Il mais “magico” che parla italiano

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MAISMAGICO

Sono stati necessari più di dieci anni di studio, confronto, incroci e sperimentazioni. Ma, alla fine, il mais “magico” ha svelato tutti (o quasi) i suoi segreti. Magic maize, come è stato ribattezzato, è il frutto di una ricerca coordinata dalla Scuola superiore Sant’Anna di Pisa, grazie alla quale, incrociando otto genitori, si è riusciti a ottenere 1636 differenti varianti (o linee) di mais. Un vero e proprio Arlecchino genetico che d’ora in poi potrà essere utilizzato dai ricercatori di tutto il mondo come una sorta di banca molecolare, utile a ottenere varietà di mais capaci di adattarsi alle più diverse condizioni, come le coltivazioni su terreni aridi e in presenza di siccità. Mais  più forte, in grado di aumentare le proprie rese per ettaro e facilitare il lavoro degli agricoltori. Il tutto, grazie alla produzione di nuovi ibridi dal carattere altamente innovativo.

Lo studio è stato pubblicato sulla prestigiosa rivista Genome biology e, con a capo l’equipe pisana, ha coinvolto un pool di ricerca internazionale che comprende anche l’Istituto di genomica avanzata dell’Università di Udine, le Università di Bologna e Gent, l’Istituto di biotecnologie delle fiandre e il Jackson laboratory negli USA.

La pubblicazione dello studio -commenta il genetista Mario Enrico Pè, coordinatore della ricerca- punta a evidenziare la capacità dei nostri ricercatori di utilizzare la popolazione di Magic maize per identificare geni coinvolti nella fioritura, nello sviluppo e nella capacità produttiva in modo efficiente e modulare. Le conoscenze sviluppate e quelle che deriveranno dall’impiego del Magic maize, rese disponibili a tutti i centri di ricerca mondiale, contribuiranno alla progettazione di un nuovo mais, nella prospettiva di un’agricoltura efficiente e sostenibile. Abbiamo l’ambizione di rendere questo mais l’elemento centrale di una piattaforma avanzata e attraverso questa risorsa generare strati successivi di conoscenze, che deriveranno dall’applicazione di studi agronomici, fisiologici, bio informatici, che convergeranno per contribuire alla costruzione del mais del XXI secolo, che potrà fornire un valido supporto genetico nella lotta contro le carestie, anche quelle provocate dai cambiamenti climatici“.

Dopo 11 anni di lavoro, necessari alla messa a punto del Magic maize, quindi, la nuova enorme banca dati genetica potrà essere la chiave per confrontare le caratteristiche delle piante e numerosissime varietà con le  informazioni contenute nella mappa genomica del mais pubblicata nel 2009 dal Maize genome project. Qualcuno lo ha definita una sorta di “Stele di Rosetta” delle piante, capace di individuare di volta in volta i geni che determinano le caratteristiche finali desiderate e utilizzare queste informazioni per ottenere colture tarate a seconda delle esigenze, ottimizzando i raccolti.

Un alleato in più, insomma, in considerazione dell’aumento della popolazione mondiale e dei cambiamenti climatici che mettono a dura prova l’agricoltura. il Magic maize, permetterà, secondo le  aspettative degli scienziati,  di compiere un significativo passo in avanti nella genetica del mais e, quindi, un miglioramento complessivo delle coltivazioni.

Articolo di Emiliano Raccagni

Foto fornite dalla scuola superiore Sant’Anna di Pisa