Ricerca pubblica italiana nell’élite europea

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Un prestigioso riconoscimento per la ricerca italiana in campo agricolo arriva dall’Europa. Il Crea – Consiglio per la ricerca in agricoltura e analisi dell’economia agraria, è infatti entrato per la prima volta nella “top ten” degli enti di ricerca continentali nel settore Food Security, Sustainable Agriculture and Forestry, Marine, Maritime and Inland Water Research and the Bioeconomy, conosciuto come Sfida Sociale 2, secondo quanto comunicato nei giorni scorsi dal ministero delle Politiche Agricole. Il Crea è il principale Ente di ricerca italiano dedicato all’agroalimentare, con personalità giuridica di diritto pubblico, vigilato dal Mipaaf.  Ha competenza scientifica nel settore agricolo, ittico, forestale, nutrizionale e socioeconomico nonché piena autonomia scientifica, statutaria, organizzativa, amministrativa e finanziaria.

Con 3,2 milioni di euro di fondi ottenuti dai ricercatori, l’istituto italiano si è classificato all’ottava posizione  della classifica, con dieci progetti interessati, basati su temi che spaziano dagli studi sulla bioeconomia alla resistenza alle malattie e al cambiamento climatico, allo sviluppo di soluzioni sostenibili per l’integrazione delle filiere e la gestione del patrimonio forestale e gestiti rispettivamente da Francesco Pelleri, Stefano Canali, Roberta Farina, Luigi Pari (2 progetti), Nicola Pecchioni, Paolo Annicchiarico (2 progetti), Stefania Loreti ed Elisa Angelini. Forte di questo risultato, il Crea intende rilanciare il suo impegno, creando una struttura dotata di persone esperte di Project Management e degli strumenti di politica comunitaria che diano supporto a quei ricercatori che si vogliano proporre come coordinatori, li assistano nella predisposizione delle proposte per ogni aspetto non strettamente scientifico e li affianchino nella gestione quotidiana dei rapporti con i partner e con la Commissione europea.

“Vogliamo continuare a investire con decisione in ricerca pubblica – afferma il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina – perché è una chiave strategica per il futuro delle nostre filiere. Entrare nella top 10 europea è il riconoscimento della professionalità dei nostri ricercatori nel campo agricolo e agroalimentare. In questi anni abbiamo lavorato per rendere il Crea più forte, più efficiente, più internazionale. L’obiettivo è quello di far esprimere i talenti che abbiamo e portarli al confronto con gli altri scienziati europei e mondiali. Nei prossimi tre anni investiremo 21 milioni di euro per ricerche specifiche sulle principali colture del nostro modello agricolo attraverso tecnologie innovative e sostenibili. Tanti giovani ricercatori potranno affiancare i nostri migliori professori in un questa sfida. C’è tanto lavoro da fare, ma notizie come questa aiutano a farlo con la massima determinazione”. “Essere fra i migliori 10 enti di ricerca in Europa – ha commentato Salvatore Parlato, commissario straordinario del Crea – per i finanziamenti ottenuti è un fatto che mi inorgoglisce, perché è la dimostrazione concreta dell’eccellenza che risiede nel nostro patrimonio di competenze. A un anno e mezzo dalla sua nascita il Crea ottiene questo significativo successo che premia l’idea di un ente unico per la ricerca sull’agroalimentare”.

Nei prossimi mesi, il Crea sarà inoltre interessato da un Piano di riorganizzazione interna, che comprenderà taglio dei costi e una nuova governance. A darne conto durante il question time alla Camera dello scorso 1 febbraio è stato proprio il ministro Martina. “Abbiamo di recente approvato il nuovo Statuto dell’Ente –ha ricordato il ministro-  in un testo condiviso con il Parlamento che realizza un consistente contenimento dei costi delle strutture ed avvia il percorso di definizione di una nuova governance. L’obiettivo è quello di assicurare in tempi brevissimi ampia stabilità organizzativa all’Istituto, non solo a garanzia della sua importante missione istituzionale ma anche nell’ottica della valorizzazione di tutto il personale di ricerca”.

Emiliano Raccagni