Tanta voglia di cambiamento

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Moretti 3

L’entusiasmo giovanile, tanti sogni nel cassetto ma allo stesso tempo una gia’ completa visione strategica degli scenari, dei mercati, dei prodotti. Insieme al giovane imprenditore Adriano Moretti siamo andati alla scoperta dell’azienda agricola Bajaj, una delle più radicate realtà produttive del cuneese, territorio privilegiato per la coltivazione di antichi vigneti e per la produzione di rinomati vini, ma non solo.  “La nostra è un’azienda piuttosto diversificata, che esprime la caratteristica peculiare del territorio roerino, ossia la biodiversita’ – ci spiega Adriano – ; su 21 ettari di terreno vengono coltivate le più svariate colture: dai vigneti ai noccioleti, dagli alberi da frutto alle coltivazioni sotto serra. Inoltre, una piccola parte dell’azienda è caratterizzata dalla produzione di marmellate, succhi di frutta ed altri prodotti tipici, frutto della trasformazione dei “doni” che le nostri coltivazioni ci regalano”. Un’azienda che affonda le proprie radici in un florido passato. “La nostra storia ha radici antiche, dapprima eravamo un’unica grande azienda “Moretti” ubicata in una frazione di Monteu Roero, in seguito i miei nonni, a cavallo di un asino e con due bambini piccoli ed uno in arrivo, partirono alla volta del centro del paese; qui ad attenderli c’erano i “Bajaj” (dal piemontese Bajé : sbadigliare, sonnecchiare), la famiglia di mia nonna Daria. In loro onore, considerati laboriosi ed onesti contadini, abbiamo intitolato l’azienda – spiega Moretti – a livello aziendale, la svolta avvenne quando “le redini” vennero prese da mio papà Giovanni che, con il prezioso aiuto di mio zio Elio, hanno dato una bella “scossa” alla nostra realtà familiare, eliminando attività produttive poco proficue e onerose”.

L’azienda ha partecipato ad un bando per ristrutturare un portico che presto fungerà da sala degustazione e zona relax, un luogo in cui ospitare anche mostre di artisti locali ed eventi che uniscano vino e cultura. In futuro la famiglia Moretti ha in cantiere l’apertura di un B&B vicino all’azienda.

Accanto ai progetti non mancano le fisiologiche difficoltà. “Le maggiori criticità che si incontrano attualmente nel nostro settore riguardano in primis la crescita esponenziale delle spese a fronte di  guadagni ridotti, – osserva Adriano – e’ difficile competere con prodotti che arrivano dall’estero a prezzi irrisori ed invadono il nostro mercato. Lo Stato dovrebbe farsi carico di un’azione di tutela del prodotto italiano e boicottare ciò che proviene da paesi che, oltretutto, non sottostanno nemmeno alle nostre stesse regole in ambito fitosanitario. D’altro canto, però, spesso la colpa è riconducibile anche a noi produttori e alla nostra difficoltà nel fare gruppo e valorizzare le nostre eccellenze”. Ed e’ proprio in tale ultima direzione che il giovane Moretti rivela una brillante idea che vorrebbe quanto prima mettere in pratica: “Da qualche anno sto maturando l’idea di creare un consorzio di tutela della “Fragola del Roero” per cercare di far passare il messaggio che non si tratta della solita fragola. Terreno, clima e sistemi di lavoro che utilizziamo, fanno di questo frutto una delle eccellenze a livello nazionale. L’unica difficoltà si riscontra nella collaborazione con altri produttori, ancora legati ad un modo di lavorare arcaico e che, a fronte delle forti importazioni dall’estero di prodotti ortofrutticoli, diventerà obsoleto. Oggi, se si vuole competere sul mercato, occorre produrre qualità e trasmettere questo concetto al consumatore medio che, spesso, ha bisogno di essere ri-educato ad un consumo corretto e salutare”.

Innegabile che i produttori abbiano bisogno di un valido supporto da parte delle istituzioni. “Riguardo i recenti provvedimenti normativi concernenti il comparto agricolo, credo ci sia ancora molto da lavorare, vedo solo tante parole da parte delle autorità competenti e dalle associazioni di settore, ma la concretezza è altra cosa, – osserva Adriano – purtroppo, ogni giorno, si tratta di sopravvivere ad un sistema che è penalizzante verso il nostro settore. Vedasi la forte campagna repressiva nei confronti del “lavoro nero” che è stata fatta di recente. Lo Stato dovrebbe adottare più azioni preventive prima di ricorrere a quelle sanzionatorie. Quando ciò non accade, qualche malpensante, potrebbe ipotizzare che tutto ciò venga fatto solo per ottenere denaro da uno dei pochi settori economici che sta ancora a galla. Nonostante tutto, sono ottimista. Vedo tanti miei coetanei alla guida di aziende come la nostra, con tanta voglia di fare e con idee innovative. L’associazionismo di noi giovani è la chiave di volta per uscire dal periodo economico buio nel quale siamo entrati qualche anno fa. Siamo una generazione mediamente più istruita e che ha viaggiato per il mondo: il nostro contributo per il futuro agricolo italiano sarà fondamentale”.

Di Antonio Longo