Quando vendemmiare? Ce lo dice il computer..

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Parlare di agricoltura di precisione, oggi, è sempre più riduttivo. Difficile, infatti, riassumere in una definizione tutte le pratiche, gli accorgimenti e le continue innovazioni tecnologiche che sempre più entrano da protagoniste nelle campagne del mondo. Con l’Italia che sia a livello di ricerca sia di applicazioni dirette, finalmente dimostra di essere molto attenta. Meglio, quindi, parlare di agricolture di precisione, come è stato fatto recentemente a Expo, in occasione di un convegno “Agricoltura di precisione e uso sostenibile delle risorse”. Una conferenza in cui sono intervenuti ricercatori ed agricoltori per fare il quadro dello sviluppo del settore in Italia e che si è svolta in tre sessioni, dedicate ad altrettanto importanti tematiche: la prima sulla filiera viticola, alla quale sono intervenuti Marco Vieri (GESAAF – Università di Firenze), Giancarlo Spezia (Tecnovict) e Renzo Cotarella (Marchesi Antinori). Nella seconda si è invece discusso per la filiera orticola, con Claudio Belli (Terrasystem – spin off dell’Università degli Studi della Tuscia) e Alfredo Citelli (GST Italia), la terza per la filiera cerealicola, con Marco Miserocchi (Spektra Agri), Giovanni Chiò (Azienda Battioli Paola) ed Emilio Ferrari (Barilla G. e R. Fratelli). Il dibattito si è chiuso con le considerazioni di Fabio Volpe (Telespazio/e-GEOS – Gruppo Finmeccanica) e di Michele Pisante (Centro di ricerca e formazione in agronomia e produzioni vegetali, Università degli Studi di Teramo). “L’agricoltura di precisione oggi ci può far interagire con le colture, alle quali possiamo ‘chiedere’ quanta acqua hanno bisogno, di quanto concime, o se sono attaccate dai parassiti, grazie a un sistema integrato di metodologie e tecnologie progettato per aumentare la produzione vegetale, la qualità e la produttività di un’azienda agricola”, ha introdotto Alessandro Matese del CNR. Come ricordato da Francesco Monari dell’Università di Padova, l’agricoltura di precisione è nata negli anni novanta, ma solo a partire dal duemila si è assistito una vera intensificazione degli studi. Oggi quanto seminato inizia a potersi raccogliere, con l’applicazione pratica resa più facile grazie allo sviluppo di nuove tecnologie come la robotica e la meccatronica. L’Italia, partita in ritardo, sta finalmente lavorando per recuperare terreno il più in fretta possibile. I principali ambiti applicativi della precision farming sono le colture intensive, come i cereali, e una ad alto valore aggiunto come la viticoltura. “L’agricoltura di precisione può consentire una nuova rivoluzione verde – ha auspicato Vieri -, perché permette di riscoprire e rispettare il valore del suolo. Va però integrata con una conoscenza approfondita del sistema agricolo nel suo complesso. Si deve arrivare dunque non a una forma di intelligenza artificiale, ma a una sorta di ‘intelligenza aumentata’, integrando tradizione e standardizzazione”. “Per un viticoltore – ha commentato Spezia – non poter fare una raccolta differenziata tra uve di qualità diversa vuol dire dover adeguare tutto al livello più basso. Grazie all’agricoltura di precisione, è possibile invece differenziare le raccolte e ottenere prodotti di qualità omogenea”. “Per ottenere il massimo dall’agricoltura di precisione – ha spiegato però Cotarella – occorre che le conoscenze ottenute sul terreno vengano utilizzate fin dalla costruzione del vigneto”. Al convegno è stato portato ad esempio il dispositivo sperimentato da Antinori, applicabile sulle vendemmiatrici e in grado di mappare la raccolta. L’operatore a bordo, dotato di pc e gps, può attivare la macchina e procedere alla raccolta dei filari che sulla mappa compariranno come vendemmiabili, lasciando invece in vigna i grappoli non ancora pronti. Anche per la filiera orticola si registrano buone novità, tra cui tre progetti attualmente in corso nel nostro Paese. “ToMap”, per la mappatura del pomodoro da industria nel centro-sud Italia,  Vitimap e Vitigis sulla filiera vitivinicola e InfoNut sulla filiera del nocciolo e del castagno. A seguire, Alfredo Citelli (GST Italia) ha sottolineato come i sistemi di monitoraggio e difesa del territorio possano interessare anche i movimenti franosi, tutelando dal rischio idrogeologico. Riso e cereali, anche in Italia, sono da tempo sotto le lenti della ricerca:   “Con 1,4 milioni di tonnellate, siamo tra i più grandi utilizzatori di grano duro – ha commentato Ferrari di Barilla- che in realtà nel mondo è un prodotto di nicchia, e cresce in aree molto disomogenee. Per noi l’agricoltura di precisione è uno dei modi per risolvere il problema della disponibilità di materia prima. Abbiamo creato una filiera integrata, e premiamo agricoltori e produttori che innovano con le pratiche colturali più moderne, per ottenere una varietà più alta e creare valore per tutti”.

Articolo di Emiliano Raccagni