Nuove idee nell’Azienda Eucaliptus

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Correva l’anno 1951 quando in terra di Toscana si trasferiva, proveniente dal Molise, Pasqualino Di Vaira che, insieme a genitori e fratelli, avviava la coltivazione della terra. Un’attività impegnativa ma piena di soddisfazioni che, anno dopo anno, si ampliava e prosperava. Terreni, successivamente divisi tra i vari eredi, portati avanti sino alla fine degli anni Novanta con coltivazioni promiscue, producendo frutta, ortaggi, olio e vino. In particolare, il vino fino al 2005 veniva esclusivamente venduto sfuso, in gran parte agli Antinori. Nel 2008 al timone dell’azienda Eucaliptus arriva il figlio Dario, all’epoca ventiseienne: nuove idee, nuovi progetti. “Dopo il mio subentro la produzione si è pian piano concentrata sul vino Bolgheri Doc, soprattutto dopo la mia laurea in viticoltura ed enologia,  – ci racconta Dario – produciamo ogni anno 20.000 bottiglie dai 4 ettari attualmente adibiti a vigneto sui 15 complessivi”. Ma l’azienda si basa anche sull’attività agrituristica. “Abbiamo inaugurato quest’attività nel 1993 con 12 posti letto, ad oggi contiamo 50 tra camere, appartamenti ed agricampeggio, insieme al ristorante a km zero, la sala degustazione e la vendita diretta in azienda, – spiega il giovane imprenditore – l’enoturismo rappresenta un crescente contributo al reddito aziendale. Tra le peculiarità dell’azienda, mi fa piacere ricordare il fatto che dalla potatura della vigna al packaging del vino riusciamo, grazie all’acquisto di tecnologie e mezzi, ad eseguire tutte le lavorazioni ed i processi in totale autonomia”.

Un occhio è sempre rivolto alla tutela dell’ambiente ed al risparmio energetico. “Facciamo uso di energie rinnovabili grazie all’impianto fotovoltaico da 20 KW installato su di una tettoia, – aggiunge Dario – sia per questo progetto che in generale per l’ammodernamento e la diversificazione abbiamo usufruito delle varie agevolazioni messe a disposizione dal PSR 2007-2013, in particolare la misura 112 per il ricambio generazionale, quella 121 per l’ammodernamento della cantina e la misura 311 per la diversificazione in attività non agricole, nonché la misura 214 per il mantenimento della conduzione in lotta integrata e la misura 114 per i servizi di consulenza. Tra i progetti in cantiere vi è l’ampliamento della superficie vitata, per far fronte alle crescenti richieste del mercato, soprattutto estero: già dal prossimo anno, infatti, verrà impiantato 1,5 ha in più”. Le nuove leve del comparto primario provano a farsi strada ma il percorso non è mai semplice. “E’ veramente difficile per un giovane entrare a far parte del mondo agricolo, senza già avere alle spalle una proprietà o una famiglia impegnata in agricoltura, se si eccettuano gli sporadici casi di successo di giovani partiti dal nulla – riflette Dario Di Vaira – ciò premesso, le principali difficoltà che si incontrano sono rappresentate da una burocrazia incerta e oltremodo avvilente, che si scontra con il bisogno imprenditoriale di tempi ristretti e certezze di esecuzione, e dalla difficoltà di accedere al credito in mancanza di garanzie significative”.

Idee e suggerimenti per migliorare lo status quo? “Certamente necessiterebbe una revisione delle imposte che gravano sull’impresa e sul lavoro: alla fine della stagione pesano troppo sulle spalle dell’agricoltore che ogni anno deve fare i conti con annate che non sempre garantiscono un rendimento costante, – risponde Dario – inoltre, si potrebbero prevedere sgravi fiscali per le start-up e per le aziende che assumono giovani. Inoltre, penso che manchi una protezione del mercato soprattutto per i piccoli imprenditori, costretti dalla morsa dei prezzi di vendita all’ingrosso che non consentono di coprire neanche le spese di produzione mentre la recente proposta di estendere l’Imu anche ai terreni agricoli va nel senso opposto rispetto alla salvaguardia del comparto agricolo, vittima di un’annata disastrosa dal punto di vista climatico e produttivo”. Una veloce sbirciata alla fatidica “palla di vetro”? “Sono ottimista per natura, intravedo, quindi, un mondo agricolo che possa davvero trainare di l’Italia verso la tanto agognata ripresa, – conclude Dario – in questo senso, penso che l’Expo possa ridare slancio ad un settore per troppo tempo sottovalutato o ignorato come risorsa viva del Paese, sia in termini di volumi d’affari che di risorse umane”.

Articolo di Antonio Longo