La pecora dagli occhiali

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La Villnösser Brillenschaf tenta la strada della qualità e della trasformazione in salumi.

Come quasi sempre accade, è nelle zone più remote ed impervie della nostra penisola che si custodiscono i patrimoni zootecnici più autoctoni. Questi sono spesso salvati dall’oblio grazie all’opera di pochi e motivati allevatori, che tuttora credono nelle potenzialità future di razze che in passato hanno sfamato e dato benessere ad intere generazioni. Slow Food, come in molti altri casi, ha creduto in questa possibilità e mette a disposizione la propria rete per consentire che il progetto abbia successo. Questa razza, originaria della Val di Funes, è nata intorno alla metà del Settecento ed è attualmente la più antica tra quelle allevate nella provincia autonoma di Bolzano: studi genetici hanno dimostrato che è un ceppo locale dell’austriaca Kärntner Brillenschaf (in italiano “pecora della Carinzia”), derivata da incroci praticati tra le razze Alte heimische Landschläge, Bergamasca e  Paduaner Seidenschaf, tutte razze allevate a ridosso dell’arco alpino centro-orientale (dalla Lombardia alla Slovenia), le cui caratteristiche morfologiche sono state selezionate nel corso dei secoli a seconda delle preferenze degli allevatori. Il nome originale, Villnösser Brillenschaf, sta a significare esattamente “pecora con gli occhiali della Val di Funes”, un appellativo che discende dalla presenza ben evidente attorno agli occhi di grandi chiazze nere a forma di anello; altre caratteristiche morfologiche che contraddistinguono gli esemplari della razza sono la colorazione nera che interessa da circa un terzo fino a metà dell’orecchio, mentre il resto del vello è completamente bianco; in passato erano presenti, seppure in numero esiguo, anche esemplari con vello di colore marrone, carattere oggigiorno scomparso. In tutto il Südtirol ne rimangono ormai solo 2.500 capi adulti, di cui 1.800 sono le femmine, che partoriscono annualmente circa 2.500 agnelli destinati alla rimonta o alla macellazione come pregiatissima carne, venduta prevalentemente nel mercato locale e provinciale. Grazie alle politiche di salvaguardia e di valorizzazione, la razza ha leggermente incrementato il proprio patrimonio nel corso degli ultimi 15 anni; nel 1998 erano infatti censite 1.100 femmine e 200 montoni. Oltre alla zona tipica, capi si ritrovano anche in Val Badia nonché nelle valli ladine del Trentino-Alto Adige come la Val Gardena e nel confinante Friuli. Spesso per la macellazione vengono prediletti incroci con altre razze locali o con la Tiroler Bergschäf. La Villnösser Brillenschaf è una pecora acorne, priva di lana sulla testa, con orecchie lunghe e pendenti, corporatura robusta, petto largo, spalla muscolosa, arti sottili, unghie dure, naso stretto con spiccata curvatura. Il peso delle fattrici va dai 50-60 kg (con un massimo di 80 kg), nei maschi è ordinariamente di 70-80 kg (con un massimo di 100 kg); l’altezza al garrese è di 70-75 cm nelle femmine, 75-80 cm nei maschi. Per quanto riguarda le femmine, il peso minimo per il primo parto è di circa 45 kg, il coefficiente di fertilità della razza si aggira attorno al 150%. Il sistema di allevamento adottato è quello estensivo, con piccoli greggi costituiti da un maschio ogni quindici femmine. La pecora dagli occhiali è iscritta tra le razze in via di estinzione che godono dei contributi comunitari, nazionali e locali sulla biodiversità: tutti i soggetti censiti appartengono a qualche decina di allevatori, raccolti nell’associazione di piccoli allevatori della provincia autonoma di Bolzano, sebbene siano ormai solamente tre le vere e proprie aziende rette da agricoltori a titolo principale mentre tutti gli altri lo fanno unicamente come attività secondaria, per l’autoconsumo o la vendita diretta alla popolazione locale o ai turisti.

Articolo di Roberto Villa