Trattori con maxi potenze: quale futuro?

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La rincorsa verso trattori con maxi-potenze sembra non volersi fermare. Un continuo rilancio verso l’alto con una crescita che, di cavallo in cavallo, aumenta non solo la disponibilità sotto ai cofani dei nostri trattori ma anche la perplessità degli agricoltori.

Ha senso tutto questo? Occorre, come sempre, ragionare sull’applicazione a cui queste macchine saranno indirizzate.

Si tratta di scelte tecniche specifiche che portano i costruttori verso l’ottimizzazione del ciclo produttivo.

Le maxi potenze si inseriscono pienamente in questa filosofia e possono portare degli effettivi benefici se anche le tecniche di coltivazione seguono la stessa linea filosofica.

Quando alcuni modelli di trattori con maxi potenze sono stati presentati al mercato gli stessi costruttori sono stati illuminanti con dichiarazioni che avrebbero dovuto togliere molti dubbi.

In primis perché il chiaro target di riferimento era identificato da aziende che avrebbero dovuto utilizzarli sfruttando i vantaggi dell’agricoltura di precisione.

In secondo luogo perché non tanto le maxi potenze, quanto i livelli record di coppia avrebbero dovuto essere i punti di forza di queste macchine.

Infine ultimo, ma non meno importante, il fatto che l’Italia avrebbe dovuto essere un mercato marginale con vendite, in proporzione alle singole fasce di potenza, più basse che altrove.

Previsioni, o meglio intenzioni, che sono state in larga parte disattese con ordini che hanno superato le migliori aspettative ma con un impiego, ancora oggi, che rispecchia in gran parte una visione obsoleta del trattore agricolo.

Tra l’altro con tutte le aggravanti, molto spesso, di un peso operativo elevato che compatta il terreno in modo eccessivo.

Al contrario, i trattori con maxi potenze vanno inseriti in un processo aziendale ben più ampio che coinvolga tutta la gestione e che veda un impiego più razionale e più intelligente delle risorse a disposizione. Spesso razionalizzando il parco macchine diminuendo il numero di mezzi aziendali e sfruttando le nuove tecnologie per ridurre al massimo il numero di lavorazioni e di passaggi.

Senza dimenticare che, operando in stretta sinergia con i costruttori di pneumatici o di cingoli in gomma, è possibile ridurre al minimo l’impatto negativo che queste pesanti macchine possono avere sul terreno.

Quale futuro possono avere queste macchine in un sistema agricolo come quello italiano?

Sicuramente positivo se gli agricoltori e i terzisti sapranno sfruttare al meglio le possibilità produttive consentite da queste macchine in abbinamento con le moderne tecniche di coltivazione.

Costantino Radis