Liquidità alle imprese, la proposta dei Minibond

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L’agricoltura è alla perenne ricerca di ossigeno per riprendersi da un periodo difficile che si protrae da troppi anni.  Una risposta nuova e tutto sommato inedita è arrivata da Enpaia, l’ente nazionale di previdenza per gli addetti e gli impiegati del settore, che ha lanciato l’idea di un ricorso ai minibond e al mondo della finanza. La proposta, arrivata per bocca del presidente Antonio Piva alla fine del 2014, si basa su di un teorema semplice: emettere titoli per un valore di un miliardo di euro, in tre tranche. Obbligazioni che sarebbero utili agli agricoltori per ottenere finanziamenti altrimenti difficilmente accessibili con una contrattazione ad personam e che libererebbero per il settore denaro utile all’innovazione e allo sviluppo rurale. Si parla, tanto per rendere l’idea, della  stessa cifra con cui Unicredit ha aperto linee di credito per il settore agroalimentare nel periodo 2014-2015 e che già Intesa Sanpaolo nel 2009 aveva messo sul piatto sottoscrivendo un accordo con Confagricoltura.

In futuro sarà sempre più problematico garantire cibo di qualità e l’Italia ha bisogno di investimenti per allargare le aziende e renderle competitive” –ha dichiarato Piva-  “L’Enpaia ha un grosso patrimonio e penso sia una grande opportunità quella di metterlo a disposizione del mondo agricolo, con un’operazione che se ottimizzata nel tempo potrebbe svincolare gli agricoltori dagli istituti di credito. Il sistema bancario non fa credito alle imprese ed è scettico riguardo al mondo del settore primario, settore che invece garantisce un ritorno economico. Al contrario le banche preferiscono dare credito ai grandi gruppi che non sempre premiano l’investimento fatto. La volontà è quella di far tornare agli agricoltori i soldi degli agricoltori”.

Nella sua relazione all’assemblea annuale dell’ente Piva, fresco di insediamento, ha puntato sul fatto che, da una lettura attenta dei bilanci, la soluzione di ricorrere al mercato obbligazionario potrebbe essere la risposta che tante, troppe piccole e medie aziende italiane non ottengono più da tempo con i classici strumenti del credito bancario. Un motivo che aveva già spinto il governo, nel 2012, a introdurre i minibond, titoli obbligazionari che le Pmi con i conti in ordine possono emettere per raccogliere liquidità fuori dai classici circuiti. Gli strumenti consentono all’azienda di replicare un sistema simile a quello di chi si quota in borsa operando, però, su un mercato creato ad hoc.

«Stiamo mettendo a punto un piano per emettere obbligazioni per il valore di 1 miliardo”- continua Piva sottolineando che la cifra è esattamente la disponibilità di cui gode ora l’Enpaia. Soldi virtualmente disponibili, insomma, ma non prestabili. “Non siamo una banca, non possiamo prestare soldi ma se emettessimo delle obbligazioni potremmo finanziare progetti innovativi, acquisto di terreni e in generale lo sviluppo delle attività agricole”.

Secondo il presidente di Enpaia, i titoli emessi avrebbero una durata fissata tra i 10 e i 15 anni, un periodo considerato ideale per dare tempo e modo alle aziende agricole di crescere, rientrare dal prestito e in questo modo onorare l’impegno con la restituzione della liquidità ricevuta. Il Piano sarà sottoposto nei prossimi mesi ai vertici del Ministero dell’Agricoltra, che potrebbe servirsi della Cassa Depositi e Prestiti come garante dell’operazione. Operazione che, se portata a buon fine, potrebbe esser eseguita anche da iniziative simili per mano di altri istituti previdenziali di settore che, bilanci alla mano, fossero nelle condizioni di finanziare i professionisti.

Articolo di Emiliano Raccagni