L’ultimo dei pastori

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È una transumanza moderna, quella del giovane malgaro Mirco Nardini, ma ancora caratterizzata dal lento procedere, dal ritmo della natura e dal ciclo delle stagioni…

La storia di Mirco Nardini non ha nulla a che fare con i folli ritmi del mondo moderno, con la fretta, con la velocità. La sostenibilità ambientale e l’amore per gli animali e la natura sono i punti saldi della sua vita, che assomiglia quasi più a una favola e ha il sapore delle tradizioni antiche e dei mestieri di una volta. Originario di Fiumalbo, nel Modenese, Mirco è oggi uno dei pastori in Italia ad esercitare ancora la transumanza, un’attività che consiste nel trasferimento, durante l’anno, di ovini o bovini in pascoli e zone climaticamente favorevoli al loro sostentamento e alle loro necessità. Nardini, 33 anni, è imprenditore agricolo da quando ne aveva 18; la sua passione per questo mestiere nasce oltre vent’anni fa, quando, ancora bambino, iniziò ad occuparsi di pecore e altri animali che la sua famiglia allora possedeva. “A me le pecore sono sempre piaciute – ricorda –; prima ancora di compiere 18 anni avevo già deciso che la mia strada sarebbe stata quella del malgaro. Inizialmente avevo 30 pecore, un incrocio tra la razza Reggiana e quella Massese, che governavo nei pressi di casa; poi ho iniziato, insieme a un pastore del mio paese, ad allontanarmi da Fiumalbo con il gregge, per portarlo in estate nei pascoli di montagna, dove c’è più fresco, e in inverno in quelli di pianura. Sono arrivato a governare e trasferire, tra le mie e quelle di altri proprietari, circa 1.000 pecore. Il vantaggio di questa attività? Stagione dopo stagione, si è in grado di nutrire i capi portandoli direttamente sui pascoli, e non si ha quindi bisogno di comperare fieno o mangimi vari; se i pascoli sono di proprietà, il tutto si traduce in un bel risparmio economico per l’allevatore”.

Benefici ecologici, sociali e culturali

Ma questo non è certo l’unico aspetto positivo della transumanza, la quale, oltre ad aumentare la qualità delle carni e dei formaggi derivati dalle greggi, nel rispetto del benessere animale, rappresenta anche un vero e proprio servizio ecologico per la collettività. L’occupazione dei pascoli in altura, infatti, è un ottimo strumento di controllo per la pulizia dalle sterpaglie, che alimentano i sempre più ricorrenti incendi estivi, oltre che per la biodiversità vegetale, la quale, diversamente, viene meno per l’invadenza e l’occupazione delle erbe infestanti. In altri luoghi, invece, la transumanza consente di evitare gli sfalci dell’erba con mezzi meccanici, con notevoli risparmi in termini di consumo di energia e di emissioni di CO2. Per non parlare dell’impatto che un’attività del genere può riscuotere, dal punto di vista sociale e culturale, sul territorio all’interno del quale viene praticata. Ne sono un esempio gli ultimi anni in cui Mirco ha lavorato in Emilia, dal 2008 in poi, quando è stato protagonista di un progetto di transumanza di 250 km, sostenuto da Ial Cisl Emilia-Romagna in collaborazione con il Parco del Frignano, che ha coinvolto diversi paesi di Emilia, Toscana e Basso Polesine e ha destato un vivo interesse da parte di amministrazioni, enti locali, scuole, turisti e semplici cittadini.

Dalle pecore alle vacche…

L’altro lato della medaglia? Nei suoi tanti viaggi, Mirco è spesso stato costretto a seguire gli argini dei fiumi, dal momento che non sono più esistenti i passaggi in terre demaniali; ha discusso con diversi imprenditori agricoli, che vedono il passaggio delle greggi come una sventura; ha faticato a trovare strutture di sosta adeguate, che ora giacciono in rovina, e ha dormito in luoghi di fortuna. “Quello della qualità e della tutela delle tradizioni è un passaggio stretto e difficile – conferma Nardini –, proprio come quello che ho dovuto affrontare diverse volte con le mie pecore. L’importante è avere passione e non arrendersi alle prime difficoltà. La mia grande motivazione è sempre rimasta in vita anche per merito di tutte le persone che, durante i miei viaggi, mi facevano domande, ci fotografavano o semplicemente interrompevano meravigliati il ritmo delle loro attività e aspettavano, adeguandosi all’incedere lento del gregge”. Risale a neanche un anno fa la decisione di Mirco di vendere le pecore per dedicarsi alla transumanza di vacche in Trentino Alto Adige. “Dopo tanto tempo ero un po’ stanco di stare in giro 12 mesi all’anno. Oggi governo 130 capi di Brune Alpine, non di mia proprietà; le accompagno in pascoli che superano i 2.000 m per circa 100 giorni all’anno, da giugno a settembre, e diversamente allevo una cinquantina di capre con le quali produco formaggi da vendere in loco. Sono soddisfatto: nei mesi in cui faccio il pastore transumante guadagno abbastanza per poter sopravvivere, pagare le spese di gestione delle capre e mantenere vivo e appagato lo spirito libero che mi contraddistingue, il che, per quanto mi riguarda, è tutto ciò che desidero!”.

Articolo di Zoe Parisi