Serve una filiera più integrata per l’agroalimentare

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“Per ridurre i costi, fronteggiare il calo dei consumi e trasformare la qualità in valore bisogna organizzare la filiera agroalimentare. La crisi, amplificando i ritardi strutturali del sistema e riducendo i redditi di tutte le componenti della filiera, ha mostrato l’inderogabile necessità di accrescere e potenziare forme di aggregazione e collaborazione tra agricoltura, industria e distribuzione”. Lo ha affermato il presidente della Cia-Confederazione italiana agricoltori Dino Scanavino, intervenendo alla presentazione del rapporto Nomisma per ADM su ‘La filiera agroalimentare italiana, formazione del valore e prezzi alimentari’. In questo senso, “la delega contenuta nel Collegato agricoltura per riformare la legge 102 del 2005 -ha spiegato Scanavino- può essere l’occasione per mettere intorno allo stesso tavolo tutti i protagonisti della filiera e cominciare a lavorare sulla costruzione di un percorso di relazione e progettazione del sistema agroalimentare che consenta di aumentare i margini di guadagno di tutti gli operatori”.

D’altra parte, come registrato dalla ricerca di Nomisma, “dei 216 miliardi spesi in media ogni anno per alimenti e bevande tra il 2008 e il 2011, solo poco più di 7 miliardi (il 3 per cento) sono stati trattenuti, come utili, dalle imprese della filiera agroalimentare -ha ricordato il presidente della Cia- mentre 110 miliardi sono andati a coprire esclusivamente la crescita dei costi per utenze, energia, trasporto e logistica”. Nel giro di dieci anni “tutta la filiera agroalimentare ha perso quasi l’11 per cento del valore aggiunto prodotto, con forti ripercussioni su tutte le componenti –ha sottolineato Scanavino-. In particolare, il valore aggiunto dell’agricoltura è passato dal 19,3 per cento (media 1999-2001) al 14,2 per cento (media 2008-2011), mentre i costi esterni alla filiera sono saliti contemporaneamente dal 22 per cento al 34 per cento. “E’ chiaro, quindi, che non si può più aspettare: occorre impegnarsi per realizzare una filiera più integrata che permetta a tutti gli attori di tornare a crescere. E il mondo agricolo deve fare la sua parte, aggregando efficacemente il prodotto e superando la frammentazione oggi esistente. Ma poi -ha concluso il presidente della Cia- occorre lavorare sul piano delle relazioni interprofessionali, con la trasformazione e soprattutto con la distribuzione. Gli strumenti sono fondamentalmente due: Organismi interprofessionali e contratti lungimiranti tra distribuzione e mondo produttivo organizzato”.