Europa-Canada, il trattato che divide

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21 settembre: entra in vigore il Ceta. Anche se ancora in “versione provvisoria”, l’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Canada muove i primi passi ufficiali, infiammando e dividendo il mondo dell’agroalimentare italiano come raramente è accaduto negli ultimi anni. Seppure nel nostro Paese l’iter di ratifica proceda a rilento, è un dato di fatto che il trattato avrà un impatto rilevante sull’economia del settore primario, prevedendo tra l’altro l’eliminazione dei dazi sulla maggior parte dei beni e servizi e il reciproco riconoscimento della certificazione per una vasta gamma di prodotti. Inoltre, aspetto certamente dirimente, vengono tutelate le 173 indicazioni geografiche europee, di cui 41 italiane. Un esempio su tutti: il prosciutto di Parma e il Parmigiano Reggiano potranno essere distribuiti in Canada con i loro storici nomi, cosa che fino ad oggi non era possibile dato che in quel Paese la denominazione “Parma” è registrata da un colosso dell’agroalimentare.

I termini dell’accordo. Crolleranno i costi per le esportazioni del ‘made in Italy’ in Canada, che nel 2015 hanno raggiunto quota di 5,1 miliardi complessivi, di cui 1,4 di servizi, 1 di macchinari, 286 milioni nel settore auto, 301 di calzature e abbigliamento con la pelletteria. E sul fronte agroalimentare circa un altro miliardo, con 528 milioni per i prodotti processati (secondo esportatore Ue), 40 per formaggi e latticini (primo esportatore Ue), 300 per i vini e 39 per acque minerali. Con il Ceta, i dazi nell’agroalimentare saranno tagliati del 90,9% per arrivare al 91,7% in un arco di 7 anni, e negli altri settori il taglio sarà del 98%. Non solo. Ottawa aumenterà di 18.500 tonnellate la quota di formaggi libera da dazi, che altrimenti sono del 227%. E ben 11 sono, tra l’altro, gli italiani (tra cui Parmigiano, Grana, Pecorino, Gorgonzola e Mozzarella di bufala) tra quelli che, con il Ceta, saranno per la prima volta tutelati in Canada, Paese storicamente contrario al sistema europeo.  Il Ceta contiene poi disposizioni che rafforzeranno la tutela delle denominazioni dei vini e permetteranno di superare barriere tecniche all’export. L’Ue apre a sua volta alle carni canadesi, ma con contingenti limitati a dazio zero (50.000 tonnellate di manzo pari allo 0,6% dei consumi europei, e 75.000 per le carni suine pari allo 0,4%), e rigorosamente senza ormoni e in linea con le norme europee sanitarie.

Le reazioni. Per il Ministro Maurizio Martina “Si apre una strada con opportunità molto interessanti sulle quali abbiamo disponibilità al confronto con tutta la filiera. Il nostro agroalimentare ha bisogno di questo accordo per svilupparsi: secondo i dati Ismea dal 2010 a oggi il nostro export è cresciuto del 70%, dobbiamo consolidare questa via”.

Ma l’accordo non piace a tutti, come dimostrano le posizioni di Coldiretti e Confagricoltura, in antitesi tra loro. Critica Coldiretti: “L’accordo Ceta è un regalo alle grandi lobby industriali dell’alimentare che colpisce il vero Made in Italy e favorisce la delocalizzazione, con riflessi pesantissimi sul tema della trasparenza e delle ricadute sanitarie e ambientali. Per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina, dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele, ma sarà anche liberamente prodotto e commercializzato dal Canada il Parmigiano Reggiano con la traduzione di Parmesan”. E mentre Federconsumatori aderisce alla campagna di protesta indetta su Twitter proprio per la giornata di oggi con gli hashtag #StopCETA #SevotiCETAnontivoto #CETAfuoridalSenato, l’Anci, Associazione dei Comuni italiani, invita il Governo a fermare la ratifica del trattato in Senato, parlando di “accordo che uccide l’agricoltura italiana e distrugge il reddito di migliaia di agricoltori”. Di altro avviso è Confagricoltura: “Per la prima volta un Paese con un mercato potenzialmente importante come il Canada ha fatto proprio il riconoscimento del sistema delle indicazioni geografiche – ha sottolineato il presidente Massimiliano Giansanti-  questo è il dato fondamentale, tanto è vero che ora in tutti i negoziati si inserisce il riconoscimento delle denominazioni di origine. Abbiamo sempre sostenuto che l’intero sistema delle IIGG deve essere riconosciuto nelle intese bilaterali”. Sulla stessa lunghezza d’onda Cia, Copagri e alcuni dei principali consorzi dei prodotti Dop e Igp, dall’aceto balsamico al Parmigiano Reggiano, dal prosciutto di Parma al San Daniele, al Grana Padano, tutti favorevoli all’accordo.