La sostenibilità delle macchine agricole italiane

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Il settore delle macchine per l’agricoltura in Italia e’ uno dei piu’ competitivi a livello europeo, grazie all’innovazione che lo ha reso sempre piu’ sostenibile portandolo ai primi posti in Europa per fatturato e valore aggiunto, proprio grazie agli investimenti ‘green’. Il miglioramento della performance ambientale e’ infatti diventato un asset strategico per la produzione di macchine agricole, settore che nel nostro Paese conta 3.131 imprese e 36.269 addetti, il 66,8% dei quali operai (dati relativi al 2013), e il cui fatturato e’ passato dai circa 6 miliardi di euro nel 2009 a 8,3 miliardi nel 2011.  Lo rileva il rapporto sulle tecnologie agricole verdi “Agreenculture”, realizzato da Fondazione Symbola e Coldiretti, in collaborazione con l’Ente Manifestazioni di Savigliano e l’Enama e con il patrocinio del ministero dell’Ambiente, per la Fiera della Meccanizzazione Agricola Italiana. Secondo i dati contenuti nello studio, meglio di noi in Europa fa solo la Germania, il cui fatturato del settore si attesta a 10,2 miliardi di euro. Anche passando dal fatturato al valore aggiunto, l’Italia e’ seconda in Europa solo alla Germania con 1,6 miliardi di valore aggiunto contro 2,8.  Sul fronte degli investimenti il settore non e’ ancora tornato a livelli pre-crisi, tuttavia con 145 milioni di euro investiti nel 2011 si mantiene sopra la media comunitaria (4.651 euro per addetto in Italia contro la media di 4.037 nell’Ue). Investimenti che l’Italia impiega soprattutto per migliorare i processi produttivi e i prodotti stessi, tanto che in tre anni, dal 2008 al 2011, si e’ ridotta di circa il 66% l’energia utilizzata per unita’ di prodotto. La sostenibilita’ del settore si misura anche sui dati che riguardano rifiuti e scarti di lavorazione: se nel 2007 la produzione di rifiuti per addetto risultava pari 4,8 tonnellate, nel 2011 era scesa a 3,3. Merito degli investimenti fatti per la conversione ‘green’ degli impianti produttivi del settore che collocano l’Italia all’avanguardia in Europa in termini di impatto ambientale.  Nel triennio che va dal 2008 al 2010, inoltre, le imprese del settore che hanno investito in innovazione di prodotto sono passate dal 43,1 al 47,7%, mentre sul fronte dell’innovazione di processo le imprese investitrici erano il 18,3% e sono arrivate al 37,4%, dimostrando una propensione all’innovazione decisamente maggiore rispetto al resto dell’industria manifatturiera e del totale dell’economia.  Ed e’ grazie a questi sforzi e a queste eccellenze se, nonostante la crisi e l’agguerrita concorrenza dei Paesi emergenti, l’Italia della meccanizzazione agricola ha retto meglio degli altri paesi dell’Ue: nell’evoluzione della domanda globale di macchine per l’agricoltura la quota assorbita dall’Europa e’ scesa tra il 2003 e il 2012 di 8 punti, mentre quella dell’Italia e’ scesa di circa 3 punti. Dimostrando non solo una dinamica migliore rispetto all’Ue ma anche rispetto al totale dei prodotti esportati, evidenziando l’importanza del settore per l’export made in Italy, stando a quanto rilevano i dati Eurostat riferiti al 2012. Allargando lo sguardo al settore primario, emerge come la nostra agricoltura sia una delle piu’ competitive dell’Ue con primati nel valore aggiunto per ettaro (2.181 euro/ha, il triplo di quello del Regno Unito, il doppio della Spagna, quasi il doppio della Francia, 1 volta e mezza di quello tedesco), occupati agricoli ad ettaro (10,1 ogni 100 ha, il triplo rispetto a Francia, Germania e Spagna, quasi 6 volte quello del Regno Unito), export nel mondo e sicurezza alimentare.  In piu’, il settore agricolo italiano vanta il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite (0,3%), inferiori di 5 volte a quelli della media europea (1,5% di irregolarita’) e di 26 volte a quelli extracomunitari (7,9%). Risultati importanti, raggiunti anche grazie alla scommessa sulla qualita’ e sulla sostenibilita’. Quasi la meta’ (49,1%) delle imprese con produzione prevalente agricola con dipendenti, infatti, negli ultimi tre anni (2010-2012) ha adottato metodi e tecnologie per la riduzione dei consumi di energia ed acqua. Si tocca la punta del 63% nel settore delle coltivazioni di serra e dei vivai, dove il consumo di acqua ed energia e’ piuttosto elevato.