad esse da tecnologie tradizionali.

Tra le pratiche indicate nell’iniziativa 4‰ vi sono ad esempio:

  • tutte le tipologie di lavorazione conservativa del suolo;
  • il mantenimento di una copertura dei suoli agrari;
  • coltivazioni in consociazione;
  • miglioramento delle rotazioni agrarie con l’inserimento delle leguminose e dei doppi raccolti;
  • la rivegetazione di terreni marginali in zone semiaride (medica, cactacee, ecc.);
  • la riduzione delle emissioni dei reflui zootecnici;
  • l’adozione di tecnologie atte a migliorare l’efficacia nell’utilizzo dell’acqua.

Le proposte di azione

L’invito a partecipare a questa iniziativa volontaria è rivolto ai governi e alle autorità locali, a enti privati, banche ed enti di ricerca, agli agricoltori e alle loro organizzazioni. Ciascuno può contribuire in maniera diversa all’obiettivo di raggiungere gli obiettivi dell’iniziativa.

I governi e le autorità locali possono, ad esempio,

  • sviluppare programmi di formazione per agricoltori e consulenti;
  • contribuire finanziariamente allo sviluppo di progetti di ricerca per il sequestro di carbonio nel suolo;
  • sviluppare politiche che promuovano una gestione sostenibile del suolo;

Gli enti privati e le banche possono

  • finanziare lo sviluppo e la attuazione di progetti, corsi di formazione etc;
  • sviluppare progetti per disseminare le conoscenze acquisite nei sistemi sostenibili agricoli.

Gli agricoltori e le loro organizzazioni, infine, possono lavorare insieme con la comunità scientifica e le NGO per incoraggiare e attuare tali pratiche sostenibili.

Maggiori informazioni sull’iniziativa: QUI

 Maria Luisa Doldi