L’accordo sulla flessibilità dei singoli Stati

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Raggiunto dopo un’estenuante trattativa l’accordo che consentirebbe agli Stati europei maggiore flessibilità (e quindi margine di manovra all’interno dei propri confini) nella limitazione o divieto degli Ogm. E’ uno dei punti cardini emerso al termine del vertice a Bruxelles sul delicatissimo negoziato circa la coltivazione degli Ogm in Europa. Il commento a caldo del Ministro delle Politiche agricole Martina arriva con un tweet: “ “Bene accordo in Ue su ogm. Abbiamo lavorato per dare più autonomia agli Stati sulle scelte“.

Intesa da formalizzare. Secondo quanto riferito dal Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti l’intesa dovrà ora essere formalmente approvata dal Comitato degli Ambasciatori Ue Coreper e dalla Commissione parlamentare Ambiente. L’ Obiettivo del lungo vertice era quello di trovare un punto di incontro sulla proposta della direttiva Ue che consentirebbe ai singoli Stati membri di restringere o vietare la coltura degli Ogm su una parte o sull’insieme del loro territorio, nonostante essi siano stati autorizzati o siano in corso di autorizzazione a livello europeo. Quella dell’Italia è la nona presidenza dell’Unione che tenta di chiudere l’accordo su una decisione estremamente importante per il settore. Per questo, è stato lo stesso ministro per l’ambiente, Gian Luca Galletti, a guidare i negoziatori del Consiglio Ue. L’intesa prevede anche la fine di ogni limite di tempo per vietare una coltivazione. Inoltre, se il richiedente non solleva obiezioni, il campo di applicazione geografica dell’autorizzazione comunitaria escluderà automaticamente quel territorio. Infine la Commissione avrà due anni di tempo per aggiornare gli allegati della Direttiva 2001/18 sulla valutazione del rischio ambientale.

I numeri nel mondo. Sono 27 i Paesi che nel mondo coltivano biotech, per un totale di 175 milioni di ettari concentrati soprattutto negli Stati Uniti (70,1 milioni di ettari), Brasile (37 milioni), Argentina (24,4 milioni) e Canada (11 milioni) ma anche in Cina e nei Paesi di via di Sviluppo. La ‘mappatura’ delle coltivazioni biotech giunge da Coldiretti sulla base dei dati dell’International Service for the Acquisition of Agri-Biotech Applications In coda alla classifica delle superfici coltivate c’è l’Unione europea, dove sono rimasti solo cinque Paesi, su ventotto, a coltivare Ogm (Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia e Romania), con appena 148mila ettari di mais transgenico MON810 piantati nel 2013, la quasi totalità in Spagna (136.962 ettari).

I commenti a caldo. ‘L’Italia è libera di non coltivare Ogm come ha fatto fino ad ora e come chiedono quasi 8 cittadini su 10 (76%) che si oppongono al biotech nei campi’. Lo afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo: “Siamo di fronte ad un importante e atteso riconoscimento della sovranità degli Stati di fronte al pressing e alle ripetute provocazioni delle multinazionali del biotech: l’Europa da un lato, le Alpi e il mare dall’altro, renderanno l’Italia sicura da ogni contaminazione da Ogm a tutela della straordinaria  biodiversità e del patrimonio del made in Italy”.

Plaude all’accordo anche la CIA, che in una nota sottolinea “Un passo avanti fondamentale per giungere a una soluzione definitiva della questione Ogm, anche in Italia dove da tempo è stata richiesta l’attivazione della clausola di salvaguardia”. Di parere diametralmente opposto, come prevedibile,  il mondo dell’industria: “L’accordo mina l’innovazione e il mercato unico europeo”, secondo  EuropaBio, l’associazione europea delle industrie biotech. Per Batti Spath, direttore di biotecnologia agricola a EuropaBio, bisogna parlare di “un accordo di non-coltivazione, che consente agli Stati membri di respingere formalmente prodotti sicuri che sono approvati a livello europeo. Si tratta quindi di un pericoloso precedente per il mercato interno dell’Ue, e di un segnale negativo per le industrie innovative in tutto il mondo. Quanto agli agricoltori europei, hanno perso la loro libertà  di scelta”.

Articolo di Emiliano Raccagni