Nuovo bilancio UE: cura dimagrante per la PAC

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Il primo bilancio europeo post Brexit porta cattive notizie per il settore agricolo. O, almeno, così emerge dalla proposta presentata dalla Commissione europea che punta, dopo l’avvallo dei governi nazionali, all’approvazione definitiva entro la fine della legislatura prevista per il 2019. Il pacchetto complessivo ammonta a 1.279 miliardi di euro in sette anni (orfano dei 12 miliardi all’anno di contributo da parte del Regno Unito). Nonostante il totale sia di circa il 30% superiore alla gestione 2007-2014, la scure dei tagli all’agricoltura è quantificabile in circa il 5% sul totale di circa 400 miliardi di euro spettanti alla Pac.

Phil Hogan, Commissario europeo alla partita, ha commentato la notizia parlando di stime già preventivate e che pertanto i singoli Paesi dovranno accettare, al pari di un aumento del 10% alla voce riguardante il contributo nazionale o regionale per i programmi di sviluppo rurale. L’approvazione di regole di convergenza degli aiuti diretti tra Stati vedrà tutti contribuire in egual misura, per aumentare il livello dei pagamenti spettanti ai nuovi Stati membri. Secondo Hogan “Nessun paese perderà più del 3,9% della dotazione nazionale dei pagamenti diretti rispetto al periodo attuale”. Un discorso che, naturalmente, comprende anche l’Italia. Secondo le stime della Commissione, altri fondi potranno essere recuperati attraverso un tetto degli aiuti alle aziende, che non potranno superare la soglia di 60mila euro, al netto delle spese del personale. La palla passa ai singoli governi dei Paesi, avendo l’Europarlamento solo il potere di veto senza proporre emendamenti. Sul fronte dei tagli all’agricoltura, è già arrivata protesta formale della Francia, subito appoggiata dall’Italia che, nel complesso, vedrà aumentate le risorse sul fronte della politica migratoria, degli incentivi ai giovani, dell’ambiente e della difesa. Sulla stessa lunghezza d’onda la Polonia, che ha fatto intendere come il raggiungimento di un accordo sia ancora molto lontano. Il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani, ha definito la proposta di bilancio della Commissione con “luci e ombre”, ricordando la necessità di arrivare in tempi brevi alla risoluzione della crisi di Governo, in modo da poter fare sentire una voce italiana autorevole contro i tagli all’agricoltura.

Le simulazioni, però, tengono conto del contributo di 27 Paesi invece di 28, con il risultato di ingigantire i termini dell’ammanco. Non sono mancate, infatti, le reazioni durissime delle organizzazioni professionali. “A pagare il conto della Brexit non può essere l’agricoltura che è un settore chiave per vincere le nuove sfide che l’Unione deve affrontare, dai cambiamenti climatici, all’immigrazione, alla sicurezza – ha commentato il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – perché indebolire l’agricoltura, che è l’unico settore realmente integrato dell’Unione, significa minare  le fondamenta della stessa Ue in un momento particolarmente critico per il suo futuro. Il taglio dei fondi destinati all’agricoltura (Pac) nel bilancio per l’Unione europea è insostenibile per le imprese e per i cittadini europei che per il 90% sostengono la politica agricola a livello comunitario per il ruolo determinante che essa svolge per l’ambiente, il territorio e salute”.“Garantire un equo tenore di vita per gli agricoltori – sottolinea la Coldiretti – è un’esigenza fondamentale per la maggioranza dei cittadini (88%) che sottolineano come gli agricoltori ricevano solo una piccola quota del prezzo finale al consumo dei prodotti alimentari (97%)”.

Non si discosta di molto la tesi di Confagricoltura. “Tagliare i fondi all’agricoltura per far quadrare i conti di un bilancio che resterà inadeguato, dimostra che c’è scarsa fiducia sul futuro della costruzione europea”, ha commentato il presidente Massimiliano Giansanti, sottolineando che il taglio delle risorse destinate all’agricoltura peserebbe per 40 miliardi di euro a prezzi correnti rispetto all’attuale dotazione. “È sbagliata e da respingere al mittente – ha aggiunto – anche la proposta di ridurre i trasferimenti alle imprese di maggiore dimensione. Vale a dire, quelle che assicurano la maggior parte dei posti di lavoro, producono per il mercato interno e per le esportazioni e sono aperte all’innovazione”. La Cia parla di necessità che il budget destinato alla Pac rimanga inalterato, per una prospettiva di mantenimento e di sviluppo dell’agricoltura europea e italiana. “La Pac ha, da sempre, garantito lo sviluppo di un’agricoltura di qualità, salvaguardando la salute dei cittadini europei, consentendo il mantenimento e lo sviluppo sociale ed economico delle aree rurali, contribuendo al mantenimento del paesaggio e dell’ambiente”. Per Copagri il giudizio è lapidario: “Tagliare del 5% il budget Pac mette in pericolo il futuro dell’agricoltura europea e la sostenibilità economica di molte aziende. Più che mai, invece, c’è bisogno di una politica veramente comune a livello europeo, che consenta di aumentare la competitività delle imprese, la loro capacità di investire, evitando distorsioni della concorrenza”.

Emiliano Raccagni