Da avvocato ad imprenditrice agricola

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olimpia roberti le bertille

La sua è stata una profonda scelta di vita. Una di quelle che davvero incidono sull’animo e sulla mente. Olimpia Roberti ha accettato la sfida e, messo alle spalle il suo passato da avvocato, si è lanciata con tutte le sue forze verso quella che è divenuta la sua professione e passione: imprenditrice agricola che produce vino. “Romana di origine, nasco come avvocato ma la passione per il vino è stata più forte e mi ha portato a Montepulciano, – ci racconta Olimpia – ho, così, abbandonato il caos della città e io per prima, subito dopo i miei genitori, siamo venuti a vivere tra i nostri vigneti e abbiamo iniziato a produrre vino”. Ma Olimpia non è da sola, anche le altre due sorelle hanno condiviso la sua scelta: Allegra si occupa della distribuzione del vino a Milano, Orietta è invece impegnata nella comunicazione aziendale. Una realtà tutta al femminile, quindi. “La Tenuta “Le Bertille” che i miei genitori acquistarono negli anni ‘70 comprendeva, oltre ai vigneti, anche un casolare che, dopo un’attenta ristrutturazione, è diventato il cuore del nostro agriturismo, – prosegue Olimpia – nel 2006 abbiamo imbottigliato il nostro primo Nobile, annata 2003. Complessivamente, oggi l’azienda si estende per 20 ettari in una vallata distante 2 chilometri da Montepulciano ed è composta da due Poderi, Le Bertille, nucleo storico della famiglia, 2 ettari di vigneti a 450 metri sul livello del mare, e Casella, 12 ettari di vigneti nel territorio di Canneto. Il resto della proprietà è suddiviso tra un lago ottenuto dalla raccolta di acque piovane e 2 ettari di uliveto”. L’amore per la terra e per le sue peculiarità anima la produzione aziendale. “Produciamo vini fortemente territoriali, – spiega Olimpia – quando abbiamo  impiantato la vigna abbiamo effettuato una scelta controcorrente: nel 2002 andavano di moda vitigni internazionale come il Petit Verdot, cabernet, merlot insieme all’utilizzo di barrique per l’invecchiamento del vino, noi invece abbiamo voluto rischiare per puntare su vitigni autoctoni al fine di esaltare il valore del territorio e della sua storia, preferendo il Colorino, il Ciliegiolo, il Canaiolo a raspo rosso, un vitigno che nel diciottesimo secolo era addirittura più coltivato del Sangiovese, il Prugnolo gentile, un tipo di Sangiovese storicamente coltivato nella zona di Montepulciano, e ovviamente il Sangiovese di cui sono stati scelti cloni a grappolo spargolo e bacca piccola con un rapporto tra buccia e polpa ottimale al fine di ottenere una maturità fenolica in perfetto equilibrio. Questa scelta oggi ci ha premiato”. Una netta scelta di campo, senza ombra di dubbio. “All’inizio ci eravamo molto incentrati sulla produzione nazionale, la prima scommessa che ci eravamo posti era quella che se avessimo voluto affermare un vino territoriale questo doveva farsi apprezzare soprattutto nella sua zona di produzione, insomma cercavamo una sorta di legittimazione locale, – aggiunge Olimpia – poi, però, quando abbiamo visto che il mercato italiano si stava fermando abbiamo capito che era il momento di concentrarci sull’estero, scelta che molte aziende avevano già fatto da tempo. E qui abbiamo ottenuto un’imprevedibile soddisfazione per i nostri vini controcorrente”. Ma l’azienda si distingue anche per altre peculiarità. “Abbiamo deciso di produrre una quantità di uva inferiore rispetto a quella concessa dal disciplinare del Nobile di Montepulciano che consente di arrivare a 80 quintali di uva per ettaro, – sottolinea la giovane imprenditrice agricola – preferendo non superare i 50 quintali con una produzione per pianta non superiore agli 800 grammi. Seppur poco remunerativa dal punto di vista economico, la scelta ha premiato la qualità, un risultato raggiunto “naturalmente”, rispettando l’equilibrio della pianta, senza stressarla con interventi di

diradamento per forzare la concentrazione polifenolica. La qualità del vino ne trae un gran beneficio. Inoltre, condividiamo da sempre i principi della biodinamica ed abbiamo sempre posto la massima attenzione ai consumi. Tra i nostri punti di forza vi è la raccolta e il riutilizzo delle acque piovane, il limitato uso di trattamenti per i nostri vigneti, la stabilizzazione tartarica naturale ed il controllo scrupoloso delle quantità di solfiti”. Risultati raggiunti anche grazie alla partecipazione ai bandi del Piano di sviluppo rurale ai fini dell’ottenimento dei contributi comunitari. Nonostante i tanti risultati raggiunti, c’è ancora molto da fare. Diversi i progetti in cantiere: “Ho in mente un vigneto da selezione, per il resto desidero soltanto entrare sempre più in sintonia con le nuove esigenze della mia vigna dettate dalle ultime difficili annate di variazioni climatiche” evidenzia Olimpia. Ma è facile per una donna affermarsi nel settore primario? “La diffidenza iniziale nei confronti di un’imprenditrice agricola è ancora sentita, i primi anni sono stati molto duri, sapevo bene che essere donna e provenire da un altro ambiente avrebbe rappresentato per me una strada in salita – ci risponde Olimpia – ma non mi sono scoraggiata consapevole del fatto che se volevo dare istruzioni ai miei dipendenti e indicare loro come volevo che fossero fatti certi lavori dovevo conquistarmi stima e rispetto sul campo, imparando presto e bene il mestiere. Così sono riuscita ad ottenere credibilità nei rapporti con i collaboratori e con i consulenti, e con tutto il mondo prevalentemente maschile che ruota attorno al vino. E’ stato un lungo lavoro di conquista ma i risultati sono arrivati”. Un pensiero finale dedicato all’attuale contesto generale: “Si stanno muovendo alcune cose per agevolare l’assunzione del personale a tempo indeterminato anche nel nostro settore ma siamo ancora lontani da una svolta concreta, soprattutto alla luce della nuova normativa sulla tassazione dei terreni agricoli che certo penalizza molto un settore in cui i margini sono veramente minimi, – conclude Olimpia – se si riuscisse a favorire una maggiore affermazione del nostro prodotto agricolo sui mercati nazionali ed esteri e, allo stesso tempo, consentire il mantenimento dei livelli occupazionali si potrebbero raggiungere degli ottimi risultati”.

Articolo di Antonio Longo