Ogm, l’Europa lascia agli Stati l’ultima parola

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Ogm sì? Ogm no? L’ennesima risposta a queste domande, estrema sintesi di un dibattito infinito nel mondo dell’agricoltura e più in generale dell’economia, è arrivata ieri dalla Commissione Europea, con una decisione molto attesa. Che, in sostanza, lascia agli stati membri la facoltà di decidere se limitare o proibire sul proprio territorio l’uso di alimenti o mangimi geneticamente modificati, anche se autorizzati a livello comunitario. La proposta dell’esecutivo europeo, che dovrà passare al vaglio del parlamento, è destinata ovviamente a far discutere. Con le nuove regole, infatti, l’Italia e tutti gli altri partner comunitari avranno l’onere di giustificare le proprie eventuali scelte “Ogm free” in linea con la normativa comunitaria, che include i principi del mercato interno e gli obblighi internazionali, fra cui le regole dell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto). Tenendo conto di questi elementi, le motivazioni nazionali agli “stop” dovranno basarsi su “ragioni legittime” diverse da quelle già valutate a livello Ue nel processo di autorizzazione, come il rischio per la salute umana o animale o per l’ambiente. “La Commissione –ha commentato il Commissario europeo alla salute e sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis – ha dato ascolto alle preoccupazione di tanti cittadini europei, riflesse nelle posizioni espresse dai loro governi nazionali”.

Attualmente nel territorio comunitario sono 58 gli Ogm autorizzati, includendo mais, cotone, soia, colza, barbabietola da zucchero, mentre ammontano a 17 domande in attesa di autorizzazione, dopo aver ricevuto parere positivo dall’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (Efsa) che ha sede a Parma.  A questo va sommato il dato sulle importazioni, che riguardano soprattutto mangimi: l’Ue infatti necessita ogni anno di oltre 36 milioni di tonnellate di soia per gli allevamenti.

A caldo, come ampiamente previsto, sono arrivate anche in Italia le prime reazioni. Per il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, dopo quasi vent’anni di polemiche, ci troviamo in una situazione in cui gli Ogm continuiamo a non poterli coltivare, mentre li importiamo (e li mangiamo).  “L’Italia dovrà fare scelte coerenti nell’attuazione delle disposizioni comunitarie. Se si vorrà impedire la coltivazione, si dovrà vietare pure l’importazione di prodotti Ogm, con la conseguente assenza dalle filiere interessate. Deve essere data assoluta fiducia alla scienza nel valutare i pro e i contro dell’ingegneria genetica  Finora si è fatta degli Ogm solo una battaglia ideologica, senza approfondire, ad esempio, il loro ruolo per la sostenibilità ambientale sociale ed economica, cui anche le tecnologie genetiche possono dare una risposta efficace

Insoddisfatti, con motivazioni diametralmente opposte i produttori legati ad Assobiotech e il mondo dell’ambientalismo.

Per Alessandro Sidoli, presidente dell’Associazione Italiana per lo Sviluppo delle Biotecnologie, consentire ai singoli stati europei di impedire la circolazione dei prodotti Ogm viola il concetto di mercato unico e mina competitività e innovazione.  ”L’Unione Europea ha sempre mostrato un rispetto totale per il suo principio fondamentale, il libero mercato interno, ma ora sembra disposta a sacrificarlo sull’altare del pregiudizio verso i prodotti derivati dal progresso delle biotecnologie in agricoltura. Dobbiamo ricordarci che sono ormai parte integrante della nostra vita quotidiana, come la soia e il mais geneticamente modificati nutrono i nostri animali, il cotone geneticamente modificato ci veste e perfino la carta delle nostre banconote in euro viene da quel cotone, quindi non ci sono alternative realistiche alla dipendenza europea dalla importazione di derrate e prodotti agricoli Ogm”.

In una nota diffusa congiuntamente da Slow Food e Legambiente, si afferma che la Commissione si avvale di cavilli giuridici, ma di fatto alimenti e mangimi Ogm autorizzati a livello comunitario potranno essere commercializzati in tutti gli Stati membri.   “La proposta della Commissione – dichiarano – punta solo a superare l’opposizione di molti Stati membri a nuove autorizzazioni, offrendo loro l’arma spuntata del divieto nazionale, difficile da applicare per la sua definizione generica e restrittiva. La Commissione, insomma, vuole evitare l’imbarazzo di essere costretta – sotto il ricatto di possibili azioni legali soprattutto da parte degli esportatori americani – ad approvare nuove autorizzazioni, ignorando l’opposizione della maggioranza dei cittadini e di molti governi”.

C’è da giurarlo, la storia infinita sugli Ogm ha visto scrivere solo un altro capitolo. Ma è ben lungi dall’essere vicina alla conclusione.

Articolo di Emiliano Raccagni