Ricaricare i suoli col carbonio

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L’agricoltura è storicamente un’attività di tipo circolare, in cui le colture utilizzano nutrienti nel terreno per la loro crescita e queste vengono poi restituite come compost o letame o con tecniche di sovescio. Ma la globalizzazione e l’industrializzazione della filiera alimentare hanno sconvolto questo ciclo, portando a pratiche agricole che hanno contribuito a degradare un terzo dei suoli del pianeta.

Il depauperamento dei suoli con conseguente difficoltà di coltivazione è purtroppo un problema che ormai riguarda tutti i continenti: la materia organica che abbandona il suolo, spesso non vi torna più. Restituire al suolo il carbonio avrebbe molti effetti positivi. I principali: riacquistare fertilità e contribuire alla mitigazione del cambiamento climatico.

Una delle proposte a questo scopo è quella di utilizzare biochar. Il biochar è una sostanza costituita da biomassa – come il legno e i rifiuti delle colture, i fanghi di depurazione e gli scarti di carta – che viene riscaldata a 400-800 ° C in condizioni di ossigeno limitate per produrre un prodotto simile al carbone. Questo può essere poi aggiunto al suolo, dove non solo immagazzina carbonio, ma interagisce anche con i microbi nei terreni per migliorare la loro capacità di catturare ulteriori nutrienti e carbonio del suolo.

Fino ad ora l’utilizzo di biochar ha ricevuto risultati contrastanti se testato per i suoi effetti sui suoli e sui raccolti. Per questo un progetto di ricerca europeo – CarboPlex – si è proposto di studiare più approfonditamente questo materiale e sfruttare le potenzialità di eventuali sue modifiche più consone all’uso agricolo. L’idea semplice e innovativa consiste nell’utilizzare flussi di rifiuti comuni per produrre biochar con proprietà distinte. L’obiettivo principale è il suo uso come ammendante del suolo, specialmente nei terreni, dove la delicata ma cruciale struttura dei complessi organo-minerali è minacciata da un uso insostenibile del suolo o dai cambiamenti climatici.

Trovare una soluzione in questa direzione porterebbe vantaggi alla agricoltura e contribuirebbe a riportarla a essere un sistema a ciclo chiuso, nonostante le modalità di produzione industrializzata di oggi.  Naturalmente gli studiosi sono consapevoli che non vi è una soluzione unica per tutti ma il biochar potrebbe essere una delle soluzioni. Non si tratta ancora di un prodotto pronto per l’uso. Ci vorranno alcuni anni prima che questa tipologia di prodotti sia disponibile in modo sicuro e su scala industriale. Nel frattempo, esistono già tecniche che aiutano a riportare o mantenere il carbonio nel suolo e gli agricoltori possono già utilizzarle per migliorare il potenziale di cattura del carbonio dei suoli: l’agricoltura conservativa o l’aratura non profonda, l’uso di colture a rotazione, il compostaggio e il pascolo controllato del bestiame sono alcune di queste pratiche, note, affermate, ma purtroppo non ancora cosi diffuse.

Maria Luisa Doldi