Terra di Ciona: Nadia Zorzin si racconta

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Sono trascorsi due anni da quanto Nadia Zornin, “dal nulla”, come le piace sottolineare, ha creato la sua azienda “Terra di Ciona”. “Nessuna esperienza agricola precedente, nessuna tradizione contadina alle spalle, – ci racconta – avevo dei terreni in una zona agricola vocata alla peschicoltura e un grande desiderio di creare un panorama agricolo più sano e più bello nel luogo in cui mi sono trasferita a vivere con la mia famiglia. Ho avviato da subito la conversione in biologico di tutti i terreni, portando avanti contemporaneamente due strade: la coltivazione delle pesche e quella dei cereali antichi, creando inoltre una piccola filiera alimentare. Partendo dalla mia terra, passando per l’antico molino a pietra e il laboratorio di panificazione, per arrivare direttamente al mercato di piazza”. Il territorio di riferimento è quello di Fiumicello, in provincia di Udine. “Le pesche inizieranno la prima produzione la prossima estate, – prosegue Nadia – posso dire che questo impianto è il più cospicuo della nostra regione in coltivazione biologica, per tale motivo è stato individuato dall’ERSA,  l’Ente Regionale di Sviluppo dell’Agricoltura, come azienda campione per la coltivazione del pesco”. Altra produzione attiva è quella dei cereali: il mais Ros di Aquileia, antica varietà locale entrata da poco a far parte dell’arca del gusto Slow food, il farro monococco, l’orzo e il frumento di grano tenero.

“Sia io che mio marito proveniamo da settori legati alla comunicazione, pertanto ci è sembrato più che naturale dar vita al sito web aziendale per raccontare il percorso di vita che abbiamo intrapreso nonchè per sviluppare il canale della vendita on-line” aggiunge l’imprenditrice agricola friulana che ci svela alcuni dei progetti in cantiere: “Non ho ancora avuto il tempo di avviare pratiche per l’approvigionamento di energie alternative, ma è mia intenzione farlo nel prossimo futuro. Nel 2013 ho fatto richiesta di contributi grazie alla legge 112 per l’imprenditoria giovane, la domanda è stata accettata ma purtroppo quell’anno era l’ultimo del vecchio PSR. Attualmente non so ancora se con il nuovo PSR rientrerò nella cordata, avendo poi quest’anno compiuto 40 anni. Ho tanti progetti in cantiere di sviluppo dell’azienda, per ora devo costruire tutte le infrastrutture minime che rendono la mia piccola azienda funzionale: la passione per questo lavoro e gli sforzi che faccio ora vanno bene per un po’, ma bisogna evolversi in meglio”. Come vivono le donne che decidono di dedicarsi anima e corpo al settore primario? “Spesso mi ritrovo circondata da uomini quando si parla di agricoltura, a volte ci sono naturalmente degli imbarazzi, in genere però ho trovato più aiuti che barriere, bisogna però essere capaci di superarle senza ritrarsi, – risponde la Zornin – è ovvio che spesso ci sono dei limiti fisici in quanto donna nel fare alcune attività come zappare, ma ultimamente non ho visto molti uomini in campagna ad usare la zappa, più spesso li ho visti seduti sul trattore. Credo siano più le donne stesse a ritirarsi dal settore rispetto al non essere accettate. Le donne presenti sono di solito più attente alla qualità e alla salubrità di cosa producono per un’indole materna che comunque ci contraddistingue. Come per ogni mestiere il problema delle donne è sempre legato al nostro doppio, se non triplo ruolo di lavoratrici/mogli/mamme. Le donne contadine affrontano le stesse dinamiche di deficit di supporto delle istituzioni che si percepisce dovunque in Italia”.

Il biologico come scelta di vita, questo il must di Nadia. Ma attenzione, le insidie possono nascondersi dietro l’angolo: “Ormai c’è più attenzione per il settore agricolo biologico e questo naturalmente mi fa piacere, ma l’avvento di maggiori contributi porterà appresso anche molti furbi del settore, per questo motivo temo che l’approvazione delle aziende a conduzione mista creerà un po’ di problemi, onestamente non credo molto nei compromessi. Sono sicuramente ottimista per il futuro, non potrei sentirmi così coinvolta se non avessi speranza. La figura dell’agricoltore deve essere però valorizzata. Questo mestiere diventa sempre più complesso e articolato. Perché un’azienda agricola funzioni l’agricoltore deve essere: un contadino che metta in atto le buone pratiche agricole, un abile venditore, un conoscitore dell’ampia burocrazia, un sincero comunicatore. Un vero e proprio imprenditore. Un suggerimento? Una logistica più capillare e organizzata e consulenti esperti nel settore biologico. Uno spunto di riflessione? Iniziare a fare agricoltura è come reimparare a camminare”.

Articolo di Antonio Longo