Le “richieste” dei giovani imprenditori

1394

20151120_151113

Un cambio di vita radicale, profondo e decisivo. All’improvviso nasce la voglia di fare altro, di tornare alla terra. E’ sorta così l’azienda agricola Ferrarese. A raccontarlo è Piergiovanni, giovane ed intrapredente imprenditore. “La nostra azienda è sorta a seguito della volontà di mio nonno paterno di cambiare vita, all’età di 45 anni, – ci spiega Ferrarese – oggi al timone ci sono io, insieme a mio padre Paolo e mio fratello Mario, appassionato ed instancabile allevatore. Io sono laureando in giurisprudenza, specialista di diritto agrario ed alimentare e discuterò la tesi che ha come tema le reti d’impresa nel comparto agricolo, sistema aggregativo in cui credo molto e che, senza ombra di dubbio, rappresenta un’occasione di sviluppo da valorizzare sempre più”. L’azienda Ferrarese coltiva 120 ettari di proprietà a seminativo cerealicolo, leguminose, mais e foraggi, in base alle previsioni dei mercati maggiormente in grado di ottimizzare i redditi. Inoltre, si allevano 115 vacche di razza Frisona, considerando la rimonta in azienda sono presenti circa 240 capi che producono latte di qualità, destinato alla realizzazione di formaggio, in primis il Grana Padano.

L’azienda, negli scorsi anni, aveva deciso di puntare sulle energie alternative. “Come tanti altri colleghi, avevamo puntato sul fotovoltaico e sul biogas, – sottolinea Piergiovanni – ma, al cospetto di un quadro istituzionale e legislativo poco chiaro e stabile e della mancanza di una vision certa e ben definita, abbiamo rinunciato. Purtroppo in Italia è mancato un piano davvero lungimirante, è chiaro che si può e si deve fare di più in materia di agroenergie. A mio avviso, sarebbe opportuno favorire l’installazione di nuovi pannelli sui tetti, opzione su cui stavamo puntando, in modo da generare energia ma con un impatto pari a zero per l’ambiente, da utilizzare in loco ma anche da porre in rete. Necessita, però, un programma chiaro, che garantisca certezze, specialmente sul piano fiscale”.

Ed una rivisitazione sarebbe opportuna anche per quanto concerne i contributi pubblici, secondo Ferrarese. “Si tratta di strumenti certamente importanti, – riflette il giovane imprenditore agricolo – ma penso sia il caso di rivedere la loro funzione: non devono, infatti, rappresentare il motivo che spinge ad innovare ma uno strumento, una possibilità, per integrare un progetto imprenditoriale in cui si crede davvero. Troppo spesso ho assistito all’acquisto di un trattore o alla realizzazione di un capannone soltanto perchè parte delle spese è coperta dal contributo. L’agricoltura, collocata nel contesto dei costi globalizzati che ben conosciamo, vive un momento davvero particolare, tali strumenti agevolativi vanno utilizzati per abbattere i costi in primis, ma anche per dar vita ad aziende maggiormente sostenibili dal punto di vista economico ed ambientale”. Piergiovanni ci rivela quale è il progetto in cantiere all’interno dell’azienda Ferrarese. “Oltre alla pratica del doppio raccolto, realizzare un pivot, moderno sistema di irrigazione mediante l’utilizzo di un carrello semovente largo fino a 300 metri e capace di irrorare acqua a basse pressioni così da ridurre i consumi”.

Già all’età di 18 anni Piergiovanni decise di entrare a far parte dei Giovani di Confagricoltura, sezione di Verona, di cui divenne vicepresidente all’età di 20 anni. Da tre anni fa parte della giunta nazionale dei Giovani di Confagricoltura, divenendo rappresentante delle regioni Liguria, Piemonte, Veneto, Lombardia e Friuli Venezia Giulia.”Un’esperienza davvero entusiasmante che mi ha consentito di comprendere sino in fondo l’importanza di lavorare in team, soprattutto a livello locale, – osserva Ferrarese – ai giovani imprenditori agricoli dovrebbero essere garantiti un agevole accesso alla terra, soprattutto quelle incolte ed abbandonate; un più semplice accesso al credito, le banche infatti dovrebbero tornare ad investire nell’economia “reale”, scommettendo con convinzione sul settore primario; inoltre, le pratiche burocratiche andrebbero semplificate: ancora si utilizza troppa carta, sono ancora eccessive le lungaggini e gli adempimenti; infine, ma non ultimo per importanza, capitolo infrastrutture: il nostro paese deve scommettere sulla rete internet, prima ancora di informatizzare i procedimenti va garantita un’adeguata copertura su tutto il territorio, nonchè migliorare i collegamenti viari e ferroviari tra diverse aree della penisola, isole comprese”.

L’effetto Expo ha prodotto risultati positivi? “Mai come quest’anno si è sentito spesso parlare di politica agricola ma gli effetti dell’Expo per il rilancio del comparto penso che non si siano ancora fatti sentire, – commenta Ferrarese – spero che non si sia trattata di un’occasione persa, non colta sino in fondo. Nell’ambito dell’evento, in cui non ho visto grande innovazione, anzi più un ritorno al passato, noi di Anga abbiamo organizzato un incontro per confrontarci con altri colleghi europei per provare a delineare gli scenari agricoli del futuro”. Ma, nonostante tutto, la parola d’ordine è sempre la medesima: ottimismo. “Guardo con fiducia al futuro, ho ancora voglia di scommettere ed innovare nel settore, – conclude Piergiovanni – molto dipenderà dalla politica, chiamata a pianificare e definire programmi di sviluppo, con meno spot e promesse e più impegni concreti, ma anche noi imprenditori dobbiamo essere capaci di rimetterci in gioco, modificando schemi precostituiti, abbandonando modelli divenuti ormai anacronistici”.

Articolo di Antonio Longo