Prodotti di qualità alle pendici delle Madonie

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Nel cuore delle Madonie,  vicino alla cittadina di Gangi, in provincia di Palermo, sorge Tenuta San Giaime, a 1.000 metri di altitudine sul livello del mare. Uno di quei luoghi in cui si respira aria buona e si torna indietro nel tempo per riassaporare gusti e sentire profumi del tempo che fu. L’azienda si estende su un territorio complessivo di circa 18 ettari, coltivati a vigneto, uliveto, ortaggi e seminativo. I vitigni coltivati sono il Syrah, a bacca rossa, e il Grillo, a bacca bianca, entrambi vinificati in purezza per valorizzare le rispettive caratteristiche e le peculiarità derivanti dalla coltivazione in montagna. Tenuta San Giaime produce anche un pregiato Olio Extravergine d’Oliva. A guidarci alla scoperta della Cantina è il patron Salvatore Cicco che conduce l’attività con la collaborazione del figlio Alessio, dell’esperto enologo Gianfranco Cordero e di Franco Mastrandrea. “Dalla vendemmia 2016, tutta la produzione dell’azienda è certificata biologica, – esordisce Cicco – dal punto di vista energetico, Tenuta San Giaime è completamente autosufficiente grazie a un impianto fotovoltaico di 30 Kw posto su una serra dedicata ad una produzione orticola biologica. Sempre dai tetti della serra e dei canali di scolo, appositamente convogliati, raccogliamo l’acqua piovana in un laghetto artificiale da noi realizzato per circa 2.000 mc. In pratica, tranne l’acqua per gli usi alimentari, per tutte le altre esigenze idriche l’azienda è autosufficiente. Entrambi i progetti, fotovoltaico e lago, sono stati realizzati con contributi pubblici del PSR Sicilia 2007-2013”. In cantiere non mancano altri progetti. “Per l’immediato futuro abbiamo diversi importati progetti in via di realizzazione, in primo luogo l’ampliamento delle aree vitate per circa altri sei ettari, disponendo già dei diritti di impianto – continua Salvatore – ; di questi, quattro ettari sono destinati alla coltivazione di vitigni autoctoni, mentre per gli altri due dobbiamo ancora scegliere le uve da impiantare. Inoltre, prevediamo un ampliamento della Cantina, per arrivare a produrre circa 50 mila bottiglie all’anno”. Passione ed impegno quotidiano. Non senza, però, doversi confrontare con le “solite” criticità. “Le principali difficoltà che ci troviamo a dover superare sono relative ai rapporti con  istituzioni e politica, spesso sono sordi o poco ricettivi alle esigenze delle piccole aziende agricole – spiega l’imprenditore -; si tratta di difficoltà di natura burocratica, prima di tutto, e poi di natura finanziaria e di sbocchi di mercato. Per leggere, interpretare e predisporre tutta la documentazione necessaria per i bandi pubblici PSR, OCM, è indispensabile ricorrere a esperti professionisti, quali agronomi, dottori commercialisti, ingegneri che, offrendo una consulenza professionale, devono essere retribuiti indipendentemente dall’eventuale approvazione dei vari progetti. Tutti i rischi sono quindi a carico del piccolo imprenditore. In pratica, questi bandi sembrano fatti su misura per dare lavoro ai professionisti e poi, se va bene, anche alle imprese. A ciò si aggiunge che, nel caso della Sicilia, i bandi escono sempre in prossimità delle consultazioni elettorali. Per essere chiari: il nuovo PSR 2014-2020 non ha ancora bandito le misure più significative per entità e per soggetti interessati nonostante siamo già nel 2016. Questi ritardi strumentali non danno risposte a chi fa impresa. L’imprenditore ha bisogno di risposte certe in tempi rapidi. E ancora, i problemi di natura finanziaria sono determinati dal fatto che banche e investitori preferiscono finanziare chi presenta progetti con grandi numeri, ossia grandi imprese agricole e/o cantine da milioni di bottiglie/anno”. Cosa sperare, quindi, per il futuro?  “Il ministro Martina è sicuramente un giovane intelligente e che ha voglia di fare e i recenti provvedimenti vanno, in parte, nella giusta direzione, – risponde Cicco – tuttavia, occorre trovare opportune misure per aiuti concreti a chi come noi, piccole aziende, con mezzi propri e con grande impegno, crea posti di lavoro e, nonostante le difficoltà, guarda con fiducia al futuro e si impegna per restare nei territori di origine destinati, alternativamente, all’abbandono. Nei prossimi anni, il comparto agricolo è destinato a crescere. Il consumatore è infatti sempre più attento alle provenienze e ai metodi di coltivazione. Per questo, ritengo che per il Made in Italy, in patria e all’estero, ci sia molto da fare”.

Di Antonio Longo