Piante officinali, triplicati gli ettari!

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camomilla - fonte fippo

Una piccola nicchia dell’agricoltura italiana in costante crescita, perché capace di essere utile a molte filiere come quelle alimentare, farmaceutica e cosmetica e in grado di esprimere valenze ambientali, salutistiche e socioculturali. Si parla di piante officinali, una risorsa sempre più utilizzata dagli imprenditori del nostro paese, sia che si esprima in aziende a loro totalmente dedicate sia per coloro che scelgono questo tipo di coltivazioni come strumento di multifunzionalità e integrazione del reddito, anche nell’ottica delle nuove strategie disegnate dalla programmazione europea e contenute nei Psr 2014-20120.

Settore in crescita. La filiera delle erbe e piante officinali coinvolge oggi in Italia circa 3mila aziende agricole e la superficie investita – poco più di 7mila ettari – in un decennio è più che triplicata; anche le superfici biologiche, che interessano circa 2.900 ettari, hanno registrato una crescita nel periodo 2000-2011. Sono questi i dati maggiormente interessanti mostrati a margine della presentazione del libro “La filiera delle piante officinali”, a cura della Biblioteca Storica Nazionale dell’Agricoltura, alla presenza tra gli altri del viceministro per le Politiche Agrcole Andrea Oliviero. La pubblicazione è il risultato di tre anni di attività degli esperti del Tavolo di filiera delle piante officinali – coordinato da Alberto Manzo del Dipartimento delle politiche competitive della qualità agroalimentare ippiche e della pesca, che ha già portato all’approvazione, in collaborazione con il Ministero della Salute, del Piano di settore presso la Conferenza Stato Regioni.

Quello delle piante officinali –ha detto Oliviero – è un settore di nicchia ma con un trend in espansione e un potenziale ancora tutto da sfruttare soprattutto nelle aree interne, dove bisogna promuovere un’agricoltura sostenibile e innovativa.  Il Mipaaf, in una nota, auspica che ”questo settore, non soggetto ad una Organizzazione Comune di Mercato (Ocm) della Pac, possa svilupparsi creando una filiera nazionale organizzata, visto che il livello delle produzioni nazionali presenta già elevati standard qualitativi”.

Produttori attivi. Il settore si avvale del lavoro della F.i.p.p.o (federazione italiana produttori piante officinali), che conta più di 90 soci (tra produttori e cooperative), coinvolgendo più di 200 agricoltori, circa la metà dei produttori di piante officinali in Italia.

I soci della FIPPO coltivano oltre 1400 ha e oltre l’80% di queste superfici sono condotte con metodo di produzione biologico. Le piante coltivate appartengono a circa 40 specie diverse, tra le quali menta, lavanda vera, camomilla, liquirizia, origano, camomilla romana, finocchio, melissa, psillio, salvia elicriso, rosmarino, aloe, coriandolo, lavandino, timo, issopo, sclarea, passiflora e molte altre. Il produttore di piante officinali è un imprenditore agricolo atipico, ricco di inventiva, intraprendente, spesso parla una lingua straniera e usa il computer regolarmente. All’ultimo Forum della federazione, organizzato nel febbraio scorso ad Arezzo con la partecipazione di oltre cento addetti ai lavori, tra le attività previste, si segnala l’illustrazione dei casi scuola di dieci aziende, che hanno presentato le proprie produzioni, sempre più supportate, grazie alla crescita del settore, da un’offerta vivaistica di qualità. Attualmente è ancora possibile suddividere in due macro insiemi le richieste di materia prima per il settore.  Da una parte piccole quantità ma estremamente qualificate (200-500 kg di erbe essiccate come valore medio per una transazione), grande interesse per il biologico, come sullo psillio, camomilla, passiflora ed altre. Dall’altra grandi quantità (alcune tonnellate/anno per ciascun prodotto) a prezzi stabili e con caratteristiche biochimiche molto ben caratterizzate come ginkgo, carciofo, cardo mariano.

Articolo di Emiliano Raccagni

Fonte Immagine: Fitto