Tradizione di famiglia che si tramanda dal Settecento

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pierluigi cosenza

Una storia che ha radici lontane. E’ la fine del Settecento quando, dopo l’acquisizione del feudo a Chiaramonte Gulfi, in provincia di Ragusa, nasce l’azienda Agricola Poggio di Bortolone, da sempre gestita dalla famiglia Cosenza e tramandata di padre in figlio. Oggi c’è il giovane Pierluigi al timone dell’azienda, garantendo innovazione ma nel rispetto della tradizione.

“La terra è coltivata con viti, olivi e frumento, così come testimoniato dalla presenza dell’antico palmento ottocentesco, con il suo monumentale torchio ligneo, e dal coevo oleificio che ancora oggi custodisce l’antica macina in pietra calcarea e l’antico mulino ad acqua posto lungo il corso del torrente Para Para, rimasto attivo sino alla fine del secondo conflitto mondiale, – ci spiega Cosenza – attualmente l’antico mulino è in fase di restauro per essere riportato all’antico splendore”. E’ all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso che il padre Ignazio decide di dare un nuovo corso alla vita dell’azienda, avviando le attività di imbottigliamento dei vini e dell’olio extra vergine di oliva, prodotti nella tenuta. Nasce, così, la moderna Azienda Agricola chiamata Poggio di Bortolone, dal nome dialettale siciliano “Puoiu ri Burtuluni” con cui veniva indicato il centro aziendale, che sin dalle origini sorge su una piccola collina.

Gli anni ’80 vedono il pieno compimento del progetto. “Il cerasuolo, Poggio di Bortolone, etichetta storica che raffigura U Puoiu con la villa padronale e le cantine, viene imbottigliato nell’82 per essere apprezzato e riconosciuto nell’84 – prosegue Pierluigi – nello stesso anno comincia la produzione del Contessa Costanza, cerasuolo di beva più facile rispetto al primo. Nel corso degli anni ’80 vengono, inoltre, introdotte in cantina svariate innovazioni, tra le quali l’affiancamento di botti in acciaio inox a quelle tradizionali in legno di rovere e castagno. Il decennio si chiude con l’ingresso delle cantine Cosenza nei mercati internazionali”.

Ma è negli anni Novanta che si avviano importanti sperimentazioni. “Vengono piantate uve Syrah, Cabernet-Sauvignon e Petit verdot, qualità quest’ultima consigliata dagli enti di ricerca e inserita come campo sperimentale – aggiunge il giovane imprenditore agricolo – in cantina, inoltre, si provano e si ottengono nuove produzioni fino ai primi anni 2000: il Pigi nel 1998, il Petiverdò nel 2001 e l’Addamanera nel 2002. Si sperimenta anche l’uso delle Barriques per l’affinamento del cerasuolo, ottenendo già nel 1999 la prima annata di uno dei vini più rappresentativi dell’azienda: il Para Para”. Altra tappa fondamentale l’estate del 2005: tutto il territorio di cui fa parte l’azienda ha ottenuto la denominazione di Origine Controllata e Garantita Cerasuolo di Vittoria D.O.C.G.

Una crescita continua che ha trovato nelle energie alternative un valido alleato. “Attualmente sono installati dei pannelli solari per la produzione di acqua calda che contribuiscono al fabbisogno di acqua  sanitaria della cantina e degli uffici, – spiega Pierluigi – inoltre, è in fase di progettazione un impianto fotovoltaico da 30 KW per soddisfare il fabbisogno energetico dell’azienda, progetto che si intende cofinanziare tramite il PSR della regione Sicilia”.

Naturalmente non mancano le difficoltà e le criticità. “Operando nel settore vitivinicolo ed olivicolo con produzione ed imbottigliamento di vini a denominazione ed olio extra vergine di oliva, ho assistito, negli ultimi 15 anni, ad un incessante susseguirsi di nuove norme ed adempimenti burocratici che hanno portato ad un’eccessiva complicazione del sistema, – riflette Cosenza – norme concettualmente corrette per la difesa del consumatore e delle aziende che producono seriamente e nel rispetto delle regole ma che, in molti casi, si sono trasformate in una mole di adempimenti continui e farraginosi. Specialmente il sistema SIAN-AGEA, invece di rendere più snella e semplice la gestione della dichiarazione di produzione vitivinicola, ne ha sempre più complicato la compilazione rendendola estremamente complessa. Un altro aspetto che mi sento di sottolineare è la molteplicità di enti che possono eseguire controlli con campi che si sovrappongono, solo per citare i principali: AUSL, ICQRF, Agenzia Dogane, Carabinieri NAS, Ente di Certificazione per DO della Sicilia ( IRVOS), tutti enti che svolgono controlli solo nell’ambito sanitario e di correttezza della produzione. Ciò comporta annualmente numerosi giorni lavorativi dedicati solo alle ispezioni dei vari enti, energie naturalmente sottratte alle attività di impresa. A mio parere, sarebbe opportuno ripensare il sistema dei controlli, snellendolo ed affidandolo ad un numero minore di soggetti.

Non si dimentichi che nel caso in cui si commetta anche solo un errore formale fioccano le multe o sanzioni. Ma nonostante tali “ombre” sono ottimista, assisto ad un risveglio della mia generazione e di quelle più giovani con un rinnovato interesse verso il comparto e ad una maggiore professionalità dei giovani agricoltori”.

di Antonio Longo