Timore per le api, in Italia coleottero killer

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coleottero

Un insetto killer minaccia il già delicato equilibrio del settore apistico italiano. Dopo anni di allarmi e morie che hanno visto sul banco degli imputati trattamenti chimici e pesticidi, questa volta il nemico per gli alveari del nostro Paese è un coleottero chiamato Aethina Thumida. Comparso in Calabria, dove è giunto dall’Africa, non è un predatore diretto di api, ma un colonizzatore di alveari, tristemente conosciuto negli Stati Uniti, in Canada e in Australia, dove è stabilmente insediato da tempo. A dare l’allarme italiano è Slow Food, che segnala già i primi spostamenti dell’insetto anche verso la Sicilia, dopo essere stato segnalato per la prima volta lo scorso settembre nella zona di Gioia Tauro, nel Reggino.

A mali estremi. Di fronte a questo nuovo pericolo, la Regione Calabria è  intervenuta emanando un decreto in cui ordinava la bruciatura dell’intero apiario, anche in presenza di un solo coleottero in uno degli alveari facenti parte dell’apiario stesso. A oggi gli alveari distrutti sono oltre 2500, più del 2% di quelli presenti sul territorio regionale, con un danno economico che supera il milione di euro. Purtroppo tanta radicalità rischia addirittura di peggiorare le cose. L’insetto infatti non si riproduce nell’alveare ma nel terreno e in Calabria ha già svolto uno, se non più, cicli, colonizzando moltissimi apiari. Bruciare gli alveari non è quindi efficace anche perché’ il coleottero ha un’ottima capacità di volo e riesce a raggiungere alveari anche molto lontani. L’area in cui se n’è accertata la diffusione fino a oggi in Calabria è già vastissima e si estende addirittura fino alla zona di Siracusa in Sicilia.

Il coleottero, una volta entrato nell’alveare, sfrutta la propria capacità di “comunicare” con le api in modo da farsi nutrire da loro ed essere in grado di deporre le proprie uova, dalle quali  dopo pochi giorni nascono le larve che escono dall’arnia e cadono nel terreno circostante dove si trasformano in insetto adulto completando il ciclo. L’AT si sposta volando anche a 15-20 km di distanza attirato dall’odore di altre arnie.

Un nemico annunciato. Secondo Nicola Fiorita, presidente di Slow Food Calabria “Le misure di contenimento appaiono spropositate sia dal punto di vista economico, sia dal punto di vista più strettamente tecnico. Infatti, non sembra siano affatto efficaci a fronteggiare l’emergenza che continua ad allargarsi“.  Decisi gli esperti della materia, secondo i quali l’Aethina è arrivata in Europa e ci rimarrà. Ne è convinto ad esempio il  Peter Leumann, dell’associazione Coloss e tra i massimi esperti di studi sul coleottero. In un recente comunicato, il presidente della rete internazionale di ricercatori sulle api afferma che la scoperta di Aethina in Italia “significa l’inizio della presenza stabile di questo insetto nocivo in Europa. E’ inevitabile che si diffonda ad altri paesi, ma non possiamo ancora prevedere quali saranno i suoi effetti sull’apicoltura”.

Non nascondono la loro preoccupazione gli apicoltori, dato che in questo momento mancano comunicazioni rassicuranti sulla possibilità di eradicarla. In Calabria per ora l’unico rimedio “efficace” è purtroppo quello più estremo, che prevede la  distruzione di centinaia di famiglie di api. È ovvio che servirebbero azioni di contenimento meno invasive: come suggeriscono alcuni studiosi, anziché distruggere gli apiari bruciandoli, si potrebbe intervenire sul coleottero direttamente limitando il proliferare delle popolazioni. Una possibilità sono le trappole per il controllo degli adulti e l’utilizzo della lotta integrata per il contenimento della popolazione come avviene già in altri ambiti. Secondo le previsioni dei produttori, che in questi decenni hanno dovuto imparare a lottare e in qualche caso a convivere con parassiti e problematiche di vario genere, a cominciare dalla varroa, nel futuro si dovrà convivere con la Aethina che tuttavia non sarà una catastrofe se ben contenuta, ma una difficoltà in più e un ulteriore costo.

Articolo di Emiliano Raccagni