L’anno nero dell’olio italiano

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37%. È la cifra, purtroppo negativa, con cui il 2014 sarà ricordato dal mondo dell’olio italiano. Praticamente una bottiglia su tre, infatti, quest’anno non vedrà la luce a causa di una crisi produttiva con pochi precedenti negli ultimi decenni (solo trecentomila tonnellate contro le oltre 464mila del 2013) e determinata innanzitutto dagli attacchi alle piante causati dalla mosca olearia e da una serie di concause negative a cominciare dal clima, caratterizzato da umidità, piogge in eccesso e da un unico picco di caldo, a giugno, che ha compromesso lo sviluppo dei frutti e invece favorito il proliferare di insetti e parassiti. Le grandinate di fine stagione hanno dato il colpo fatale a una produzione già compromessa, con picchi negativi in due regioni chiave per la filiera italiana come Toscana (-45%) e Umbria (-45%) e con valori analoghi registrati nelle Marche, Abruzzo, Basilicata e Liguria. Per rendere ancora meglio la dimensione del danno su scala nazionale, basti pensare che la Sicilia, di fatto la Regione meno colpita, registra comunque un calo produttivo del 22%.

Oliva bene di lusso. Una delle conseguenze scontate di questo stato di cose è la forte crescita delle quotazioni dell’olio. Un po’ meno prevedibile il fatto che, a causa dello scarso raccolto, le olive e l’olio siano diventate merce appetibile per i furti. Lo denuncia Coldiretti, lanciando l’allarme a livello nazionale sul boom di furti nelle campagne, dove i ladri rubano dalle olive ai fusti di  extravergine, con centinaia di quintali di prodotto spariti dalle aziende e dagli uliveti, con raid di squadre organizzate che in un’ora riescono a raccogliere oltre un quintale di olive, mentre trafugare una cisterna piena di olio può portare un bottino di oltre 200mila euro. Nel giro di pochi giorni – sottolinea la Coldiretti – le forze dell’ordine hanno effettuato decine di arresti ma i tentativi di furti continuano, tanto da aver spinto alcuni agricoltori ad organizzarsi con ronde, mentre altri si sono affidati a istituti di vigilanza, con i camion che trasportano l’extravergine scortati dalla polizia. Olive come diamanti dunque, scortate contro il moltiplicarsi dei tentativi di furti che sono ora all’ordine del giorno dell’analisi dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare promosso dalla Coldiretti, anche perchè il prodotto sottratto alimenta una filiera illegale che provoca danni economici ma anche rischi per la salute.  Considerata la gravità del fenomeno, Coldiretti ha chiesto alle Prefetture sul territorio un intervento per il pattugliamento delle strade più sensibili, per proteggere il transito di tir con a bordo cisterne di olio extravergine, e una più massiccia presenza di forze dell’ordine nelle campagne. Ma si pensa anche all’installazione di videocamere negli uliveti che in Italia contano su un patrimonio di circa 250 milioni di piante su 1,1 milioni di ettari di terreno.

Spagna in crisi. Alla base di tutto, come detto, l’impennata record delle quotazioni, che per effetto del crollo di produzione hanno raggiunto la cifra da guinness di sette euro al chilo alla Borsa merci di Bari: +40% in una settimana. La situazione è aggravata ulteriormente dai problemi attraversati dalla Spagna, forte fornitore dell’extravergine di casa nostra, in cui il raccolto quest’anno è praticamente dimezzato. Considerando che il fabbisogno nazionale di extravergine per il nostro Paese è stimato attorno al milione di tonnellate annue, aumenteranno considerevolmente gli acquisti dall’estero, senza poter contare più di tanto sulla sponda iberica. Ecco che molte delle 700mila tonnellate necessarie per i “blend” di oli non a denominazione, andranno trovate altrove, soprattutto in Grecia e Tunisia.

Articolo di Emiliano Raccagni