Nuove idee per l’utilizzo delle biomasse

1691

Le biomasse svolgono oggi un ruolo importante nell’approvvigionamento energetico rinnovabile. Non sono solo i numeri a dirlo, ma la tecnologia per sua natura permette una produzione programmabile di energia che può supplire in ogni momento all’irregolarità di sole e vento. Le biomasse sono anche le uniche fonti disponibili oggi per una mobilità sostenibile: biodiesel, etanolo e olio vegetale sono già una realtà sul mercato. Rimangono però alcuni aspetti che adombrano il loro ruolo in una transizione energetica. Innanzitutto, non dovunque nel mondo vengono rispettati i criteri di sostenibilità nella produzione di biomasse per biocombustibili; quindi, a differenza di sole e vento, esse, per quanto rinnovabili, sono risorse finite: il loro utilizzo deve essere dunque il più efficiente possibile.

Un nuovo concetto elaborato dal Centro per la ricerca dell’energia da idrogeno e sole in Germania sembra poter aumentare notevolmente l’efficienza di utilizzo delle biomasse per la produzione di biocombustibili di nuova generazione, pur mantenendo inalterate le superfici agricole dedicate alla coltivazione di colture energetiche. L’idea consiste nel produrre biocombustibili ad alto contenuto di carbonio (C-Fuels – ad esempio metano, syngas, alcol o etere) accoppiando la produzione di energia da biomassa e la produzione di idrogeno prodotto per elettrolisi tramite l’utilizzo di energia elettrica rinnovabile. Molte le possibilità di produzione: in combinazione con la CO2 dagli impianti a biomassa o in combinazione con processi di conversione termochimica di biomasse a gas si produrrebbero biocombustibili rinnovabili al 100%, dove il contenuto in carbonio deriverebbe dalle biomasse e quello in idrogeno dall’elettrolisi. La CO2 necessaria? Ad esempio, di recupero dagli impianti a biogas o sottratta all’atmosfera.

Secondo i calcoli del Centro queste tecnologie offrono un’efficienza nella produzione di biocarburanti circa sei volte maggiore rispetto alla tradizionale produzione di bioetanolo o biodiesel. Questo si rispecchierebbe dunque anche in una drastica riduzione della necessità di superfici dedicate alle colture energetiche e amplierebbe il possibile campo di applicazione delle biomasse nella produzione energetica. Non solo, ma ciò che si delinea all’orizzonte è una nuova interpretazione del ruolo della azienda agricola che produce energia: una piccola piattaforma tecnologica dove le risorse agricole vengono sfruttate con un massimo di efficienza. Questo è infatti il significato che deve avere l’utilizzo di biomassa a fini energetici: ciò che conta non deve essere solo la quantità di CO2 non immessa in atmosfera, ma anche l’ottimale ed efficiente utilizzo della risorsa.

Applicazioni di questo tipo sono tecnicamente possibili. Presupposto alla loro attuazione è l’eliminazione di ostacoli economici e legislativi ancora esistenti.

Le idee che sostengono il lavoro del Centro e hanno portato (anche) alla realizzazione di questo nuovo concetto nell’utilizzo delle biomasse sono peraltro molto interessanti e vale la pena qui citarne alcune:

  • quello a cui si deve mirare con la transizione energetica non è tanto la decarbonizzazione totale del settore energetico quanto il raggiungimento di un sistema energetico neutrale dal punto di vista delle emissioni di CO2;
  • le biomasse possono soddisfare al massimo il 20% del fabbisogno di energia primaria mondiale. Per questo esse devono essere utilizzate laddove altre risorse sostenibili non possono essere applicate. Il settore dei trasporti è per ora uno di questi campi di applicazione.

Articolo di Maria Luisa Doldi