Le innovazioni nel solco della tradizione

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Lo scrittore e poeta statunitense Wendell Berry, sempre attento ai temi legati alla tutela dell’ambiente, scriveva “Quando il cibo, nelle menti di coloro che lo mangiano, non è più legato all’agricoltura e alla terra, si soffre di un’amnesia culturale pericolosa e fuorviante”. Con questa citazione il giovane Luigi Adinolfi ha avuto il piacere di “rompere il ghiaccio” per presentarci l’attività della sua azienda agricola: l’agriturismo Santa Marina, situato tra la Calabria e la Basilicata, al confine con il Parco Nazionale del Pollino. Struttura che propone una cucina tipicamente casereccia, utilizzando prodotti naturali, e alloggi ubicati in antiche case contadine immerse nella natura del paesaggio tipico della macchia mediterranea.

“Usiamo pasta rigorosamente fatta in casa ed ingredienti biologici di nostra produzione, inoltre alleviamo il maiale Nero di Calabria D.O.P., – esordisce Adinolfi – il nostro è un agriturismo storico, certamente tra i pionieri di tale attività in Italia, nel 2015 festeggeremo i 20 anni di attività mentre l’azienda agricola ha più di un secolo di vita, ma fino alla fine del ‘900 era solo una masseria. Nella nostra storia recente abbiamo ottenuto riconoscimenti nazionali, come il Premio Oscar Green 2012 di Coldiretti con Amaro Ulivar, l’amaro all’olio extravergine d’oliva di cui siamo produttori, e il Premio Nuovi Fattori di Successo 2013 del MIPAAF”. L’azienda ha partecipato a bandi per contributi pubblici, in particolare ha usufruito di finanziamenti per la copertura del 50% delle spese previste dal Gal Alto Jonio Federico II, investimenti destinati alla crescita di Amaro Ulivar e alla promozione di prodotti agroalimentari di eccellenza, radicalmente legati alla terra di appartenenza, l’Alto Jonio Cosentino e il Comune di Oriolo”.

Un giovane imprenditore dalle idee chiare che si è già posto tanti traguardi da raggiungere. “L’eccessiva burocrazia tiene lontani dalle terre, dagli animali, dallo sviluppo dell’azienda e dalla commercializzazione dei propri prodotti, – osserva Luigi – è purtroppo forte la percezione, dalle nostre parti, di uno Stato assente, incapace di risolvere i reali problemi di chi produce e questo si riflette automaticamente nelle nuove generazioni che, nonostante crescano in una terra ad alto potenziale turistico/enogastronomico/culturale, sono spesso portate ad emigrare per l’impossibilità di avviare attività in proprio”.

LUIGI-ADINOLFI-COMMUNITY - Copia

Alcuni suggerimenti provenienti da chi è quotidianamente impegnato in prima linea di certo non guastano: “Necessita puntare veramente sul Made in Italy e tutelare la biodiversità agroalimentare italiana, unica al mondo, attraverso controlli rigorosi sulle importazioni di prodotti alimentari ed obbligando a dare in etichetta tutte le indicazioni necessarie al consumatore per conoscere la reale provenienza dei prodotti alimentari, – sottolinea Luigi Adinolfi – inoltre, combattere il falso Made in Italy all’estero che ci danneggia per più di 60 miliardi di euro ogni anno. Ed ancora, favorire l’export delle eccellenze italiane promuovendo sempre più eventi come l’Expo e semplificando gli adempimenti burocratici. Infine, detassare la successione delle aziende per favorire il ricambio generazionale e le attività che si svolgono in aree svantaggiate”. Giudizi positivi giungono in riferimento alle recenti novità normative: “Bene le nuove regole sull’etichettatura degli alimenti entrate in vigore lo scorso 13 dicembre, molto bene anche gli aiuti ai giovani e ai piccoli agricoltori previsti dalla nuova Pac e la “black list” che indica le realtà non agricole che non devono avere più accesso alle risorse, – conclude il giovane imprenditore – sono piuttosto ottimista, il futuro dell’Italia è a tavola e in campagna, ma si spera non nel senso di “tarallucci e vino” ”.

Articolo di Antonio Longo