Nasce Mediterre.bio, sette Regioni coinvolte

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Nasce dalla volontĂ  di produttori, molini e distributori. Copre una superficie coltivata di oltre 54mila ettari sparsi sui territori di sette regioni italiane, tre al Nord e quattro al Sud, dedicati soprattutto all’olivo, al grano duro e al grano Senatore Cappelli. Questo il contesto dal quale si sviluppa Mediterre.bio, iniziativa presentata nei giorni scorsi in provincia di Foggia alla presenza del viceministro delle politiche agricole e forestali Andrea Olivero. Oltre ad Olivero, hanno “battezzato” la nascita di Mediterre anche l’europarlamentare Elena Gentile e gli alti rappresentanti delle associazioni di settore: Giorgio Mercuri, presidente Alleanza Cooperative Italiane settore Agroalimentare, e Mauro Lusetti, presidente Legacoop.

Presso la masseria Antonia De Vargas, scelta come sede legale del nuovo progetto, si sono dati appuntamento, tra gli altri, gli undici soci produttori, con in prima fila il gruppo Alce Nero, azienda che fin dagli anni settanta promuove il Bio e l’equosolidale nel nostro Paese.  La Cooperativa è stata costituita a luglio 2016, con la volontà di consolidare la base agricola del Gruppo, ed è formata da singoli agricoltori e cooperative di Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Toscana ed Emilia, produttori per la maggior parte di grano duro e tenero, e di olio extravergine di oliva, tutti biologici.

Obiettivo è potenziare le filiere esistenti e svilupparne anche di nuove, potendo utilizzare un nome di grande richiamo per coordinare con i diversi soci tutti i passaggi produttivi, dalla semina alla lavorazione, dai controlli qualità alla promozione. Come ha sottolineato Benedetto Fracchiolla, neo presidente di Mediterre.Bio, al momento il sodalizio si concentrerà soprattutto su olio e grano, ma da subito inizierà a esplorare nuove filiere, soprattutto di prodotti ancora poco valorizzati a livello locale e nazionale.  Al centro del progetto, il territorio della Capitanata, che con 1300 ettari disponibili sta diventando uno dei punti di riferimento del biologico nazionale, assieme a quelli messi a disposizione dagli altri produttori nelle diverse regioni di riferimento.

L’agricoltura – ha detto il viceministro Olivero – deve avere anche una forte responsabilitĂ  sociale, valorizzando l’elemento del welfare agricolo, ed è importante che questo progetto nasca proprio qui. Come Governo abbiamo l’obbligo di rimuovere tutti gli ostacoli con il fine di sostenere concretamente chi si mette insieme, comunicando ai cittadini che c’è un Paese in grado di trovare la giusta sintesi in un settore sano, in grado di unire ricerca, sviluppo e innovazione“.

In Italia inoltre un ettaro ogni 10 è coltivato con metodo biologico: in Calabria uno ogni tre, in Puglia uno ogni quattro, e oltre la metĂ  delle aziende ha sede nel Mezzogiorno. Forti di questi numeri, i produttori del comparto biologico si stanno organizzando con l’obiettivo di raggiungere nel 2020 un incremento della superficie coltivata del 50% e un incremento del valore della produzione del 30%. Come emerge da una ricerca recentemente effettuata da Cia-Anabio, il 75% dei consumatori di biologico ha un’etĂ  compresa tra i 20 e i 50 anni, e anche i produttori di bio sono in Italia tendenzialmente giovani: circa il 25% dei produttori agricoli, al di sotto dei 40 anni, produce in regime di biologico oppure è in fase di conversione dal metodo colturale convenzionale. La scelta biologica si conferma quindi come uno stile di vita: crescono i consumi alimentari, ma anche le vendite di cosmesi, i prodotti per la salute, l’igiene e l’oggettistica.

Emiliano Raccagni