Si è svolto all’inizio di aprile a Pollenzo, presso la sede dell’Università delle Scienze Gastronomiche, il Convegno organizzato da FIPER dal titolo “Cibo-Energia: insieme facciamo sinergia”. Si è trattato di un importante momento di incontro tra attori della filiera energetica e di quella alimentare, filiere che sono state spesso messe in contrapposizione, ma che – dati alla mano – possono creare importanti sinergie per lo sviluppo di una agricoltura sostenibile. Sono impressionanti i numeri presentati al convegno: secondo GSE, l’Italia sarebbe il terzo produttore mondiale di energia elettrica derivante da impianti di biogas agricolo e il secondo in Europa, dopo la Germania, con impianti distribuiti soprattutto nel Centro-Nord Italia. La posizione nei confronti di questa situazione è duplice: per alcuni rimane il problema della contrapposizione di colture food e non food, ma l’intervento di Dario Solavaggione, presidente del Consorzio MONVISO da poco membro di Fiper, porta chiarimenti in proposito. Si parta dal considerare le terre messe a “set aside”, quindi temporaneamente messe a riposo. Dal 1997 al 2007 questa misura ha interessato nella UE15 5,2 milioni di ettari, tra misure volontarie e obbligatorie. In Piemonte questo si è tradotto con un ritiro dalla produzione di 35.000 ettari fino al 2008. Le superfici dedicate a colture energetiche in Piemonte (principalmente mais, sorgo e triticale) sono aumentate fino a occupare 14.200 ettari ovvero meno del 40% del vecchio set-aside. Queste superfici però contribuiscono oggi
- alla produzione di 663GWh di energia elettrica rinnovabile;
- alla creazione di lavoro indotto per 1500 aziende agricole;
- a creare un fatturato di 180 milioni di € all’anno;
- al risparmio di 27.000t/anno di concimi azotati di sintesi e di 234.000 t/anno di CO2 equivalenti, incentivando le rotazioni agricole, la riduzione dell’impiego di biomasse vegetale di primo raccolto e incrementando contemporaneamente l’impiego di sottoprodotti agroalimentari presenti sul territorio.
In questa cornice, la tematica food/non food acquista un’altra tonalità: non si tratta di una competizione, ma di una possibile integrazione per un più efficiente ed efficace sfruttamento delle risorse agricole.
I dati mostrati da Solavaggione indicano chiaramente che:
- non esiste un collegamento fra prezzo dei cereali e % di SAU coltivata a colture energetiche. Il prezzo è dettato da dinamiche internazionali;
- Solo una quota minima (40%) delle superfici un tempo ritirate dalla produzione è oggi coltivata con colture energetiche;
- L’incidenza delle colture energetiche è circa del 3% sul totale dei seminativi e dell’1,6% sulla SAU piemontese.
A fronte di quanto esposto, conclude Solavaggione:
- la produzione di energia rinnovabile e l’indotto economico sul settore agricolo risultano essere elementi di forza delle agroenergie;
- le aziende agricole che hanno investito nelle agroenergie sono più competitive sul mercato dei prodotti alimentari (latte, carne, cereali…)
…e tutto questo si chiama sinergia!
Maggiori informazioni sul Convegno e alcune delle presentazioni sono disponibili QUI
Articolo di Maria Luisa Doldi