Insetti, la minaccia giapponese

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Arriva dall’estremo oriente l’ennesima minaccia per campi, piante e coltivazioni italiane. E, come è già successo, sbarca da clandestina nelle zone attorno all’aeroporto di Malpensa, magari nascosta in un carico di provenienza esotica. Passata inosservata ai controlli, esce allo scoperto, trova un ambiente di suo gradimento e inizia a moltiplicarsi. I primi avvistamenti di Popillia japonica –questo il suo nome si sono susseguiti alla fine di agosto nelle zone del Parco del Ticino, oasi verde a cavallo tra Lombardia e Piemonte. Tanto è bastato per  far scattare l’allarme da parte del servizio fitosanitario locale, preoccupato dalla fama di questo coleottero di origini giapponesi, noto per essere uno dei più temibili distruttori di vegetali al mondo. Dall’aspetto apparentemente innocuo (somiglia molto ai comuni “maggiolini”), dal corpo verde brillante e dalle ali color rame o bronzo, questo insetto ha la capacità di infestare fino a trecento specie diverse. Mais, alberi da frutto, pomodoro, rosa, vite, pisello, aceri: tutte potenziali “vittime” della Popillia japonica, i cui adulti divorano le foglie, i fiori e i frutti, mentre le larve attaccano le radici, con danni enormi a prati e parchi, di cui riescono a distruggere completamente il tappeto erboso.

Presente in Europa con danni documentati in Portogallo e Russia, l’Attila del Sol Levante, come qualcuno lo chiama, è arrivato negli Stati Uniti già un secolo fa e oggi rappresenta la specie d’insetto infestante più diffusa. Ancora oggi, secondo le stime del Dipartimento di Agricoltura americano, causerebbe oltre 234 milioni di dollari di danni, imponendo interventi di controllo che costano annualmente poco meno di mezzo miliardo di dollari. Secondo i tecnici del settore fitosanitario che tentano di circoscriverne la diffusione in Italia, per adesso ha attaccato soprattutto ortiche e rovi ma la preoccupazione, terminato il periodo di alimentazione degli adulti, è tutta nei confronti delle nuove generazioni, frutto delle deposizioni di uova di questi mesi.

Questi insetti di origine estera e le specie animali straniere, come la nutria, per esempio, arrivano nei nostri territori senza trovare concorrenti in grado di limitarne la riproduzione” afferma Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombardia “oppure sono così forti da eliminare intere popolazioni di prede o di piante: si tratta quindi di una minaccia da non sottovalutare”.

Secondo la Banca dati mondiale delle specie invasive sono oltre 200 quelle presenti nel nostro paese. In Lombardia, come spiega Guido Grilli, professore del Dipartimento di scienze veterinarie dell’Università Statale di Milano, a livello di fauna le minacce maggiori all’ecosistema e alle produzioni agricole arrivano da animali come la nutria (attualmente diffusa in oltre il 70% del territorio lombardo) e la minilepre. Quest’ultima, originaria dell’America centrale e dell’estremità settentrionale del Sud America, è stata introdotta in Italia negli anni Sessanta per motivi venatori. Oggi è diffusa nelle province di Varese, Como, Pavia, Lodi, Milano, Brescia e Cremona, e oltre a cibarsi di cortecce di giovani piantine, mette a rischio la presenza del coniglio selvatico e domestico.

E ancora il pesce siluro, che può raggiungere pesi prossimi al quintale, la rana toro americana e la cozza zebra. “La Popillia Japonica si può inserire tra gli insetti esotici più pericolosi per il nostro ecosistema e per la nostra agricoltura“, afferma il professor Mario Colombo dell’Università di Milano. “Così come il tarlo asiatico, la diabrotica del mais, il cinipide del castagno e la cicalina della flavescenza dorata della vite“.

Se sulla terraferma altre specie esotiche dannose sono lo scoiattolo grigio (introdotto nei parchi cittadini o come animale di compagnia) e il procione (segnalato in Lombardia dal 2004 e oggi presente in più di cento esemplari nella zona tra Milano e Bergamo), nell’acqua si contano altri invasori stranieri: dalla testuggine dalle orecchie rosse, inserita tra le cento specie aliene più invasive al mondo, al gambero della Louisiana diffuso soprattutto nelle province di Varese, Milano, Pavia, Lodi e Cremona.

Articolo di Emiliano Raccagni