Credito ed investimenti nell’agricoltura italiana

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La crisi economica domina gli scenari produttivi, contestualmente si stringono, spesso sino a chiudersi del tutto, le borse del credito alle imprese. Un deleterio connubio, dai risvolti davvero insidiosi, che frena la legittima voglia di ripresa delle aziende italiane. A confermare tale trend è l’Annuario dell’agricoltura italiana, pubblicato da Inea: dati e numeri alla mano, secondo il rapporto il contenimento del credito, legato alla difficile congiuntura economica, ha messo in difficoltà le imprese, con ricadute negative sui loro risultati economici. In estrema sintesi, nel 2013, anno a cui si riferisce l’analisi, i prestiti hanno raggiunto una consistenza di 74,2 miliardi di euro, di cui 44,1 miliardi sono stati elargiti al settore primario. Si registra, inoltre, la riduzione della spesa per investimenti, con ricadute negative sulle prospettive di sviluppo future: -4% degli investimenti fissi lordi in agricoltura,  rispetto all’anno precedente.

Alla ricerca del credito perduto

I dati diffusi dalla Banca d’Italia, e ripresi dall’Inea, configurano un quadro piuttosto sconfortante. Sostanziale stabilità nella consistenza degli impieghi, con una riduzione inferiore all’1%; un’evidente contrazione dei finanziamenti a lungo termine, già fortemente ridimensionati nel corso del 2012, ed un contestuale aumento del credito concesso per le operazioni correnti; una crescita delle sofferenze creditizie delle imprese: questi i fattori che caratterizzano lo scenario creditizio italiano. Un pericoloso circolo vizioso in cui cadono anche le aziende illiquide, ma solide, che vengono portate al fallimento da cui consegue il peggioramento dei conti bancari stessi attraverso il canale delle sofferenze e, quindi, ulteriori restrizioni del credito. Il comparto agricolo non si sottrae a tale spirale. Infatti, il settore primario si caratterizza per un elevato fabbisogno di risorse finanziarie esterne, necessarie ad attivare i processi produttivi. Un dato può servire per meglio comprendere il fenomeno: a fronte di un contributo dell’agricoltura alla formazione del valore aggiunto dell’economia italiana dell’1,6%, viene destinato ad essa il 4,8% del credito concesso alle imprese dagli intermediari bancari.

Tassi d’interesse e garanzie

La congiuntura negativa ha certamente provocato un impatto negativo sul credito, con effetti sia sulla domanda che sull’offerta. A frenare la concessione dei prestiti alle imprese non pare sia tanto la scarsa liquidità, ma piuttosto l’aumento del rischio di credito, legato alle condizioni economiche negative, e il vincolo patrimoniale imposto alle banche dagli accordi di Basilea che ha reso più severo il sistema di rating utilizzato dalle stesse per la valutazione del merito creditizio. Nel confronto con gli altri settori si evidenzia come, pur in presenza di tassi nominali in linea con quelli praticati al resto delle branche produttive, i valori del Taeg ponderato, cioè il tasso di interesse effettivo globale, siano decisamente più elevati per il settore agricolo. Si evidenzia, quindi, come il costo del credito per il settore agricolo sia decisamente più oneroso rispetto agli altri settori. Diverse le cause: le aziende agricole si caratterizzano per la piccola dimensione, per una scarsa patrimonializzazione, per un elevato indebitamento e una concentrazione del debito verso le banche. Tali caratteristiche influenzano negativamente il costo del credito per le aziende, determinato dalla maggiore incidenza dei costi amministrativi su prestiti di ammontare contenuto e da condizioni di accesso meno vantaggiose in ragione di un loro limitato potere contrattuale.  Gli strumenti più idonei per superare il peggioramento del merito creditizio si basano su sistemi di garanzia, col risultato che le banche, nella situazione di difficoltà attuale, richiedono maggiori e più costose garanzie, anche per imprese dotate di buone capacità produttive e prospettive di crescita. A livello geografico, il costo del finanziamento bancario concesso ad aziende localizzate nel Centro e nel Sud del paese è maggiore rispetto a quello applicato nelle altre regioni italiane. Nelle regioni centrali e meridionali nel 2013 le aziende si sono viste applicare mediamente tassi di interesse intorno al 6% per i finanziamenti coperti da garanzie, un punto percentuale superiore a quelli delle regioni del Nord. Le condizioni per tali aree peggiorano in maniera drammatica per i finanziamenti senza garanzia, con tassi medi dell’8% circa nel Sud e del 9% circa nel Centro; mentre nelle aree del Nord gli stessi tassi si mantengono intorno al 7%. Anche le commissioni applicate risultano penalizzanti per le regioni del Mezzogiorno, con medie intorno all’1,3% contro lo 0,5% per le altre aree del paese.

