La parola d’ordine deve essere “ottimismo”  

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“Aprite questo scrigno: ogni vino una storia da raccontare, una fragranza e una sensazione da far giungere al cuore. Emozioni da gustare a piccoli sorsi”. E’ quanto si legge nella pagina di presentazione del sito internet dell’azienda agricola biologica Carpineti che opera in provincia di Latina, alle pendici dei Monti Lepini, a Cori, antica cittadina laziale risalente al IV secolo a. C, 56 km a sud di Roma. “A quasi 400 metri sul livello del mare, l’azienda appartiene alla famiglia Carpineti da generazioni e dal 1994 ha scelto la via dell’agricoltura biologica, – ci spiega Marco Carpineti – il nostro punto di forza è la scoperta e la lavorazione di vitigni autoctoni, dal 2015 ci stiamo convertendo a metodi di agricoltura biodinamica”. Una realtà vitivinicola in piena evoluzione che guarda al futuro ma che affonda le proprie radici nel passato. Attualmente l’azienda si estende per circa 52,5 ettari, di cui 41 coltivati a vigneto e 11,5 a uliveto. La scommessa, che si sta dimostrando vincente, punta su alcuni vitigni sconosciuti, che solo questo territorio ha conservato come un tesoro nascosto. Vitigni a bacca bianca da sempre coltivati sono il Bellone, l’Arciprete Bianco (biotipo del Bellone) e due varietà di uva Greco, dette in loco Moro e Giallo, quasi scomparse nel territorio. Quelli a bacca rossa sono il Nero buono di Cori, il Montepulciano e il Cesanese. Un dosato mix in cui si innesta la particolare attenzione per la tutela ambientale. “Generiamo una parte dell’energia con il fotovoltaico ed usiamo anche la trazione animale, utilizzando il Cavallo Agricolo Italiano della razza TPR” aggiunge Marco che lancia uno sguardo al contesto generale in cui quotidianamente opera l’azienda: “Tra le problematiche che registriamo vi sono sicuramente la mancanza di programmazione da parte delle istituzioni e la poca coesione del mondo produttivo. Sarebbe senza dubbio auspicabile snellire le procedure burocratiche e realizzare un’attuazione immediata delle leggi comunitarie, sfruttandole al massimo. Spesso, invece, ci troviamo al cospetto di norme poco chiare ed alcune anche inutili”. Un panorama in chiaroscuro, tra luci ed ombre, che spinge gli addetti ai lavori ad incrementare, nei limiti del possibile, l’impegno e le energie profuse. “Senza ombra di dubbio sono ottimista, ma se le istituzioni lavorassero al nostro fianco diventerei molto ottimista, – evidenzia Carpineti – i prodotti agroalimentari italiani sono i migliori del mondo, sono talmente fiducioso che ho coinvolto i miei figli nell’attività agricola, malgrado i loro studi universitari”.

Di Antonio Longo