Sfalci e potature urbane: da rifiuto a risorsa

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Si è tenuto a Gonzaga nel contesto della Fiera Millenaria un incontro organizzato da AGIRE  – l’Agenzia mantovana per la Gestione Intelligente delle Risorse Energetiche – sul tema “Sfalci e  potature: non più rifiuti. Nuovi scenari nell’impiego delle biomasse a scopo energetico”. Al centro delle discussioni l’articolo 41 della Legge 28 luglio 2016, n. 154 “Collegato Agricolo” che viene modificata per cui paglia, sfalci e potature provenienti da aree verdi urbane e cimiteriali  non devono esser più considerate rifiuti, ma possono esser considerati sottoprodotti di attività agricola e come tali possono essere utilizzati anche per produrre energia, ad esempio in impianti a biomasse o a biogas.

Cosa (e per chi) cambia se tali materiali non vengono più considerati rifiuti? Nel settore strettamente agricolo i cambiamenti riguardano soprattutto le aziende agricole che fanno manutenzione del verde, sia pubblico che privato. Fino ad ora tali aziende erano obbligate a conferire in discarica sfalci e potature in quanto rifiuti e pagare i relativi costi di smaltimento. Nel migliore dei casi una parte di tali materiali poteva venire utilizzata per produrre compost.  Oggi, qualora l’azienda agricola riesca a creare una filiera e collaborare con una centrale energetica, tali sottoprodotti possono esser utilizzati per produrre energia in forma di calore o biogas.

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Un nuovo anello nella catena dell’economia circolare – Questa modifica ha tante voci “contro”: ad esempio il consorzio dei compostatori ( QUI ) secondo i quali “senza il verde urbano non si fa il compost” e alcuni comuni ( QUI ) che potrebbero vedere diminuita la propria frazione di raccolta differenziata. Soprassedendo sul fatto che l’obiettivo principale della sostenibilità è produrre meno rifiuti prima ancora che differenziare, in una prospettiva di vantaggio collettivo e della tanto decantata e da tutti auspicata economia circolare questa norma sembra invece portare un contributo positivo. Essa, infatti, aggiunge un anello di ottimizzazione alla filiera del verde urbano permettendone la valorizzazione energetica, per poi ricollegarsi eventualmente alla filiera del compostaggio a  cui conferire le ceneri o i resti di combustione.

Nuovi metodi di valorizzazione energetica – La valorizzazione energetica di materiali quali quelli derivati dal verde urbano, ma anche dalla pulizia dei fossati e  delle rive dei fiumi, può realizzarsi oggi anche con la produzione di pellet. Un metodo per produrre pellet da materiale verde e ad alto contenuto di acqua è stato messo a punto nell’ambito di un progetto europeo (Danube Energy) a cui ha partecipato anche AGIRE. Esso – chiamato IFBB ovvero Integrated Generation of Solid Fuel and Biogas from Biomass  – consiste in un processo di macerazione della biomassa in acqua calda (40°C) fino a ottenere una soluzione arricchita di sostanze vegetali (il succo) e una frazione solida costituita da materiale ammorbidito e quindi facile da pressare a costituire un panello. Il succo risulta idoneo per la produzione di biogas e il panello, una volta compresso ed essiccato, risulta idoneo per la produzione di bricks o pellet da combustione, trasportabili e conservabili.

Maggiori informazioni: QUI

Articolo di Maria Luisa Doldi

Crediti Fotografici: Courtesy Danube Energy