Le criticità

I prestiti al settore agro-alimentare hanno raggiunto una consistenza di 74,2 miliardi di euro, di cui 44,1 miliardi sono stati elargiti all’agricoltura, silvicoltura e pesca. La dinamica degli impieghi bancari al settore agricolo ha manifestato nel corso dell’ultimo anno una contrazione delle consistenze, riduzione che risulta contenuta in termini assoluti (-0,3%) e inferiore a quella realizzata dall’industria alimentare (-4,4%). Tuttavia, se si confronta tale variazione con quelle realizzatesi negli anni precedenti emergono in maniera più evidente gli effetti di contenimento del credito che le banche stanno puntualmente praticando anche per il settore agricolo. I trend precedenti al 2013 erano infatti positivi, in un ordine di grandezza che andava dal +3% al +7%; l’inversione di tendenza si colloca nel 2012, anno in cui la crescita è stata dell’1%. A livello territoriale, si riscontrano ridimensionamenti di valore nell’anno ancora una volta per le regioni del Centro e del Sud, riducendo così ulteriormente il loro grado di partecipazione agli impieghi complessivamente destinati al settore, che negli anni passati era già minoritario rispetto alle altre aree del paese. Secondo i dati di Banca d’Italia, relativi ai crediti per cassa, su un numero di affidati di oltre 17.850 imprese agricole la totalità dei rapporti in stato di insolvenza o in situazioni equiparabili, a prescindere dalle garanzie che li assistono, risulta di un ammontare pari a 4.728 milioni di euro, con un rapporto sofferenze/affidati pari a 0,26 milioni di euro, in aumento rispetto al 2012 (pari a 0,25), comunque più contenuto di quello registrato per le altre branche produttive.

Le destinazioni degli investimenti

L’andamento negativo dell’ammontare degli impieghi nel settore agricolo è da addebitare, principalmente, alla componente di prestiti di medio-lungo termine. In particolare, le erogazioni complessive per gli investimenti del 2013 sono state pari a circa 1.800 milioni di euro, contro i 2.264 milioni dell’anno precedente, facendo registrare una riduzione di oltre il 20%. A livello territoriale, le maggiori contrazioni si riscontrano nelle regioni del Nord Italia, mentre tra le diverse tipologie di destinazione le riduzioni maggiori riguardano la costruzione di fabbricati rurali (-24,9%) e l’acquisto di macchine e mezzi di trasporto.

Coltivazioni, costruzioni e macchine agricole

La dinamica della spesa per gli investimenti ha avuto impatti differenziati fra le diverse tipologie di capitali. A ridursi è soprattutto la componente di spesa per le macchine e attrezzature (-23,7%), a fronte di una contrazione meno marcata delle coltivazioni (-0,7%); al contrario, la spesa per le costruzioni e per l’Ict evidenzia tendenze al rialzo (rispettivamente +13,9% e + 4%). Dati più recenti sulla spesa nelle macchine agricole sono forniti dall’Unione nazionale costruttori macchine agricole (Unacoma), secondo tale fonte anche nel 2013, come già nel 2012, si rileva una riduzione delle immatricolazioni complessive delle macchine agricole, che si sono ridotte del 3,4% rispetto all’anno precedente, passando da un totale di 31.162 a 30.110.

Le agevolazioni

Tra gli interventi anticrisi messi in campo nel 2013 si segnalano le modifiche normative apportate al Fondo di garanzia per le Pmi, tra cui le aziende agricole, in attuazione del decreto “Salva Italia”. Tra gli strumenti pubblici a sostegno delle imprese per l’accesso al credito si cita anche lo strumento agevolativo, istituito dal decreto legge “Del Fare”, della cosiddetta “Nuova Sabatini” rivolto alle Pmi operanti in tutti i settori produttivi, inclusi agricoltura e pesca, che realizzano investimenti in macchinari, impianti, beni strumentali di impresa e attrezzature nuovi di fabbrica a uso produttivo, nonché investimenti in hardware, software e tecnologie digitali. Si segnalano, infine, negli interventi “Campo libero” contenuti nella legge “Competitività”, le misure credito d’imposta per investimenti in innovazione e sviluppo di prodotti e tecnologie e per le reti d’impresa, fino al 40% delle spese e fino a 400.000 euro; per l’e-commerce di prodotti agro-alimentari, fino a 50.000 euro. A queste misure si aggiunge la concessione di mutui a tasso zero per nuove imprese agricole under 40.

Articolo di Antonio Longo

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