L’UE boccerà la norma contenuta nel decreto sviluppo?

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AbiaConfai rilancia allarme nitrati in Bergamasca. Infatti, circola l’ipotesi di un’infrazione comunitaria a carico del nostro Paese a causa della norma sui nitrati di origine zootecnica contenuta nel cosiddetto “decreto sviluppo bis”, che di fatto sospende per un anno l’applicazione della direttiva comunitaria n. 91/676.

Quest’ultima, lo ricordiamo, contiene una serie di provvedimenti assai rigorosi per la protezione delle acque dall’inquinamento causato da nitrati di origine agricola, nonché ferree norme di utilizzazione degli effluenti di allevamento.

“Il recente provvedimento approvato dalla Camera – ricorda Leonardo Bolis, presidente bergamasco e nazionale dei contoterzisti agrari – prevede la revisione delle cosiddette ‘zone vulnerabili’ da nitrati di origine agricola, stabilendo che, nella fase transitoria, nelle attuali zone vulnerabili si applichino le disposizioni previste per le zone non vulnerabili. In questo modo il legislatore italiano ha inteso dare agli allevatori un ulteriore anno di tempo per completare gli interventi di adeguamento alla direttiva. Tuttavia, qualora da Bruxelles dovesse giungere uno stop a questa norma, molte aziende zootecniche si troverebbero in un vero e proprio vicolo cieco”.

Delle oltre 400 aziende bergamasche alle prese con problemi per rientrare nei parametri relativi al carico di azoto, ben oltre due terzi presentano esuberi tali da dover utilizzare necessariamente l’opzione di proroga offerta dal nostro Paese ai propri allevatori.

“Qualora venisse aperta la procedura di infrazione da parte della Commissione europea e sospesa l’efficacia della nuova norma – sottolinea Enzo Cattaneo, direttore di ABIA-Confai -, nella nostra provincia l’attività di poco meno di 300 aziende agricole professionali potrebbe essere a rischio. Queste ultime, secondo le nostre stime, gestiscono complessivamente un patrimonio zootecnico composto da 80.000 suini, 25.000 bovini e oltre 600.000 polli”.

In ogni caso – fa notare l’associazione – è importante evitare che questa ulteriore proroga, anche qualora superasse il difficile esame in sede comunitaria, induca gli allevatori a pensare che si possa continuare indefinitamente a rimandare l’applicazione della direttiva.

“Se si potrà dare corso ad una revisione delle cosiddette zone vulnerabili – conclude Cattaneo – è indispensabile che questa si faccia in tempi celeri e che si studino per le aziende interessate percorsi di definitivo adeguamento”.