Latte e derivati: obbligo di indicazione d’origine in etichetta

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Ora è ufficiale: arriva in Italia l’obbligo di indicare in etichetta l’origine dei prodotti lattiero caseari. La firma al decreto che introduce il provvedimento è arrivata nei giorni scorsi dal Ministro delle Politiche agricole Martina, dopo il via libera in sede europea di metà ottobre. Con questo sistema, ufficialmente in vigore dal primo gennaio 2017, il consumatore troverà sulle confezioni dei prodotti la provenienza delle materie prime utilizzate per latte, burro, mozzarella, yogurt e formaggi di origine vaccina, ovo caprina e bufalina. Il decreto prevede che l’origine della materia prima sia indicato in etichetta in modo chiaro, visibile e facilmente leggibile, comprendendo il Paese di mungitura e quello del Paese in cui il prodotto è stato trasformato. Nel caso il latte, o il latte utilizzato come ingrediente dei prodotti lattiero-caseari, sia stato munto, trasformato e confezionato nello stesso Paese, l’indicazione può essere unica, arrivando, qualora ve ne fossero le condizioni, alla fatidica dicitura “origine del latte: Italia”. Se, come capita in molti casi, la filiera si sviluppa in Paesi diversi, compariranno a seconda dei casi altre diciture come “latte di Paesi UE”, “latte confezionato e trasformato in paesi UE”, o “paesi non UE”. Sono esclusi dall’obbligo solo i prodotti Dop e Igp, già dotati di disciplinati relativi all’origine e il latte fresco già tracciato.

L’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del latte è necessario per il 96% degli italiani, che lo ritengono un elemento rilevante di trasparenza per fare scelte di acquisto consapevoli“. E’ quanto afferma la Coldiretti, tra i principali sostenitori di questo provvedimento. “Con l’etichettatura di origine – afferma il presidente Roberto Moncalvo – si dice finalmente basta all’inganno del falso made in Italy, con tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro venduti in Italia che sono stranieri, cosi come la metà delle mozzarelle fatte con latte o addirittura cagliate provenienti dall’estero, senza che questo sia stato obbligatorio fino ad ora riportarlo in etichetta; è un importante segnale di cambiamento anche a livello comunitario, dove occorre proseguire nella battaglia per la trasparenza“. Secondo la Coldiretti, 1,7 milioni di mucche da latte in Italia possono mettere la firma sulle proprie produzioni garantite da livelli di sicurezza e qualità superiore; questo grazie al sistema di controlli realizzato dalla rete di veterinari più estesa d’Europa, ma anche alla leadership europea con 49 formaggi a denominazione di origine realizzati sulla base di specifici disciplinari di produzione.

Tutto ciò, però, non basta secondo Federalimentare, secondo la quale il decreto italiano per la massima trasparenza genererà addirittura “confusione” nel consumatore in quanto “gli obblighi di indicazione della materia prima entrati in vigore oggi non sono applicabili a nessun prodotto a base di latte ottenuto in altri Paesi della Comunità e venduti sul mercato italiano, con la situazione paradossale di far apparire magari più ‘italianeggiante’ un prodotto tedesco o danese che uno realmente fatto in Italia. Purtroppo l’adozione del decreto nazionale sull’origine del latte, così come l’adozione di qualsiasi provvedimento sull’origine che abbia solo una base nazionale, non raggiunge nessuno dei predetti obiettivi ma anzi aumenta la confusione per il consumatore“.

Alla novità sui prodotti lattiero caseari se ne accompagna un’altra, al via sempre in questi giorni. Scatta infatti l’obbligo della dichiarazione nutrizionale sull’etichetta degli alimenti che si applica a tutti i prodotti confezionati che devono ora indicare anche le informazioni relative a valore energetico, quantità di grassi (di cui gli acidi grassi saturi), i carboidrati (di cui gli zuccheri), le proteine e il sale, espressi per 100 grammi o 100 millilitri di prodotto, e facoltativamente anche per porzione. Ciò si deve all’entrata in vigore delle norme previste dal Regolamento (UE) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori che consente anche di indicare su base volontaria altri elementi, quali gli acidi grassi monoinsaturi, acidi grassi polinsaturi, amido, fibre e i sali minerali o vitamine se contenuti in quantità significative.

Emiliano Raccagni