I dati di un settore che cresce

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Crisi economica, dati negativi, difficoltà sempre maggiori per le imprese nazionali. Da troppo tempo, anni, sono queste le parole chiave per qualunque approccio all’analisi dell’economia italiana. Che, però, inizia a mostrare segnali di ripresa. Nulli  per molti settori, timidi in altri, decisamente più ottimistici per il comparto agricolo. Secondo i dati ufficializzati dall’Istat ed elaborati nelle scorse settimane da Coldiretti, è proprio il settore primario a fare registrare i numeri più incoraggianti, avendo iniziato il 2015 con un aumento del valore aggiunto pari al 6% in più rispetto ai mesi finali dello scorso anno, in cui si era registrata una “caduta” di oltre 4 punti percentuali. Valori ben più alti rispetto ai profili di crescita dell’industria manifatturiera (0,6%) e dell’edilizia (+0,5%), i soli comunque a segnare variazioni positive. Merito di questo piccolo “boom”, che consente all’agricoltura di segnalare il più significativo aumento di PIL, è dato dalla grande spinta delle esportazioni (+6,2%) e dalla ripresa dei consumi per le famiglie italiane, che per la prima volta da sette anni a questa parte tornano a essere positivi, con un +1,4% rispetto al 2014.

La tavola si conferma una componente importante del budget familiare della quale assorbe in media ben il 17,5 per cento delle risorse per una spesa complessiva di 215 miliardi. Nel 2014  le famiglie hanno speso in media 436 euro al mese, sostanzialmente sui livelli dell’anno precedente, ma è diminuito il numero di quelle che riducono la quantità o la qualità dei prodotti alimentari acquistati (dal 62 per cento al 59 per cento). Il trend è confermato anche dalla crescita del potere di acquisto delle famiglie cresciuto a gennaio-marzo dello 0,8 per cento nel confronto con il 2014, tenuto conto dell’andamento dei prezzi. «Risultati che rappresentano segnali positivi e importanti di ripresa dell’economia, grazie alla debolezza dell’euro che spinge le esportazioni ma anche alle ricadute positive che ci si attende dall’Expo  – ha sottolineato Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti – ma il boom del valore aggiunto agricolo conferma anche che l’agricoltura rappresenta oggi una traiettoria di futuro, a partire dalle giovani generazioni».

Anche dal punto di vista occupazionale, l’agricoltura pare “galoppare” in un Paese per troppo tempo rimasto fermo. Basti pensare che dei 133mila neoassunti in Italia durante il primo trimestre 2015, ben 45 sono collocati in agricoltura, con picchi al Nord, crescita al Sud e un dato negativo per le sole regioni dell’Italia centrale. Guardando alla tipologia dei contratti, va segnalato che, in linea con le tendenze generali, i nuovi profili sono inquadrati per la maggior parte con la formula del tempo determinato. Altro dato significativo: ben il 36% dei nuovi occupati è di nazionalità straniera. Andando ad analizzare il vero fattore trainante di questa congiuntura particolarmente positiva e cioè l’export, va precisato che l’export agricolo segna un +7,8% e il fatturato dei prodotti agroalimentari un +5,8%, per una media comparata del 6,2% che equivale al doppio della crescita dell’export totale italiano. Funzionano soprattutto le “nuove frontiere”: paesi extraeuropei che hanno sempre più fame di un made in Italy originale e permettono di sognare un valore complessivo di 50 miliardi di euro per l’export del comparto.

Articolo di Emiliano Raccagni